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« I media hanno spento i r...Solo in Europa diagnosti... »

Hanno sostituito la cultura di servizio con i disvalori della predazione e del privilegio...

Post n°5261 pubblicato il 27 Settembre 2011 da cile54

L'idioziometro

 

I fatti che si verificano, nel nostro paese, a partire da luglio, stanno a significare che dal pantano siamo passati alle sabbie mobili.

Non è difficile immaginare che finire sulle sabbie mobili determini per ciascun malcapitato (tutti noi) una situazione di questo genere: lo smarrimento e lo sconforto. In assenza di punti di appiglio, sono i soli sentimenti che la fanno da padrone.

Scompare la razionalità e la capacità di ragionare, nel "silenzio assordante" che ci circonda, ci sembra impossibile trovare il modo di salvarci, di uscire da questa terribile nostra impotenza, mentre il contesto - che non riusciamo ad analizzare - ci risucchia inesorabilmente.

Con questa immagine riesco, forse, a descrivere quanto sta accadendo. Infatti paiono essere scomparsi tutti i punti cardinali, cui eravamo abituati, per cercare l'orientamento. Le notizie che ci pervengono non danno risposta adeguata alle numerose difficoltà di vita che giornalmente affrontiamo. Pare che tutto vada a rotoli e che nulla funzioni più. E' scomparsa ogni fiducia sull'oggi e il domani si intravede come un incubo per noi e per i nostri figli. Pare che le persone che ci circondano siano diventate degli alieni. Il clima di distacco, di impenetrabilità al dialogo, come una sorta di dolore fisico, si avverte continuamente. Non c'è voglia di ridere e di scherzare. Prevale (è l'aspetto più inquietante) la ritrosia e la chiusura in se stessi. Forse l'unico sentimento che ancora tutti accomuna è l'ostilità verso la politica.

Si è capovolto il mondo. Non credo ci sia mai stato un passaggio della storia nel quale tutte le disgrazie che colpiscono gli uomini e le donne non trovano un riscontro di responsabilità nelle scelte dei governanti. Tutti hanno ragione. Mi vengono alla memoria lezioni di arte e strategia militare (che devo aver letto da qualche parte) nella quale generali pomposi e pieni di medaglie, che tuttavia avevano perso battaglie e la guerra, spiegavano ai soldati, alcuni feriti o mutilati, gli avvenimenti che li avevano precipitati nella tragedia. Non pochi, come accade oggi, di questi soldati apprezzavano la spiegazione rendendo ragione e rispetto al generale di turno.

Perciò hanno ragione il Governo e la politica che pure non avendo capito, da anni, cosa stesse succedendo e anzi non avendo fatto nulla o quasi hanno determinato le condizioni affinché la situazione precipitasse. Erano spiegazionisti prima, sono spiegazionisti ora. Lungi dal pensare alle cose da fare hanno ridotto il loro ruolo alla semplice narrazione-spiegazione degli accadimenti. Lo facevano prima, continuano a farlo ora. Il loro compito - la considerano una sacra missione - è quella di far finta di considerarci maturi e quindi di parlarci, di spiegarci la malattia che loro hanno determinato

 

Vado ancora a memoria (forse una lettura o piuttosto un pubblico dibattito sui comportamenti delle persone), ricordo che si argomentò circa il rapporto tra dignità e idiozia. Si poteva affermare che dignitoso era colui che ha il sentimento della propria dignità e chi invece non possiede questo sentimento è possibile paragonarlo ad un idiota. Da qui la realizzazione di uno strumento che potesse misurare la dignità delle persone o al contrario il loro grado di idiozia.

Quindi quando si diceva (alcuni di noi lo affermavano da qualche decennio) dell'inadeguatezza del nostro ceto politico (il peggiore che il nostro paese abbia mai avuto) si diceva, in modo educato, quello che lo strumento per misurare l'idiozia misurava, emettendo un suono. Il fatto è che siccome lo strumento di valutazione, l'idioziometro, suonava sempre, invece che intervenire per cambiare la politica e la sua rappresentanza, quasi tutti noi abbiamo fatto spallucce e semplicemente riposto lo strumento di misura.

Perciò hanno, anche, ragione i media. Salvo lodevolissime, rare e prestigiose eccezioni (spesso derise), ugualmente la stragrande maggioranza di loro si è acconciata allo spiegazionismo. Si è fatta scomparire la puntuale analisi delle vicende, si è uccisa la fantasia capace di indicare nuove strade e intraprendere percorsi inesplorati. Hanno utilizzato il loro "sapere" nella seminagione quotidiana dei grani della faziosità e della contrapposizione. Hanno sostituito la cultura di servizio con i disvalori della predazione e del privilegio. Raggiungono, spesso, il massimo quando, pure insultandosi per la loro faziosità, non tralasciano di complimentarsi vicendevolmente per l'intelligenza con la quale esprimono le loro (desolanti) posizioni.

