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Al San Raffaele non mancano i soldi: oltre il 90% viene dal pubblico e le liste d’attesa per i pazienti sono ancora lunghe
Post n°7691 pubblicato il 29 Aprile 2013 da cile54
H S.Raffaele: trattativa presidiata dai “momentaneamente licenziati” Domani, lunedì 29 aprile, alle ore 15, i delegati sindacali dell’Ospedale San Raffaele saranno in via Taramelli, 24, presso la sede dell’agenzia regionale ARIFL, incaricata di svolgere il ruolo di mediazione affidato alla Giunta dalla mozione approvata all’unanimità dal Consiglio di Regione Lombardia nell’ultima seduta del 23 aprile. In contemporanea è convocata anche l’azienda, ma inizialmente il confronto sarà tra ciascuna parte e la Regione, come avvenuto anche nella fase ministeriale della procedura. I colleghi “momentaneamente licenziati” saranno in presidio davanti alla sede ARIFL. “Ho disdetto gli impegni della sera, allertando la famiglia che potrei far tardi” dichiara Daniela Rottoli di USB “nell’auspicio che l’Amministrazione abbia davvero intenzione di far rientrare immediatamente i 64 colleghi già licenziati, ritirando la procedura per i 244 licenziamenti collettivi dichiarati esuberi. Abbiamo avanzato una nostra proposta, che risponde al tema economico con una soluzione economica, sostenibile anche per i lavoratori. Ci aspettiamo un forte senso di responsabilità, anche da un punto di vista sociale, da parte della proprietà del San Raffaele.” I delegati USB sono convinti che i lavoratori e le lavoratrici del San Raffaele debbano vedersi riconosciuta la propria professionalità, non solo con il mantenimento del posto di lavoro, ma anche attraverso un salario dignitoso. La disponibilità a fare sacrifici per uscire dalla crisi c’è sempre stata, ma con la prospettiva che, una volta messi in ordine i conti, di cui la stessa Regione vuole avere rendicontazione per procedere con la necessaria trasparenza, le quantità economiche vengano ripristinate. La cronaca di oggi, con la sparatoria del disoccupato davanti a Palazzo Chigi, ci costringe a fare una riflessione: per evitare drammi di autolesionismo o di terrorismo occorre evitare che si crei esasperazione. In Italia, la crisi sta ancor più concentrando le ricchezze nelle mani di pochi, creando disoccupazione che spesso potrebbe essere evitata. Al San Raffaele non mancano i soldi: oltre il 90% viene dal pubblico e le liste d’attesa per i pazienti sono ancora lunghe. Già i primi 64 licenziamenti hanno lasciato i turni scoperti e ai colleghi rimasti vengono chiesti gli straordinari. Dunque c’è lavoro per tutti. Inaccettabile che la nuova proprietà voglia portare in pareggio il bilancio in soli sei mesi, sulla pelle dei lavoratori, dopo aver rilanciato, nell’asta aperta dal Tribunale fallimentare di 155 milioni. La riduzione del costo del personale del comparto, pesantissimo, con decurtazioni degli stipendi fino a 350 € al mese e colleghi con contratto a termine non rinnovato, ha già portato profitti consistenti alla proprietà. Nicola Bedin, l’AD, fa il Robin Hood al contrario: ruba ai poveri per dare ai ricchi. E sottrae servizi sanitari di qualità, fino ad oggi garantiti a tutti. Daniela Rottoli e Margherita Napoletano USB – Ospedale San Raffaele 28/4/2013 |
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