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Poche e confuse notizie sulle primarie per scegliere il nuovo pastore dei miliardi........di anime sofferenti del pianeta.

Post n°7434 pubblicato il 20 Febbraio 2013 da cile54

La croce e la banca

Tutto è perduto, la Chiesa è confusa, i fedeli piangono, Gianni Letta singhiozza (fotografato alla Messa delle Ceneri mentre si terge le lacrime con tanto di fazzolettone bianco), l'attesa del nuovo Pontefice è angosciosa, ma lo Ior è salvo. Prima che l'habemusPapam, l'habemus nuovo presidente, Dio non aspetta ma nemmeno il dio Danaro. Prima del nuovo papa, è già dunque arrivato il nuovo super manager Ior, nella persona di un tedesco doc, Ernest von Freyberg.

Mica uno qualsiasi, un super-esperto in questioni di pecunia. Per trovarlo, quei bravi cardinali, pur prostrati da dimissioni mai viste da 600 anni a questa parte, hanno chiesto lumi alla società leader mondiale in materia di cacciatori di teste di prima categoria. Barone, avvocato, laurea a Monaco, Cavaliere di Malta, cattolico praticante e organizzatore di pellegrinaggi a Lourdes, 58 anni: oculatamente scelto fra quaranta candidati, von Freyberg è cofondatore della società finanziaria AdvisoryPartners, nonché presidente della Bloom&Voss, l'industria cantieristica tedesca che produce navi, comprese quelle da guerra. Un banchiere come Dio comanda.

La Banca del Papa è la Banca del Papa. Il nome è ingegnoso e persino fuorviante, dato che Ior, meglio noto appunto come la Banca del Papa, è un acronimo che significa Istituto per le Opere di Religione: nato nel 1942 proprio allo scopo - dice lo Statuto - di «provvedere alla custodia e all'amministrazione dei beni mobili e immobili trasferiti o affidati allo Ior medesimo da persone fisiche o giuridiche e destinate a opere di religione e carità». Una destinazione "futura", si vedrà.

La Banca del Papa ha un'unica sede, ben collocata nel Torrione Nicolò V, sotto gli occhi del Papa medesimo, che risiede proprio lì accanto, nel Palazzo Sisto V. 130 dipendenti, 40mila conti correnti, un patrimonio stimato intorno ai 6-7 miliardi di euro, la Banca del Papa può battere moneta, aprire conti sia in euro che in valuta straniera, non rilascia ricevute per nessun tipo di operazioni, non dispone di libretti di assegni e tutti i movimenti sono effettuati tramite bonifici. È la Banca del Papa, perdio.

Per questo, attraverso una vasta rete di contatti con un bel po' di banche sparse in tutto il mondo, ha licenza di esportazione di valuta in quantità praticamente illimitata e in condizione di assoluta riservatezza. Banca speciale, fino al 2010 non ha nemmeno aderito ad alcuna delle norme europee sull'antiriciclaggio e, comunque, nessuna rogatoria può essere recepita, dal momento che la Banca del Papa ha sede in uno Stato sovrano e quindi off limits. È però molto ben custodita: bilancio e movimenti sono noti solo ed esclusivamente al Pontefice, Lui solo ha la facoltà di nominare il presidente dello Ior, la cui direzione è nelle mani di una Commissione formata da cinque cardinali, anch'essi tutti di stretta nomina papale.

L'obolo di San Pietro, 150 anni di rosari e affari all'ombra del Cupolone, una storia spericolata e una leggenda nera. In principio fu Bernardino Nogara, non un uomo di chiesa in tonaca di pizzo, ma un vero banchiere con anima di vero banchiere. Quando, nel 1929, in seguito alla firma dei Patti Lateranensi, il Vaticano viene riconosciuto quale Stato indipendente e ottiene - come risarcimento per le espropriazioni subite in seguito alle leggi napoleoniche del 1870 - la bella sommetta di quasi 3mila miliardi di lire e quindi occorre trovare la mano giusta per gestire tale cospicuo patrimonio, Pio XI chiama saggiamente a Palazzo non San Francesco ma il banchiere all'altezza. Bernardino accetta, ma a due encomiabili condizioni: nessun vincolo di carattere religioso o dottrinale e libertà di "lavorare" in tutto il mondo. E vai!

