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Genova. Lavoratori in somministrazione mensa all'ospedale Gaslini. Senza tregua la strage dei diritti in ogni angolo italico

Post n°9006 pubblicato il 04 Agosto 2014 da cile54

Una storia di lotta e diritti negati

Da qualche mese un gruppo di lavoratrici e lavoratori del Gaslini di Genova sta conducendo una battaglia per il rispetto di alcuni diritti minimi e per la salvaguardia del loro posto di lavoro. Si tratta degli addetti all'economato ealla mensa dell'ospedale pediatrico probabilmente più famoso in Italia. Inrealtà non sono dipendenti diretti dell'ospedale Gaslini e della RegioneLiguria ma si tratta di lavoratori in somministrazione, dipendenti di unaagenzia di lavoro temporaneo (la Temporary) che agisce in tutta Italia concirca 10 mila addetti.

Checosa è il lavoro in somministrazione?

Inrealtà questa tipologia di contratto dovrebbe essere prevista in caso disostituzione del personale per cause esterne al servizio o nei periodi dipicchi lavorativi stagionali. Nel caso dell'ospedale Gaslini di Genova gliaddetti in somministrazione lavorano in sostituzione effettiva del personalesia nella gestione dell'economato, sia in altre attività ospedaliere classiche(reparti, assistenza, ostetricia, infermieri). L'estensione del lavoro insomministrazione potrebbe creare alcuni problemi di ordine legislativo; perquesto motivo il termine somministrati viene usato dai lavoratori e dallelavoratrici ma non compare nei documenti dell'azienda, della Regione e dialcuni sindacati da quando, in passato, alcune cause legali avevano portatoall'assunzione dei lavoratori somministrati in quanto impiegati in manieraimpropria.

L'esternalizzazionedel servizio

Purgestita in parte da lavoratori in somministrazione, la mensa del Gaslini rimaneinterna all'ospedale e il servizio (a differenza di quasi tutte le altrestrutture ospedaliere in Liguria) è gestito all'interno della struttura. LaRegione Liguria decide quindi di sanare (sic) questa anomalia e indice una garadi appalto per il servizio mensa a partire dal dicembre 2014. Questa proceduraprevede la stesura di una gara di appalto che i dirigenti dell'ospedale passanoalla Regione Liguria per l'indizione della gara. A questo punto succede unacosa molto strana: i lavoratori chiedono che siano inserite alcune norme, tracui la clausola sociale che prevede la riassunzione degli addetti insomministrazione; questa clausola, originariamente presente nella bozzapreparata dall'ospedale, sparisce nella gara d'appalto definita dalla RegioneLiguria.

Perchésparisce la clausola sociale?

Durantemolti incontri con i responsabili dell'ospedale e della Regione la causa diquesta sparizione non viene chiarita; eppure è un punto decisivo per impostareuna battaglia concreta per la salvaguardia dei posti di lavoro. In realtà,emerge dagli incontri l'idea che l'inserimento della clausola sarebbe unaforzatura giuridica. A noi pare invece che il problema sia più a monte eriguardi l'estensione del lavoro in somministrazione a una tipologia di lavorocontinuativo: ciò che non si vuol fare è ammettere che il lavoro in somministrazioneera, in quel caso, un abuso che andava al di là delle regole dettate daldiritto del lavoro. In passato, cause legali avevano infatti portato allaregolarizzazione di questi lavoratori con la reinternalizzazione; tuttavia lenuove norme contrattuali non prevedono più questa possibilità ma assicuranol'inserimento di una clausola sociale per lo meno all'interno di un passaggiodi lavoratori tra agenzie interinali. (1) In sostanza, i lavoratori vengonotruffati due volte: inizialmente perché costretti ad una tipologia contrattualemeno vantaggiosa per loro nonostante la funzione fondamentale nella strutturaospedaliera e successivamente perché privati della clausola sociale che glidarebbe maggiore tranquillità nella trattativa di riassunzione con la ditta chesubentrerà nell'appalto.

Ilcosto e la qualità del servizio

L'esternalizzazione,secondo le autorità regionali, è dovuta all'applicazione delle ferree leggi dibilancio. Il passaggio in appalto del servizio, secondo i calcoli ufficiali, comporterebbeuna diminuzione di costi stimata in 8 euro a pasto (attualmente un pasto costacirca 17 euro, l'appalto prevede un costo di 9 euro). In realtà, questadiminuzione è presunta in quanto molti lavoratori dell'economato e della mensasono vecchi lavoratori alle dipendenze dirette dell'ospedale e della Regioneche verrebbero riassorbiti in altre funzioni. Il risparmio riguarderebbe quindisolo i 21 lavoratori in somministrazione. Il problema è comunque più complessoperché occorrerebbe capire come viene effettuato l'abbattimento dei costi suipasti; ci vengono in mente due possibilità: la diminuzione netta dei diritti edegli stipendi dei lavoratori con l'aumento dei carichi di lavoro o ladiminuzione netta della qualità dei pasti (in un ospedale per bambini!).

Sosteniamola lotta

Comeabbiamo cercato di spiegare, la lotta di questi lavoratori non è circoscrittaalla sacrosanta volontà di mantenere il posto di lavoro da parte di lavoratoriche hanno comunque redditi bassi e difficoltà a trovare altro impiego; è unalotta che deve parlare a tutta la città perché riguarda un ospedale dove èfondamentale la professionalità degli addetti e la qualità dei servizi di base.Inoltre è una storia esemplare per quanto riguarda gli aspetti politici: l'usodisinvolto dei lavori in somministrazione, la sparizione delle clausole minimedi solidarietà, l'inadeguatezza e in qualche caso la complicità di alcunestrutture sindacali complici o troppo amiche della politica dominante.Sostenere questa lotta significa quindi per noi fornire un piccolo supporto aquesti lavoratori affinché non perdano il posto di lavoro. Sullo sfondo rimaneuna lotta generale contro le esternalizzazioni, i tagli alla sanità e i vincolidi bilancio, che lasciano briciole per i diritti dei lavoratori e dei cittadinia cui viene sempre più negato il diritto a una sanità pubblica efficiente.

Nota(1) http://www.agroflash.it/2013/12/04/lavoratori-interinali-presso-le-strutture-sanitarie-firmato-il-nuovo-contratto/

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