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« Cossiga non c'è più, An...In assenza della politic... »

Nel dramma di Barletta non abbiamo un segno di arretratezza ma la tragica modernità di un capitalismo disumano.

Post n°5302 pubblicato il 05 Ottobre 2011 da cile54

Antonella Zazza Giovanna Sardaro. Matilde Doronzo. Tina Ceci sono morte sepolte sotto una montagna di macerie 5 le vittime compresa Maria Cinquepalmi, 14 anni, la figlia dei titolari del maglificio.

I parenti indignati chiedono giustizia. Lavoravano in nero, a quanto pare, e senza contratto, le operaie morte nel crollo della palazzina di via Roma. Lo raccontano, appunto, i parenti delle vittime, assiepati davanti all'obitorio del Policlinico di Bari dove si trovano i corpi delle operaie in attesa dell'autopsia. ''Era gente - dicono - che lavorava per sopravvivere''. Racconta lo zio di una delle vittime: "Mia nipote, 33 anni, prendeva 3,95 euro all'ora, mia nuora quattro euro: lavoravano dalle otto alle 14 ore, a seconda del lavoro che c'era da fare. Avevano ferie e tredicesima pagate, ma senza contratto. Quelle donne lavoravano per pagare affitti, mutui, benzina, per poter vivere, anzi sopravvivere''. La Guardia di Finanza ora starebbe indagando per verificare se le lavoratrici fossero regolarmente assunte. In tal senso le fiamme gialle hanno acquisito la documentazione fiscale del titolare del laboratorio.

Red.

 

Strage di operaie a barletta »Tragedia di donne, le operaie che lavorano nel maglificio

 

I soccorritori hanno estratto viva Mariella Fasanella, 37 anni, l’operaia che era riuscita a trovare riparo in un cunicolo.

 Sei sono i feriti, a centinaia hanno lavorato senza sosta. non hanno mai smesso di scavare

 

«Tutti sapevano che l’edificio stava cedendo» Lo dicono in tanti, per strada Parole colme di rabbia.

 Perché il palazzo maledetto, costruito negli anni sessanta, faceva paura. I tufi sono porosi, assorbono l’acqua e si gonfiano quando non si fa la manutenzione.

 

Inevitabili, allora, le crepe, i piccoli smottamenti, i cedimenti, gli scricchiolii. E inevitabili le richieste di sopralluoghi e accertamenti da parte dei tecnici competenti.

 Inevitabili, allora, le crepe, i piccoli smottamenti, i cedimenti, gli scricchiolii.

 E inevitabili le richieste di sopralluoghi e accertamenti da parte dei tecnici competenti.

 

Una procedura eseguita, nei giorni scorsi, anche dai proprietari. Il palazzo vicino era stato transennato, "ingabbiato" con delle catene di ferro, ed ha resistito al crollo. Il secondo edificio si è sbriciolato in attesa della messa in sicurezza prevista proprio ieri.

 C’è chi racconta di aver visto al lavoro, in mattinata, prima della tragedia, una ruspa. È possibile - dicono numerosi residenti della zona - che a favorire il crollo possa essere stato un intervento di scavo compiuto al di sotto del piano stradale, al centro fra la palazzina messa in sicurezza e quella crollata. Esisteva infatti il rudere di una vecchia struttura, in parte demolita un anno fa e proprio venerdì erano riprese le operazioni per distruggere definitivamente l’e d i f i c i o, con l’abbattimento tra l’altro di una parete confinante con uno dei muri della palazzina crollata.

 

 La Procura di Trani, intanto, ha già avviato un’inchiesta, al momento senza indagati. Le ipotesi di reato sono omicidio e disastroso colposo. Tanti gli spunti da approfondire. tante le domande in attesa di una risposta. A cominciare dalla collocazione del maglificio sotto il palazzo maledetto.

 

 "Non parlate di tragedia, questo è un assassinio", gridavano i parenti delle donne asserragliati per tutta la giornata tra le macerie.

 Da giorni infatti gli abitanti avevano chiesto agli uffici tecnici comunali di verificare la staticità del palazzo. Accanto, infatti, è stato da qualche settimana abbattuto un altro edificio in ristrutturazione e da quel momento si erano aperte una serie di crepe nella struttura.

 Venerdì c’era stato un primo sopralluogo dei vigili urbani che avevano parlato della possibile emissione di un’ordinanza di inagibilità della struttura ma fino a ieri non era arrivato nulla.

 

"Anzi - racconta il figlio di una delle residenti, tra le prime a essere estratte vive - proprio questa mattina è arrivato uno dei dirigenti dell’ufficio tecnico per dirci che era tutto in ordine". Attorno a mezzogiorno, invece, è venuto giù tutto.

 La vittima e le donne rimaste intrappolate erano tutte dipendenti di una ditta di confezioni di prodotti di maglierie che si trovava nello scantinato. La.

 

Geni Sardo

04|10|11

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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