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« L'inaudita violenza di ...Le cifre 2012 diffuse da... »

Un Paese che inibisce lo studio e favorisce con le sue politiche la fuga dei saperi e delle competenze, è un Paese in coma

Post n°7356 pubblicato il 02 Febbraio 2013 da cile54

Il paese è sempre più povero. I cervelli scappano all’estero

Sempre più poveri e più vecchi. Costretti a indebitarsi e a risparmiare su tutto. E’ questa la fotografia scattata dall’ultimo rapporto dell’Eurispes presentato ieri. Come sempre si tratta di uno spaccato che indaga la società italiana sotto molti punti di vista diversi, quello economico innanzi tutto, ma anche quello delle abitudini e degli orientamenti che cambiano in tempo di crisi. Una situazione esplosiva che, secondo il presidente di Eurispes, Gian Maria Fara, può comportare addirittura «un rischio di derive eversive» e «una stagione di conflitti la cui ampiezza, profondità e i possibili esiti non sono oggi valutabili».

Fuga di cervelli

Mentre la spesa per la ricerca rimane invariata all’1,26% del Pil, sono sempre di più i ricercatori che emigrano all’estero. Eurispes riprende i dati dell’Istat: tra coloro che hanno conseguito il dottorato di ricerca tra il 2004 e il 2006, il 7% nel 2010 ha lasciato l’Italia e il 13% ha intenzione di farlo entro un anno. Dal 2002 al 2011 i «cervelli in fuga» sono triplicati, soprattutto verso la Germania, il Regno Unito, la Francia, gli Stati uniti e il Brasile. Intanto il numero dei ricercatori che riesce a lavorare senza lasciare il paese continua a diminuire, in tutto sono 225.632 con un calo dello 0,4% rispetto al 2009. Eurispes, inoltre, cita anche uno studio del Boureau of economic resarch che prende in considerazione il saldo nei vari paesi tra ricercatori in entrata e in uscita. Il 16,2% degli italiani cerca fortuna all’estero contro il 3% di stranieri che trovano lavoro nei nostri centri di ricerca. Totalmente opposta la situazione in Germania, Svizzera e Svezia, che registrano un saldo attivo, come anche la Francia (+4,1%) e la Gran Bretagna (+ 7,8%).

Italiani low cost

Chi rimane in patria, invece, è sempre più costretto a stringere la cinghia. Il 60,5% degli italiani per vivere deve intaccare i propri risparmi. L’80% dichiara che la situazione economica è peggiorata e per il 52,8% continuerà a peggiorare. Due terzi della popolazione pensa di non riuscire a mettere da parte nulla nel prossimo anno. Il 53,3% dice di non riuscire più a sostenere adeguatamente la propria famiglia. Il 35,7% della popolazione negli ultimi tre anni ha dovuto chiedere un prestito (+9,5% rispetto allo scorso anno). Tra questi, il 62,3% è servito per pagare debiti precedenti. Nel 27,8% dei casi si ricorre a un prestito per la casa, ma nel 22,6% lo si fa per riuscire a pagare le spese mediche. Raddoppia e sale al 14,4% il numero di coloro che si indebitano con privati e che quindi rischiano di cadere vittima dell’usura. Inoltre si registra un boom dei «Compro oro», i negozi a cui si rivendono letteralmente i gioielli di famiglia, a loro si è rivolto il 28,1% dei cittadini contro l’8,5% dell’anno passato.

Il 63,4% degli italiani denuncia che il proprio potere d’acquisto è diminuito. Per questo si taglia su tutto, dai regali (90%) ai ristoranti (86,7%), alle uscite in generale (91,4% contro il 73,1 del 2012). Crescono coloro che devono ricorre a lavoretti saltuari (26,8%), mentre il 69,2% denuncia di soffrire la pressione fiscale e il 75% considera l’Imu una tassa ingiusta. Il 21% dei lavoratori per trovare occupazione ha chiesto una raccomandazione. E il 30%, anche se ha un impiego, deve continuare a chiedere aiuto alla famiglia.

Famiglie a pezzi

La crisi impatta sulle famiglie che sono sempre più in difficoltà. Da diversi anni i matrimoni diminuiscono e le separazioni aumentano al ritmo del 2-3% all’anno. La separazione comporta l’impoverimento di entrambi i partner e di conseguenza dei 100 mila figli che ogni anno vedono i genitori separarsi. Ma a pagare il prezzo più alto sono gli uomini. I padri separati sono circa 4 milioni e fra questi 800 mila rasentano la soglia di povertà.

Temi etici

Ma il rapporto Eurispes riserva anche una sorpresa. Sui temi etici gli italiani sembrano molto più liberali e progressisti della politica. Sono sempre di più i cittadini favorevoli al divorzio, alla tutela giuridica delle coppie di fatto e alla pillola abortiva. Ma anche al testamento biologico (77%), all’eutanasia (64,6%) e alla fecondazione assistita (79,4%).

Giorgio Salvetti

1/2/2013 www.ilmanifesto.it

 

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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