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Lotte delle Mamme di Taranto, Mamme non smog, Mamme Niscemi, Mamme Vulcaniche, Donne No dal Molin, Terre mutate …

Post n°8321 pubblicato il 29 Novembre 2013 da cile54

Se si sta alle storie della gente che si è organizzata, per capire e rispondere a ciò che stava accadendo, quelle storie si riempiono di corpi di donne

Una storia tra donne e rifiuti

 

Da anni comitati, realtà di base e movimenti politici di Napoli e della Campania, lottano per opporsi alla devastazione ambientale e per la difesa della salute. L’ultima manifestazione per proteggere la nostra terra è stata quella del 16 novembre, denominata un fiume in piena, ed è stata grossa ed emozionante. Nell’assemblea del 30 novembre, infatti, si discuteranno anche le nuove proposte.

           

Lungo è stato il percorso di mobilitazione che ha portato a questo appuntamento: decine di iniziative nei territori, nelle scuole ed università, nei luoghi di lavoro, negli spazi occupati. La profonda e complessa competenza acquisita negli anni dai tanti soggetti che hanno operato sulla questione rifiuti e ambiente nella regione ha dato contenuti e saperi all’elaborazione progettuale per una possibile cura della terra che fu Campania Felix.

 

Dopo la partecipata manifestazione, l’Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno con altri soggetti ha organizzato un convegno il 22 e 23 novembre presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici per scambiarsi proposte ed esporre possibili soluzioni per il risanamento ambientale dei luoghi inquinati: Il disastro ambientale della Campania Felix: che fare? All’appuntamento hanno partecipato prestigiosi scienziati e autorevoli personalità, tra i quali ministri e presidenti. Solo con esperti non si risolvono le emergenze, le crisi, le mutazioni. L’esperienza fatta in questi anni ha insegnato che solo le relazioni tra gli abitanti creano idee per dare vita alla terra ed alle creature umane ed animali. Esperienze relazionali fatte anche con i giovani dell’Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno che ancora oggi cercano incontri con chi vive direttamente il problema dei rifiuti tossici: abitanti, contadini, competenti.

 

Il 30 novembre dal comitato “Fiume in piena” è stata indetta un’assemblea, forse solo in quei momenti si possano fare proposte collettive e scambiarsi conoscenze esperienziali, proprio perché si hanno relazioni tra donne e uomini che hanno a cuore la loro terra a partire dal proprio vissuto quotidiano.

 

Per non far mettere un cappello sopra l’esperienza degli abitanti della terra Felix è necessario far trasparire cosa ha creato pratiche e ha formato competenze a partire dai tanti momenti di argomentazioni politiche e di lotta per la terra amata e per la salute dei propri cari, dall’allarme dei rifiuti tossici, alla lotta per la bonifica della terra, al rifiuto di soluzione dei problemi con inceneritori e simili, ma con l’idea di una vera differenziata e con la richiesta di trasparenza di tutta la filiera del riciclaggio.

 

Se si sta alle storie della gente che si è organizzata, per capire e rispondere a ciò che stava accadendo, quelle storie si riempiono di corpi di donne. Si incontrano tante donne nelle lotte per sanare la terra, esseri umani e ogni vita del mondo.

 Quanti incontri lungo il percorso dei rifiuti, il primo incontro è stato con le Donne di Acerra che autogestivano la differenziata a cui partecipava tutto il paese, poi ancora donne a Gianturco, Pianura, Chiaiano, Terzigno, Boscoreale, Scampia, Aversa, Giugliano.

 

Durante la crisi dei rifiuti in Campania, a partire dal 2003, gli abitanti di Acerra si misurarono con un grave problema ambientale: la costruzione di un inceneritore in una terra già violentata dal sotterramento di rifiuti tossici.

 La popolazione, tra cui molte donne, divenne competente di rifiuti pur di non subire quella decisione che avrebbe causato ancora danni alla terra e malattie agli abitanti. In molti presidiarono il terreno che era stato scelto per far sorgere l’inceneritore; si riunirono in tante/i e si raccontarono le loro vite. Questa esperienza fece pensare ad un diverso rapporto tra i viventi e la natura.

 

La volontà degli abitanti non fu ascoltata dalle istituzioni. Il 29 agosto 2004 in tante/i si incamminarono verso la zona presidiata, dove doveva sorgere l’inceneritore. Arrivarono molti poliziotti circondandole/i e aggredendole/i e, di fronte a quella violenza, si decise di restare lì al presidio.

 Da quell’avvenimento nacque il comitato “Donne 29 agosto”, a testimonianza dell’energia delle tante donne presenti. A partire dal pensiero e dall’amore di quelle donne si è continuato a credere in un’altra idea di smaltimento dei rifiuti, nel riutilizzo della materia e nel rispetto delle vite.

 

Anche se oggi l’inceneritore di Acerra è stato costruito contro la volontà di tanti abitanti, il segno della pratica politica di quella lotta è rimasto per altre/i portando a un vero stravolgimento sulla questione rifiuti: l’immondo appare al mondo e i rifiuti, come periferie abbandonate, campagne devastate, città degradate, terre intossicate, possono aprire ad altra visione del reale. I rifiuti diventano resti, che offrono la possibilità di fare attenzione alla vita e all’ambiente e così dare inizio ad un’altra politica.

 

Questo pensarsi a partire da un’altra visione del mondo può trovare appigli attraverso teorie e pratiche della differenza sessuale, che è un libero pensiero che si origina dal desiderio di ogni donna di darsi parola oltre l’insignificanza nella quale era stata obbligata. Come quel che resta sono i rifiuti, la materia delle cose che va riutilizzata, la materia delle nostre vite pensata in una visione di bene comune.

 

L’esperienza di lotta vissuta ad Acerra si può relazionare alle tante lotte ambientali e di sconvolgimento dei territorio, come alle lotte delle Mamme di Taranto, Mamme non smog, Mamme Niscemi, Mamme Vulcaniche, Donne No dal Molin, Terre mutate … che dal loro dolore, dalle loro paure hanno tratto conoscenza del mondo e hanno iniziato a competere con il potere politico; il loro “generare” è stato avere un’ originale conoscenza dei fatti e mettere al mondo un proprio autonomo pensiero politico.

 

Per continuare a credere di poter governare la propria terra e i propri abitanti in salute e fecondità è necessario essere sempre in relazione con l’origine degli accadimenti, quello che può fare da punto di inizio, altrimenti c’è il rischio del cappello sopra e di non scoprire le proprie capacità pratico/teoriche.

 

Il 16 novembre in piazza Plebiscito è stato letto un documento di sintesi dei vari contributi di comitati, realtà territoriali e cittadine/i, ancora si può approfondire e ampliare. Nell’assemblea del 30 novembre, infatti, si discuteranno anche le nuove proposte, l’incontro è previsto presso la Galleria Principe Umberto (Museo Archeologico Nazionale) alle ore 16, oltre a fare un’agenda di incontri e attività .

 

Nadia Nappo

28|11|13 www.womenews.net

 
 
 
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Roma, 12 maggio 1977

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