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Non vogliono inchinarsi alla sondocrazia dei truffatori mediatici e fanno i burloni dichiarando preferenze per Sel e Idv

Post n°5415 pubblicato il 25 Ottobre 2011 da cile54

Perché i comunisti mentono?

 

Anche i risultati delle elezioni amministrative in Molise, della scorsa settimana, confermano un dato inequivocabile. Un elemento che deforma la percezione della realtà dovuto certamente ad un approccio tipico della sinistra radicale e in particolar modo dei comunisti, quello di negare ai poveri rilevatori di sondaggi, le proprie reali intenzioni di voto per poi sfalsare i risultati. Un piano oscuro elaborato forse dopo la sconfitta della Sinistra Arcobaleno e la scissione, l’ordine sarà stato emanato da tutti i soviet ed è diventato più pervasivo di uno spot pubblicitario. “Se vi chiedono per chi intendete votare, dichiarate il falso, anche sotto tortura e senza lasciarvi corrompere. Il nemico deve pensare che stiamo per sparire. In questa maniera, a urne chiuse ci possiamo palesare in tutta la nostra potenza”. Potrebbe essere questo il motivo con cui spiegare il perseverare nell’errore dei grandi istituti demoscopici italiani il cui tasso di credibilità è ormai inferiore a quello dell’oroscopo o di Minzolini. In Molise la Fds, se nominata, veniva data al massimo dello splendore alll’1,4%. L’errore di alcuni decimali è comprensibile ma se poi si prende quasi il doppio, evidentemente ci sono dei problemi. Alle precedenti amministrative, messi sotto la voce “altri” si veniva accreditati al più di un 1,8% ovviamente, dati provinciali alla mano, i più simili ad un test politico, ci si ritrova con un insolito 4,1%. In compenso altre liste, da Sel a IdV, date in ascesa irrefrenabile – c’era anche chi ipotizzava la doppia cifra – deludevano le speranze dei fan e i sovraesposti terzo polisti di bianco vestiti restavano al palo, illuminati dalle telecamere ma non dal conforto dei votanti. Ora l’effetto di questi sondaggi orientanti – emblematici quelli evocati da Pagnoncelli a Ballarò o i presuntuosi atlanti politici con cui riempie le pagine Repubblica, è riuscito spesso a demotivare anche chi, a sinistra non si rassegna alla tenaglia bipolarista. La profezia si auto avvera e ci si rassegna, laddove poi langue la vita politica – e si tratta di buona parte del Paese – si ottiene come risultato quello di dar fiato al disperato voto grillino o alla logica del meno peggio che tanti lutti ci addusse da quando il signor Mario Segni – presto in buona compagnia - decise di far suicidare la democrazia in Italia. Malgrado questo, malgrado l’oscuramento mediatico totale e la scarsità di risorse, c’è una generosità di compagni e compagne che porta Rifondazione e le altre forze della Federazione, ad essere l’unico partito con radicamento di massa presente sul territorio non solo come comitato elettorale. Si certo per ottenere pochi secondi di presenza nel circuito mainstream sono necessari gesti sempre più eclatanti: ieri bloccare il giro della padania, poi mandare dove merita quell’istigatore d’odio con la tessera da giornalista di Sallusti, forse bisognerà anche giocare al rialzo nel mondo della società dello spettacolo. Oppure servirà mantenere quel lavoro meticoloso e formidabile fatto di presenza costante e continua nei luoghi del conflitto, laddove le vertenze si concretizzano e fanno saltare gli equilibri sociali e politici. L’ultimo atlante politico (sempre modesti) di Repubblica, mostra una distanza incolmabile, oltre 8%, fra centro sinistra e centro destra e contemporaneamente una maggioranza schiacciante di interpellati che si dichiara sostanzialmente d’accordo con le ragioni e le proposte degli indignados. Peccato che quasi tutte le forze che compongono il trionfante centro sinistra non hanno nulla a che fare con tali ragioni e anzi, sembrano disponibili ai diktat della BCE, almeno quanto la scalcinata armata del Cavaliere. Qualcosa non torna in questi conteggi che ovviamente escludono i comunisti relegandoli nel generico “altri”. E se questi sondaggi fossero quella che a Roma definiamo come l’ennesima sòla (fregatura, truffa, imbroglio…)? Se i margini reali fossero più risicati e il presunto atlante politico non sia in grado o non voglia mostrare un paese in movimento, fluttuante e in attesa non di leader spuntati dalle salvifiche primarie ma di proposte semplici e concrete per uscire dalla catastrofe? In tal caso, sommessamente ci verrebbe da suggerire ai compagni e alle compagne di sentirsi meno schiacciati dalla sondaggite in attesa che i fallimentari gestori degli istituti di rilevazione abbiano la compiacenza di fare autocritica o cambiare rapidamente mestiere.

 

Stefano Galieni

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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