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Molti casi apparentemente “inspiegabili” di mesoteliomi ed asbestosi nella provincia di Livorno

AMIANTO - GABBRICCIO. Quando verrà al pettine il nodo anche qui ?

A Torino si è aperto il maxi-processo contro i padroni di Eternit, con migliaia di cittadini costituitisi parti lese. Sarà un processo-simbolo, che dovrà stimolare - come e più di quello di Porto Marghera - molte altre iniziative di difesa della salute, e per un altro modo di produrre e di vivere.

Nella nostra zona (Provincia di Livorno e Val di Cecina) siamo piuttosto indietro: l’unico processo intentato contro Solvay si è risolto - per ora - con delle assoluzioni (Dicembre 2008). Nei poli industriali di Livorno e Piombino, il problema amianto non è stato ancora posto con la dovuta energia e determinazione. Solo nell’Alta Val di Cecina (geotermia, alcune industrie) ci sono lavoratori organizzati che rivendicano giustizia, risarcimenti, bonifiche. Eppure l’amianto non perdona. I dati ufficiali della Regione Toscana dicono che in Provincia di Livorno i casi di mesotelioma (il tumore tipico dell’esposizione ad amianto) sono tripli rispetto alla media regionale ( tasso grezzo 1998/2000: 7,67 Prov. Livorno, 2,53 Regione Toscana) [1] In base al fatto che i tumori da amianto hanno un lunghissimo periodo di latenza (intervallo tra esposizione e manifestarsi della malattia) si stima che il picco dei tumori si manifesterà intorno al 2015, considerato che in Italia l’amianto è stato bandito dalla produzione e dall’utilizzo nel 1992.

Ma la stessa Regione Toscana ammette che almeno il 20 % dei mesoteliomi colpisce normali cittadine/i, non lavoratori esposti. [2] E qui entra in scena la particolarità della nostra zona, simile a quella di Biancavilla in Sicilia [3]. Qui entra in scena il GABBRICCIO, la pietra nera/verdastra, comunissima nella nostra zona, che contiene acclaratamente fibre d’amianto [4]. Ci sono decine di cave a cielo aperto di questo materiale lungo il confine verticale tra la provincia di Livorno e quella di Pisa  [5]. Strade, piazzali, capannoni vengono sottofondati da decenni con corposi strati di gabbriccio. La Variante Aurelia e l’autostrada Genova-Malandrone sono state fondate quasi esclusivamente con questo materiale, sbancando intere colline  [6]. I comuni della zona addirittura lo regalano a coloro che abitano in campagna, per manutenere le strade sterrate o aprirne di nuove (!). Nell’edilizia il gabbriccio assume sempre nuovi ruoli, parallelamente all’esaurirsi di sabbie e ghiaie di fiume (ormai quasi introvabili: un esempio lampante di sovrasfruttamento del territorio), venendo ridotto a sabbia da impasti cementizi, a blocchi o manufatti vari, ad altri preparati. E non ultimo per nocività è l’utilizzo nell’asfaltatura di strade e parcheggi: il grande parcheggio dell’ospedale di Cecina, ad esempio, è asfaltato con gabbriccio della zona, del resto ben visibile in superficie e sottoposto a continua abrasione.

E’ evidente che la convivenza e la prossimità con cave, spolveramento ed abrasione di strade, lavori di costruzione o ristrutturazione edilizia creano un’esposizione di massa nella nostra zona a fibre d’amianto per inalazione, ben aldilà di limitati settori di esposizione lavorativa.

C’è da attendersi quindi molti casi apparentemente “inspiegabili” di mesoteliomi ed asbestosi. Ma c’è di più e di peggio: studi internazionali (in Italia non esiste letteratura medica sui danni causati dall’amianto ingerito) dimostrano che fibre d’amianto ingerito possono causare tumori all’apparato gastrointestinale.

Ebbene, abbiamo fotografato una delle decine di cave della zona - vicino Cecina - il 29 marzo us in una giornata piovosa: rivoli e torrenti trasportavano enormi quantità di materiale, quindi di fibre d’amianto a valle, ad infiltrarsi nelle acque superficiali e sotterranee. Quando ce le ritroveremo al rubinetto di casa ? Sono mai state fatte analisi mirate ?

Intanto incombe la costruzione del prolungamento dell’autostrada (da Malandrone a Civitavecchia), e puntualmente la regione e le province stanno autorizzando la riapertura anche di cave dismesse, con la possibilità di estrarre un nuovo 30 % di materiale con la foglia di fico della rimodellazione dei siti [7]. Un nuovo imponente flusso di gabbriccio verrà escavato, sbriciolato, trasportato, posto a dimora o impastato, sbancando altre colline e distribuendo fibre d’amianto su un territorio molto più vasto...

Note

1)Archivio Regionale toscano mesoteliomi maligni.

2) Il Tirreno del  21.3.02 cita uno studio del Centro per lo studio e la prevenzione oncologica (CSPO) della Regione Toscana, secondo il quale il mesotelioma ha colpito 89 donne su un totale di 494 persone.

3) sul caso di Biancavilla (Catania), sugli studi epidemiologici là effettuati e sulle importanti bonifiche attuate e/o programmate, si veda la rivista “Epidemiologia e Prevenzione” e il sito Zadig.

4) sulla nocività delle “pietre verdi” si veda anche il DPR 8 agosto 1994, in particolare l’art. 4 “Predisposizione di programmi per dismettere l’attività estrattiva e realizzare la relativa bonifica dei siti”.

5) Medicina democratica ha chiesto e ottenuto dalla Provincia di Livorno l’elendo e la mappatura di tutte le cave di gabbriccio presenti sul territorio prov.le, concentrate soprattutto nei comuni di Rosignano, Castagneto e l’Elba. La Provincia di Pisa non ha risposto ad analoga richiesta, ma le cave sparse da Pastina a Riparbella (Melatina) sono ben note a tutti.

6) si vedano ad esempio le cave accanto alla Variante Aurelia all’altezza del Fortullino, tra Castiglioncello e Quercianella, in pieno parco delle Colline Pisano-Livornesi.

7) Su il Tirreno del 1.4.09 “Dalla Val di Cecina il via al nuovo Piano – Riaprono le cave dismesse”

Maurizio Marchi

Medicina Democratica

Livorno-val di Cecina

 
 
 
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