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« La paura è il fulcro ist...Da studi epidemiologici.... »

Ai governi tecnici e alle denuncie della polizia noi vogliamo rispondere che nessuno č pių disposto a tirarsi indietro

Post n°5528 pubblicato il 15 Novembre 2011 da cile54

COME PUÒ UNO SCOGLIO ARGINARE IL MARE?

  

E’ di pochi giorni l’avviso emesso dalla Questura di Roma della chiusura delle indagini preliminari a danno di 26 manifestanti per i fatti del 14 dicembre 2010. Le accuse a carico di studenti, precari e attivisti sono gravissime: dalla promozione di manifestazione non autorizzata, alla resistenza aggravata, danneggiamento aggravato, incendio.

 

A un anno di distanza, viene presentato un conto ai movimenti che ci indica una strada che va oltre i semplici automatismi della repressione. La manifestazione del 14 dicembre si collocava dopo un lungo processo sociale e politico in cui il movimento degli studenti che si opponeva al D.d.L. Gelmini, gli operai della Fiat colpiti dai provvedimenti di Marchionne, gli abitanti della Campania e dell’Aquila che da mesi prendevano parola sul futuro del loro territorio avevano, durante tutto l’autunno, messo seriamente in crisi il Governo Berlusconi.

 

Il 14 dicembre mentre il governo otteneva la fiducia, comprando i voti di tre Parlamentari, migliaia di persone, con un corteo autoconvocato, si riversavano nelle strade di Roma. Per tutti i soggetti che hanno attraversato quella giornata la questione di raggiungere Montecitorio per sfiduciare dal basso quel Governo illegittimo, è stata un desiderio immediato, una rivendicazione minima di dignità di fronte alle decisioni di una rappresentanza parlamentare allo sfacelo, e questo obiettivo è stato collettivamente praticato.In quella giornata la polizia fuori controllo aveva già provato ad arrestare dei ragazzi e delle ragazze tutti giovanissimi, alcuni dei quali sono stati poi liberati e assolti, mentre altri scontano ancora la logica del capro espiatorio.

 

A quasi un anno dal 14 dicembre, la paura dell’attivazione di un conflitto sociale generalizzato e radicale sembra far ancora più paura alla classe dirigente, politica ed economica, berlusconiana o post-berlusconiana che sia. Queste denunce sopraggiungono all’interno di un clima generale di delegittimazione del conflitto e di chiusura degli spazi democratici, mentre il Presidente della Repubblica Napolitano sta avviando le consultazioni per il governo tecnico.

 

Queste le due facce della gestione neoliberale della crisi in Italia: il tentativo di far passare le retoriche dell’unità nazionale, dei sacrifici necessari e della coesione sociale da un lato e dall’altro una gestione paranoica del conflitto, con forze di polizia che circondando, identificano, immobilizzano qualsiasi tentativo di esprimere il dissenso, come è accaduto con gli studenti medi alla stazione Tiburtina il 3 novembre e ieri con la mobilitazione dei Draghi Ribelli davanti al Ministero del Tesoro.

 

Come consideriamo inaccettabile il facile entusiasmo di chi accoglie la caduta di Berlusconi come una vittoria e si prepara all’accettazione subordinata delle soluzioni del governo tecnico, così consideriamo inaccettabili queste denuncie che cercano di infondere paura, di imbrigliare la capacità dei movimenti di innescare nuovi processi costituenti che sovvertano la logica dei mercati finanziari e creino nuove forme del vivere comune.

 

Ai governi tecnici e alle denuncie della polizia noi vogliamo rispondere che nessuno è più disposto a tirarsi indietro. In tanti, sempre di più, dobbiamo riprenderci gli spazi, i tempi, la vita che ci stanno rubando. Oggi non siamo soli, in tutto il pianeta altri come noi si stanno muovendo sulla stessa frequenza!

 

NON FERMERETE LA MAREA CHE AVANZA!

 

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12 / 11 / 2011

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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