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La lotta paga: il San Raffaele si rimangia i licenziamenti, contratto confermato. L'accordo all'alba dopo 17 ore di trattativa

Post n°7748 pubblicato il 11 Maggio 2013 da cile54

SAN RAFFAELE: USB, LA LOTTA PAGA E FA BENE A LAVORO E SERVIZI

Mesi di lotta e una trattativa durata 17 ore ma finalmente è stato siglato all’alba di questa mattina l’ipotesi di accordo per il San Raffaele di Milano.

Salvi i posti di lavoro, fa sapere l'Usb: reintegrati – e non riassunti, come voleva l’azienda – i 64 lavoratori che avevano ricevuto le lettere e bloccati gli ulteriori 180 licenziamenti. E' bene ricordare che i guai del San Raffaele sono dovuti interamente alle ruberie di Don Verzé e alle complicità del governo regionale di Formigoni e di un Assessore alla Sanità della Lega Nord, dal 2005 al 2012, lo stesso partito dell'attuale governatore Maroni.

Respinta la deroga al contratto (articolo 8); respinto il passaggio al contratto della Sanità privata.

Diminuite le decurtazioni salariali, già attuate da gennaio scorso da parte aziendale, con un taglio che si applica esclusivamente al salario accessorio ed è minore di quello richiesto dall’azienda, con decurtazioni più pesanti applicate a chi che negli anni ha accumulato elargizioni ad personam.

Ritirati inoltre tutti i pesanti provvedimenti disciplinari, emanati dall’amministrazione nei confronti dei lavoratori che nel corso delle lotte avevano superato le ore di assemblea previste.

L’ipotesi di accordo verrà sottoposta all’assemblea dei lavoratori, che dovranno decidere se ratificarlo o meno in vista dell’incontro con la Regione Lombardia, fissato per il prossimo 16 maggio.

L’USB ci tiene a dire che «la lotta paga e fa bene ai posti di lavoro e alla qualità dei servizi». Se fosse stato per Cgil, Cisl e Uil, anche loro cantano vittoria, l’odierna ipotesi d’accordo non ci sarebbe mai stata, dato che da subito quelle organizzazioni sindacali avevano accettato tutte le richieste dell’amministrazione, proposto cassa integrazione e contratti di solidarietà, invitato i lavoratori a votare sì ad un referendum inaccettabile e, da ultimo, revocato lo sciopero dell’8 maggio scorso.

E' stata una vertenza durissima con la polizia che ha caricato per un quarto d'ora, lo scorso 16 aprile, i lavoratori che presidiavano la struttura che fu di don Verzè, al centro di inchieste per malaffare, tangenti, sprechi e finanziamenti ai partiti. Due feriti e i lavoratori costretti a rifugiarsi su un tetto.

Nel caso in cui non venga dimostrato inequivocabilmente il buco nei conti dichiarato dall’amministrazione, che ha portato ai licenziamenti, i lavoratori e le lavoratrici saranno nuovamente in prima fila per riottenere il salario attualmente decurtato.

«Si tratta senz’altro di un risultato positivo, poiché non soltanto è stato conquistato il ritiro dei licenziamenti, ma anche un accordo migliorativo rispetto a quello firmato dalla maggioranza della Rsu e poi bocciato a fine gennaio dal referendum tra i lavoratori - commenta da Milano Luciano Muhlbauer del Prc - in questo senso, è fondamentale riconoscere che il merito di questo risultato vada anzitutto a quanti e quante al San Raffaele non hanno accettato di chinare la testa di fronte a un ricatto padronale in stile Marchionne, che non si sono fatti sopraffare dalla rassegnazione, nemmeno dopo la partenza delle prime lettere di licenziamento, e che non hanno mai smesso di credere che lotta collettiva possa pagare. E questo merito va dunque ai lavoratori e alle lavoratrici dell’ospedale e a quei delegati e a quelle delegate sindacali che non li hanno mai lasciato da soli, in primis quelli di Usb e Usi».

Raffaella Voltolini, contemporaneamente all'accordo, si è dimessa dall'incarico di presidente del Cda dell'università Vita-Salute San Raffaele. Il nuovo presidente si chiama Roberto Mazzotta, già parlamentare Dc e presidente della Banca popolare di Milano. Una garanzia. Una parte della faccenda riguarda infatti anche l'ateneo e stamattina s'è giunti a un accordo intermedio con la mediazione del governo. Nei prossimi mesi sarà indispensabile elaborare una «soluzione definitiva, modificando l'attuale statuto o attivando un nuovo ateneo, che rivolge quanto di positivo è stato costruito dal corpo accademico in questi anni ricostituendo l'unità fra didattica, ricerca e assistenza e rilanciando un grande ateneo libero e autonomo, di respiro internazionale, patrimonio di tutto il Paese», recita il comunicato dell'amministrazione dell'ospedale.

Checchino Antonini

10/05/2013 www.liberazione.it

 
 
 
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