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Post n°8566 pubblicato il 08 Febbraio 2014 da cile54

Comunicato di peacelink relativo al Decreto "ILVA, Terra dei Fuochi"

L’approvazione, avvenuta ieri in Senato, del Decreto-Legge 10 dicembre 2013, n.136, comunemente detto “Decreto Ilva-Terra dei Fuochi”, è una sanatoria che pone l‘Italia fuori dalle norme europee.

Il punto che desta particolare preoccupazione riguarda  la mancata messa a norma dello stabilimento ILVA di Taranto.

Siamo di fronte ad una sanatoria e ad una chiara violazione della direttiva europea IPPC sulla prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamento ambientale.

La direttiva IPPC obbliga il Governo e lo stabilimento ILVA alla messa a norma degli impianti attraverso l’AIA (autorizzazione intergrata ambientale). E’ invece avvenuto un fatto stupefacente: con questa legge l’ILVA è autorizzata a non attuare il 20% delle prescrizioni dell’AIA.

E’ un pauroso pasticcio all’italiana.

Con la nuova legge l’ILVA potrà continuare a produrre anche solo avendo avviato l’adozione dell’80% del numero complessivo delle prescrizioni AIA.

Questa norma mostruosa è contenuta nell’art. 7, comma d) della nuova legge.

In quel 20% di prescrizioni non ottemperate, l’ILVA potrà includere le prescrizioni più importanti, come ad esempio la copertura del parco minerali o la riduzione delle emissioni diffuse e fuggitive della cokeria.

Gli effetti sulla salute di una simile logica perversa sono potenzialmente devastanti. L’AIA è stata scritta per essere rispettata al 100% e non all’80%.

Con questa legge l’Italia si pone al di fuori delle norme europee.

Su questo punto PeaceLink ha informato in modo dettagliato stamane la Commissione ed il Parlamento Europeo.

Il decreto contiene anche una norma “salva-proprietà” che prevede che, al fine di stanziare gli investimenti necessario alla realizzazione del piano industriale (che non c’è), vengano ampliati i poteri del Commissario straordinario Enrico Bondi al fine di poter disporre delle somme necessarie per un aumento di capitale  attraverso l’emissione di nuove azioni ILVA. Qualora però al Commissario straordinario non bastino i fondi di cui sopra, allora egli può disporre delle somme poste sotto sequestro dalla magistratura, anche in relazione a procedimenti penali diversi a carico della proprietà (come le somme poste sotto sequestro dal Tribunale di Milano per frode presunta fiscale). Il piano economico, che dovrebbe veder la luce entro febbraio 2014 (quindi 16 mesi dopo l’AIA Clini), dipende appunto dal reperimento delle risorse necessarie. In questa situazione di incertezza il Commissario potrebbe dover attendere molto tempo senza realizzare alcun intervento reale e sostanziale, in attesa di sapere se i fondi della proprietà sotto sequestro possano essere “riaccorpati” alla proprietà: la questione di costituzionalità di una tale norma potrebbe quindi porsi e portare ritardi nella applicazione dell’AIA e nella realizzazione di quelle misure urgenti che avrebbero dovuto essere poste in essere con effetto immediato secondo la sentenza della Corte Costituzionale.

Il commissariamento dell’ILVA dura fino al 4 giugno 2016, dopodiché l’ILVA ritorna nelle mani della proprietà e con essa anche i fondi posti sotto sequestro.

In barba alla procedura di infrazione realizzata dalla Commissione Europea sulla base della denuncia di PeaceLink e del Fondo Antidiossina Taranto, l’Italia continua a violare il diritto di Taranto alla salute e al futuro.

Inoltre va sottolineato che con la nuova legge approvata oggi dal Parlamento italiano, l’Ilva e gli altri impianti strategici possono essere autorizzati a produrre anche se non rispettano sostanzialmente le prescrizioni AIA in quanto basta che i lavori relativi ad una prescrizione siano “avviati” (ma non “completati“) per considerare attuata la prescrizione.

Così slitta tutto il crono programma dell‘AIA.

Il rispetto del  rigoroso cronoprogramma era stato considerato dalla Corte Costituzionale quale condizione sine qua non della produzione ILVA. Ora anche questo punto è stato aggirato.

Siamo di fronte ad una legge anti-cittadini, anti-esseri umani, anti-Taranto, in nome della produzione a tutti i costi dell’acciaio e della garanzia assoluta dei profitti.

Ma tutto questo prima o poi finirà perché l’Italia si è posta fuori dalle norme europee con grossolana noncuranza.

Per PeaceLink

Antonia Battaglia

Luciano Manna

Alessandro Marescotti

 
 
 
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Roma, 12 maggio 1977

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