 

Fanno finta (non so dire se addirittura ci credono) mentre fanno gli spiegazionisti di dividersi per continuare a dare ossigeno alla cultura della partigianeria.

Del resto li accomuna una forte suscettibilità. Ad esempio da loro molto fastidio il sentir parlare di Bene Comune. Non ne capiscono il significato, anche se ne avvertono la pericolosità.

Scimmiottando (di questo si tratta) le straordinarie lotte per il progresso di fine ottocento e di larga parte del novecento hanno, mentre fanno gli spiegazionisti, dato origine ad un vero odio di classe. La storia parla della lotta che contrapponeva il proletariato alla borghesia. I fatti oggi narrano dell' odio di questi privilegiati verso tutti gli altri. Fanno gli spiegazionisti e contestualmente accumulano favori e vantaggi, togliendo diritti agli altri. Combattono il sapere e la conoscenza, basta con la scuola democratica e per tutti, basta con lo Statuto dei lavoratori, basta con le regole della convivenza civile, via la magistratura non asservita. Un convincimento radicato che li porta ad argomentare che l'egoismo personale deve essere il motore che fa girare il mondo.

Se molti, non convinti di questi valori si permettono di manifestare nelle piazze e di gridare che l'interesse di tutti è anche l'interesse dei singoli e che mai o raramente l'interesse del singolo può essere l'interesse di tutti, può accadere che vengano anche caricati. Alle loro prepotenze quotidiane è ammessa solo una lagnanza individuale che non si deve percepire.

 

Ascoltandoli dibattere in televisione, si fa fatica a non rimanere monchi (ti cadono le braccia). Una cultura della faziosità condita con una cultura al richiamo al proprio elettorato (ciascuno pare avere inchiodato il suo e la lotta aggressiva e faziosa deve servire a rinsaldare i chiodi e provare a strappare qualche incerto non ancora inchiodato). Se dici che Tizio è un immorale e ha contatti con la malavita o con faccendieri, la risposta è che anche il tuo Caio ha incontrato dei faccendieri. Quindi tutti eguali, tutti innocenti. Ma anche se fosse, che diavolo centra?

Se Tizio ha un comportamento che deve essere giudicato penalmente, e riesce, con i tanti soldi che ha, per pagare tanti avvocati, a poter dire che il giudice non è territorialmente competente, si arriva ad argomentare che il giudice accusatore non è credibile. Si arriva a dire che si è innocenti. Ma che centra? Un ladro colto sul fatto non è più tale, ove venisse trattenuto da persona non autorizzata a farlo?

L'incredibile è che su queste singolari argomentazioni, la casta tutta o quasi ci si ritrova e spesso, purtroppo, in compagnia perfino dei media.

 

E' il tempo di reagire, basta soffrire la nausea che ci impongono. La strada democratica per uscire dalle sabbie mobili è quella di pretendere nuove elezioni. Pensare che questi parlamentari - nominati- si impegnino per una diversa legge elettorale è semplicemente un sogno molto difficile da poter diventare realtà. Forse occorre pensare ad una sorta di nuova fase costituente. Dopo le macerie la ricostruzione. Si trovi il modo di bocciare questo governo e mandarlo a casa. Anzi si dica a gran voce che gli italiani vogliono cambiare e che tutti, o quasi, devono andare a casa. Si dica che il medioevo è passato e che gli italiani disprezzano i cortigiani. Si proponga per le elezioni un nuovo governo di responsabilità nazionale che deve avere il compito limitato di rimettere in piedi, dalle macerie, il paese. Si proponga un programma di pochi punti: nuova e democratica legge elettorale, misure di risanamento economico sostenute in proporzione da tutti, rilancio della scuola e rilancio della occupazione giovanile e che dopo aver provveduto a queste scelte e rimesso in sesto il paese si andrà di nuovo liberamente alle urne, nuovamente su posizioni antagoniste con programmi differenti. Credo, sono convinto che questa non sia una posizione minoritaria, che occorra procedere per obiettivi: via questo governo, via questo parlamento; rimettere ordine nei conti e per il rilancio occupazionale, ricominciare ad essere un paese dove la democrazia, la responsabilità, la misura e la probità, sono di casa. E' il tempo di tornare a essere un paese stimato e ammirato nel mondo. Non solo si può, è un dovere farlo.

 

Bruno Ceccarelli

22 settembre 2011

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