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Silvano Piccardo per anni aveva lavorato a contatto con l’amianto, e a causa di quel veleno si era ammalato ed era morto
Post n°4864 pubblicato il 23 Giugno 2011 da cile54
Amianto: da Genova una sentenza storica
Da Genova una sentenza storica, riguarda un decesso, uno dei tanti morti sul lavoro; ma questa morte è diversa dalle altre, e per certi versi più atroce: dovuta a quel veleno implacabile e sottile che si chiama amianto; una vicenda ancora più grave e intollerabile dal fatto La storia è questa, e la racconta la signora Luciana Riccio, 62 anni, già vedova quando si è rivolta alla magistratura per avere giustizia. All’avvocato Barbara Storace fece un discorso semplice e realistico: “Mio marito è morto di tumore nel 2005, sono sicura sia stata colpa del lavoro. Ma fumava anche, e forse potrebbe incidere negativamente sul nostro desiderio di vedere riconosciuta la verità, non so se ci daranno ragione”. Il marito Silvano Piccardo per anni aveva lavorato a contatto con l’amianto, e a causa di quel veleno si era ammalato ed era morto. Ma Silvano fumava; e fumava anche parecchio. Il tumore che alla fine l’aveva ucciso? Forse, anzi sicuramente provocato da quelle sigarette. Il resto, l’esposizione all’amianto, le condizioni di lavoro, tutto questo non contava nulla, non era rilevante. Così avevano stabilito i giudici di primo grado. Per fortuna c’è stato un appello. Magistrati di altro “spirito”, mettiamola così, quelli della Corte d’Appello; questi giudici hanno stabilito un principio importante, che potrebbe riflettersi su centinaia di altre simili vicende, e aprire la strada a centinaia di riconoscimenti, E’ vero che per quanto possa essere elevata la cifra del rimborso non compenserà mai la perdita di una vita, però è un riconoscimento con i crismi della legge, un certificare una colpa se non proprio un dolo; l’ammissione che tanta gente non solo si è spezzata la schiena per un pezzo di pane, ma alla fine c’è pure – atrocemente – morta. La sentenza d’appello stabilisce che Piccardo è stato ucciso dall’amianto, e condanna l’INPS che questa verità l’ha respinta con ogni mezzo. L’INAIL dovrà versare alla vedova mille euro al mese, oltre ad altri 70mila di arretrati. L’attuale Console della Compagnia Unica Antonio Benvenuti, l’uomo che la guida dopo la scomparsa di Paride Batini: “Il ruolino veleni, sì, lo avevamo chiamato così fra i più giovani e ogni tanto ti toccava. Si diceva nei giorni in cui eri incaricato di sbarcare il caolino e l’amianto o i solventi. E mica c’erano i container, solo sacchi o cumuli di roba che talvolta suddividevano con la pala”. Benvenuto non lo sapeva di Piccardo e però non è sorpreso: “Sapete che cosa ci dicevano all’inizio? Che bisognava mettersi davanti alla bocca un fazzoletto, non si sa mai…”. Poi sono venute le mascherine di carta. E poi si erano inventati un modo per limitare i danni: una sorta di rotazione, una roulette russa. Ci andavamo a giro, su certe navi. Per fare in modo che non capitasse troppo spesso in un mese. Un rimedio improvvisato, ovvio, l’unico possibile: il ruolino veleni con il contagocce... La Liguria è la regione italiana dove ci s’ammala maggiormente di amianto e che il carcinoma polmonare, il tumore al polmone più diffuso. Scrivono i periti: “l’amianto e il fumo di sigarette agiscono in modo moltiplicativo (l’amianto aumenta di circa 5 volte il rischio di contrarre una neoplasia, il fumo 10, insieme fanno 50)”; e nel passaggio della sentenza dedicata all’INAIL si legge: “Le argomentazioni dell’istituto sono prive di pregio, non essendo stata fornita la prova che la patologia determinante il decesso di Piccardo sia stata causata da un fattore estraneo rispetto all’esposizione all’amianto”. Silvano Piccardo e sua moglie Luciana Riccio hanno avuto – finalmente! –giustizia. Ma è lunga la lista di chi è ancora in attesa…
Valter Vecellio 22 giugno 2011 |
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(Gianni Rodari)
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
omicidio di Stato
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