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Tante le donne che hanno preso parte alla manifestazione di Taranto sulla sicurezza nei luoghi di lavoro

Foto di cile54

La precarietà ci stronca

la vita

Centinaia e centinaia di donne, ragazze hanno partecipato alla manifestazione nazionale di ieri, 18 aprile a Taranto "per la sicurezza sui luoghi di lavoro contro la salute negata e la precarietà". La manifestazione, organizzata dalla Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro.

La manifestazione, organizzata dalla Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro: dalle lavoratrici, precarie, alle familiari dei morti sul lavoro, alle ragazze delle Università di Napoli in lotta nei mesi scorsi, a rappresentanze di lavoratrici e collettivi femministi del tavolo 4, a compagne che venivano dall’Aquila e hanno anche fatto vivere nella manifestazione la solidarietà con le popolazioni abbruzzesi.

Certo a Taranto, città molto al sud, non era facile partecipare e altri collettivi femministi, coordinamenti donne, compagne, soprattutto del Tavolo 4 non sono potute venire, ma hanno ugualmente mandato una calorosa e partecipata adesione e sostegno. Altre non hanno ancora compreso l’importanza di essere lì dove centinaia e centinaia di lavoratrici, ragazze lottano contro gli attacchi alle proprie condizioni di vita.

Rispetto a ieri, soprattutto due cose vogliamo sottolineare: Sono state proprio le donne proletarie, insieme ai giovani operai dell’Ilva di Taranto, a guidare il lungo corteo, rosso, combattivo, vivace che ha attraversato alcuni quartieri più inquinati della città, con la loro combattiva presenza, i loro interventi, i loro slogan, anche le loro canzoni.  Le lavoratrici delle pulizie di Taranto con contratti di poche ore e salari da fame, in lotta anche in questi giorni per il loro lavoro, portavano uno striscione: " La precarietà ci stronca la vita ", per denunciare come la fatica si somma alla precarietà del futuro, e la precarietà diventa di per sé un fattore di stress, di rischio salute fisica e psichica.

Non sapere quanto durerà il lavoro, se il prossimo mese si rischia di perdere anche quel poco salario che si ha; dover essere costrette a ricorrere alla famiglia d’origine, o mantenere, a volte da sole, i figli; caricarsi, nello stesso tempo, di più del lavoro di cura in famiglia, dover provvedere a figli che non trovano lavoro e restano a casa o vi rientrano - tutto questo aggiunge alle "normali" fatiche, nuove fatiche in tutti i sensi. Queste lavoratrici hanno portato nella manifestazione tutta la loro rabbia ma nello stesso tempo una determinazione, facendo vari interventi al microfono lungo il percorso.

L’altra significativa presenza è stata quella delle familiari degli operai morti sul lavoro: dalla moglie dell’operaio dell’Ilva di Taranto, Antonino, di cui proprio ieri cadeva il 3° anniversario della morte, ad altre mogli, madri di operai dell’Ilva, dalla sorella di uno degli operai morti all’Umbria Oil, alla madre del giovane operaio morto il 1° giorno di lavoro al Porto di Ravenna, alla madre di un’altro giovane operaio di Trento morto anni fa ma sempre vivo nel suo cuore.

Queste donne nei loro emozionanti e forti interventi in piazza hanno mostrato come è possibile e necessario trasformare il dolore in lotta; la sorella dell’operaio dell’Umbria Oil ha fatto un caldo appello proprio alle altre madri, mogli, sorelle, figlie a fare altrettanto, a unirsi, non rinchiudersi nel loro dolore, a dare il senso giusto a queste morti che non "devono mai succedere". Non è un caso che tra i familiari, sono soprattutto le donne che stanno portando una forza, una lucida determinazione a rendere irriducibile, senza sconti, questa battaglia contro le morti sul lavoro.

La forza di queste lavoratrici, di queste donne ha permesso anche una cosa nuova per Taranto, ma crediamo non solo per la nostra città: gli operai, in particolare i giovani operai dell’Ilva hanno riconosciuto, a volte sorpresi, ammirati, questa determinazione e combattività delle donne, e, cosa niente affatto scontata, si è realizzata nei fatti una unità, in cui le donne hanno espresso una irriducibilità in più e riconosciuta. Questa battaglia continuerà e chiamiamo tutte le lavoratrici, le donne, le ragazze, anche chi questa volta non è potuta venire, a portarla avanti sia a livello nazionale che nei posti di lavoro e realtà dove siamo.

Abbiamo fatto per l’occasione della manifestazione un nuovo opuscolo, con anche analisi, dati, sulla condizione di (in)sicurezza delle lavoratrici (un opuscolo in itinere, da arricchire, con altre analisi, dati, inchieste, racconti, per arrivare ad un manifesto quanto più completo della condizione delle donne su questo aspetto).


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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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