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Plaudono il Prc e le associazioni umanitarie e rinnovano la richiesta dell’abrogazione della Bossi Fini

Post n°6019 pubblicato il 24 Febbraio 2012 da cile54

La Corte Europea condanna l'Italia per i respingimenti dei profughi

Gli esponenti della Lega sono verdi di rabbia, nel Pdl prevale il nero cupo da ventennio, nel Pd tutti si riscoprono improvvisamente sinceramente lieti di quella che definiscono una scelta di  civiltà. Ma la decisione della Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo di condannare il governo italiano per aver illegalmente respinto in Libia, il 6 maggio 2009 24 persone, 11 di nazionalità somala e 13 eritrei pesa come un macigno. L’hanno chiamata sentenza Hirsi, dal nome del primo dei ricorrenti ma sui 3 barconi intercettati viaggiavano circa 200 persone, comprese donne e bambini, ma solo 24 di queste sono state poi ritrovate in Libia dal Consiglio Italiano per i Rifugiati e hanno potuto presentare ricorso avverso il respingimento. Due dei 24 sono poi morti durante un ulteriore tentativo di entrare in Italia, altri sono riusciti a ottenere protezione nel resto del continente europeo e per assurdo, uno dei ricorrenti si è visto prima respinto e poi protetto nel nostro Paese. Erano stati intercettati dalla Guardia Costiera italiana a 35 miglia a sud di Lampedusa, in acque territoriali maltesi. Invece di essere soccorsi furono trasferiti a bordo di alcune navi militari italiane e riportati a Tripoli, dove venivano consegnati alle autorità libiche. Durante il viaggio, non veniva resa loro nota la destinazione né venivano acquisite informazioni circa la loro identità e provenienza. Il loro respingimento è di fatto contrario all’art. 3 Cedu che, secondo la giurisprudenza consolidata di Strasburgo, vieta di rinviare una persona verso un paese in cui potrebbe essere sottoposta a tortura o trattamenti inumani o degradanti (c.d. principio di non refoulement). Nel caso di specie, infatti, il respingimento è avvenuto nonostante l’esistenza di un serio rischio che i ricorrenti, una volta giunti in Libia, potessero essere sottoposti a trattamenti contrari all’art. 3 Cedu nei centri di detenzione, oppure che potessero essere espulsi verso i paesi di origine (Eritrea e Somalia), dove avrebbero corso il medesimo rischio. A questo si aggiunga la violazione dell’art. 4 prot. n. 4 Cedu che sancisce il divieto di espulsioni collettive, dal momento che il loro respingimento è avvenuto senza tener conto delle situazioni specifiche dei singoli ricorrenti e senza neppure identificarli, inoltre l’operazione è avvenuta in violazione dell’art. 13 Cedu, poiché non era loro riconosciuto alcun rimedio effettivo contro il provvedimento di respingimento. La decisione dei giudici è stata presa all’unanimità, tutti e 17 i membri della “Grande Camera” hanno riconosciuto per la prima volta da 60 anni fondate le ragioni dei ricorrenti e condannato il governo italiano a risarcire con 15 mila euro a persona più le  spese i richiedenti asilo respinti. Il governo italiano attuale intende valutare la decisione della Corte con attenzione ma la sentenza potrebbe fare giurisprudenza ed estendere il suo valore non solo alle migliaia di persone respinte verso la Libia ma anche a quelle cacciate dai porti dell’Adriatico dopo viaggi di fortuna e senza aver avuto accesso ad alcun tipo di difesa. Il governo attuale deve comunque prenderne atto, visto che i respingimenti, in maniera più o meno camuffata, sono proseguiti durante l’intero governo Berlusconi e in tal senso è da capire come potranno rimanere in funzione gli accordi con la Libia. Non si sono fatte attente le reazioni politiche, scontate quelle della Lega Nord che parla di sentenza pro – clandestini con l’euro parlamentare Salvini e di “sentenza politica” con l’allora ministro dell’interno Maroni, lasciano stupite alcune dichiarazioni nel Pd che allora attuavano una morbida critica ai respingimenti e ora ne hanno scoperto la portata. Un po’ tardi forse. Con coerenza l’IdV ricorda di non aver voluto neanche appoggiare il trattato italo libico mentre Paolo Ferrero, segretario del Prc, trova la condanna di Straburgo in perfetta coerenza con quanto da sempre affermato da Rifondazione e  rinnova la richiesta dell’abrogazione della Bossi Fini e delle norme che permettono tali scempi del diritto. Esultano le associazioni che da sempre si battono per i diritti dei migranti e dei rifugiati, dall’Arci alla S. Egidio, dai Gesuiti del Centro Astalli al Cir, alle Acli all’Unhcr. Per il ministro Riccardi la sentenza segnala comunque la necessità di rivedere le norme sull’immigrazione.

23/02/2012

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