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« Non si sa se ridere o pi...La democrazia porta agli... »

In Italia un movimento di ribellione tarda a svegliarsi, mentre in Cile, in Spagna e altrove i giovani cogitano e lottano

Post n°5127 pubblicato il 28 Agosto 2011 da cile54

A ciascuno il suo

Perché i giovani italiani non sono indignati? Secondo il capo del Censis i giovani del nostro paese sono «fragili psichicamente e nella capacità di vivere la professione». In realtà i giovani di oggi non sembrano più vulnerabili psichicamente o più incapaci di inserimento professionale di quanto lo fossero quelli delle generazioni passate. Scoraggiati e disorientati, ma (ancora) non disperati, sono più propensi a strategie di adattamento che a grandi gesti di ribellione. La fragilità è del sistema politico economico e sociale in cui i giovani dovrebbero inserirsi e con il quale (si suppone) dovrebbero indignarsi. Qui la posizione di De Rita, che parla di «società rattrappita», è condivisibile in pieno. Siamo noi adulti che abbiamo abdicato all'indignazione contro questa società, di cui siamo corresponsabili, al punto di aspettare dai giovani di restituirci un futuro, quando con la nostra dabbenaggine gliel'abbiamo tolto. Non è necessario scomodare la debolezza delle figure genitoriali. Quel che è venuto a mancare è la funzione sovragenitoriale della Polis, senza la quale la gestione delle cose comuni diventa poco lungimirante e disordinata, se non caotica. La funzione di un'autorità collettiva fondata su istituzioni ben organizzate, non conflittuali tra di loro e autorevoli, che sostituisce nelle società laiche e democratiche la religione e le forme di potere autoritario, dando ai cittadini un indispensabile senso di sicurezza psicologica, è stata in Italia gravemente danneggiata. La questione supera i confini nazionali (per quanto sia innegabile che siamo messi peggio di tanti altri). Il problema della ricerca da parte dell'essere umano di un'istanza al di sopra del suo individualismo e egoismo, cui fare riferimento per mettere ordine alla sua esistenza, è da sempre noto ma bisogna fare i conti con i pregiudizi che ostacolano la sua corretta impostazione. Non è vero che la richiesta di ordine, la cui assenza può produrre effetti ingestibili di destabilizzazione psichica collettiva, sia un rimedio a un'immaginaria libertà incontrollata. Fin dalla nostra nascita l'ordine sovraindividuale è una garanzia della libertà relazionale, offre il necessario senso dei limiti senza il quale l'azione libera non può svilupparsi. Per il bambino ai suoi primi passi, come per l'adulto diventato genitore, la fiducia in un ambiente ragionevolmente organizzato e sufficientemente prevedibile protegge la trasformazione del disordine naturale che caratterizza uno spazio psichico vivo in forme di partecipazione libera e creativa alla vita sociale. Resistendo alle semplificazioni dobbiamo considerare il panico e i comportamenti irrazionali di massa che ne conseguono, non come risultato della paura della libertà ma dello sgomento che crea il suo girare a vuoto senza possibilità di orientamento. Se gli autoritarismi, che risolvono la questione trasformando il disordine del desiderio nella sua morte, sono un rimedio peggiore della malattia, le forme di regolazione offerte da entità opportuniste (simili a un certo tipo di batteri), come quella chiamata "mercati", non sono migliori. L'atteggiamento delle società di rating che denunciano l'instabilità della Polis, quando fanno di tutto per destabilizzarla, non è forse un ossimoro? Se lasceremo che la politica ceda la sua funzione ai mercati, nessuna generazione futura, sana di mente, potrà perdonarci.

Sarantis Thanopulos

27/08/2011

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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