Nogara sa lui come si fa, Chiesa o non Chiesa. Al tempo, nel 1929, l'ente pontificio si chiama "Amministrazione speciale per le Opere di Religione"; in un decennio sotto Nogara si trasforma in una vera potenza finanziaria. Alle soglie della Seconda guerra mondiale, Nogara fa galoppare i sacri soldi. Altro che Opere Pie, mica è scemo. Si butta nei settori emergenti dell'economia: energia elettrica, credito bancario, telefonia, ferrovia, macchine agricole, cemento, acqua, fibre sintetiche. Le mani vaticanesche si allungano sulla holding Cisa-Viscosa, sull'Italgas, sulla Società italiana per le strade ferrate italiane, le Assicurazioni Generali, il Credito Fondiario, la società petrolifera Condor, le Cartiere Burgo, la società Adriatica di Elettricità. E ovviamente sulle banche: Banco di Roma, Banco di Santo Spirito, Cassa di Risparmio di Roma, Credito sardo. E colpi grossi, come l'investimento nelle Officine Meccaniche Reggiane, nella Breda, nella Compagnia Nazionale Aeronautica che nel '35 fornisce aerei e munizioni per quella autentica opera di bene che fu la guerra libica.

Ha raggiunto il fisico del ruolo, e quindi la vecchia Amministrazione per le Opere di Religione nel 1942 si trasforma, per iniziativa di Pio XII, nell'attuale Ior, un istituito di credito vero e proprio.

Un cammino che non profuma d'incenso. Sorpresa! Nel 1962 la Banca del Papa ha in mano ben il 24,5 per cento di una certa Banca Finanziaria Privata che fa capo a un certo Michele Sindona. Che diventa un socio d'affari strettissimo in campo di partecipazioni comuni, investimenti, movimentazioni di capitali anche verso paradisi (quelli fiscali).

Arrivano i Banchieri di Dio, come sono chiamati. Uno ha nome Marcinkus; arcivescovo e guardia del corpo di Paolo VI, è nominato presidente deloIor. Alto, aitante, appassionato di golf, il teutonico neo presidente non perde tempo in inutili preghiere. Prende una grossa fetta della Banca Cattolica del Veneto di cui lo Ior è proprietario per il 50 per cento e la vende al Banco Ambrosiano di tal Roberto Calvi.

Compagni di merenda. Quando nel 1982 scoppia lo scandalo del Banco Ambrosiano, travolto da un pauroso crack - bancarotta fraudolenta da due miliardi di dollari, nonché riciclaggio di denaro della mafia in combutta con la Loggia P2 di Licio Gelli - anche l'azionista Ior è nei guai, a cominciare da Marcinkus. Le Opere di Religione si tingono di noir. Beniamino Andreatta, l'allora ministro del Tesoro, impone la liquidazione del Banco Ambrosiano, e il presidente Ior è indagato per gli stessi reati; il giudice istruttore del tribunale di Milano emette un mandato di cattura, ma è inutile, Marcinkus è intoccabile. Ha in tasca un passaporto diplomatico vaticano.

Misteri, scandali, delitti lambiscono l'alto Torrione. Roberto Calvi viene trovato impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri a Londra; Sindona muore avvelenato da un caffé al cianuro nel carcere dove sta scontando la pena per l'omicidio Ambrosoli.

Le strane Opere per la Religione, comunque, continuano. Cercate e troverete, lo Ior spunta dietro anche parecchi degli scandali eccellenti dell'ultimo ventennio. Enimont, Anemone, Balducci, la cricca Grandi Opere, operazioni in odore di riciclaggio con Unicredit, Banca del Fucino, Intesa San Paolo, 23 milioni di euro targati Ior depositati presso il Credito Artigiano SPA e sequestrati dalla Procura di Roma per operazioni in odore di riciclaggio, rogatoria internazionale sui movimenti finanziari del conto depositato presso la Jp Morgan di Francoforte. Fino al Vatileaks e alle dimissioni forzate dell'ultimo presidente Ettore Gotti Tedeschi: tra le carte trafugate e fatte arrivare sotto occhi indiscreti ci sarebbero anche documenti alquanto imbarazzanti di operazioni finanziarie non proprio trasparenti...

Ior, non fiori ma "opere di bene" (aspettando il nuovo Papa).

Maria R. Calderoni

19/02/2013 www.liberazione.it

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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