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Eppure a sentire televisioni e governo c'è solo qualche problemino e i sondaggisti aumentano i consensi al piazzista di Arcore
Post n°2204 pubblicato il 23 Aprile 2009 da cile54
Panico e ansia in aumento. La crisi fa male alla salute «L’età condiziona. A 40 anni, nel mondo del lavoro, sei praticamente spacciata. Io poi che sono donna e sono pure straniera... La televisione mi bombarda e ho paura che la crisi colpisca anche me, la mia famiglia. Mio marito e mia figlia vivono qui a Bergamo e io, a mia figlia, voglio garantire una vita serena, un’istruzione. Il pensiero di tornare in Romania mi terrorizza. Già con i miei problemi tendo a ingigantire, ma ora la crisi mi sembra già sufficientemente gigante». Claudia è un fiume in piena e quasi non respira mentre butta fuori la sua ansia. Quelli che lei definisce «i miei problemi» sono gli attacchi di panico di cui soffre da anni e ora, con quello che sente in televisione, che percepisce «solo ascoltando la gente per la strada», il suo malessere sembra accentuato: «Sono più turbata, più in ansia» spiega lei che cerca di raccontare le sue paure, di buttarle fuori. Lo fa attorno a un tavolo una volta a settimana, insieme al suo gruppo di ascolto. Una riunione ogni sette giorni per non sentirsi soli e per scoprire che di attacchi di panico soffre tantissima gente: la Lidap, la Lega italiana contro i disturbi d’ansia, organizza proprio per questo i gruppi di auto-mutuo-aiuto che sono organizzati a Loreto e in via dei Carpinoni, in città, ma anche a Vertova e, da aprile, a Treviglio. In una di queste sere, attorno a un tavolo, con Claudia ci sono i suoi compagni di avventura. Parlano i loro occhi, a tratti spaventati, e parlano le loro mani, che non stanno mai ferme e continuano a muoversi, con le dita irrequiete che sembrano non avere pace. Un’esperienza coraggiosa i gruppi di ascolto: è come guardarsi allo specchio e vedere riflesse le proprie paure. «Anche quelle per il futuro - si racconta Paolo (il nome è fittizio, ndr) -. Io per esempio ho cambiato lavoro da poco e pensavo di aver trovato la tranquillità: dalla mattina alla sera il mio datore di lavoro non fa altro che ripetere che se va avanti così chiude l’azienda. Tutto il giorno, tutti i giorni, queste parole mi entrano dentro e mi logorano. Il lavoro dovrebbe dare sicurezza e stabilità e questa tensione mi sta sfiancando». E allora arriva il panico: «Succede che manca il fiato – spiega Silvia –, inizi a tremare e a sudare. Hai la certezza che stai morendo». Come se la tua mente, pur sapendo che non morirai, ti porta a pensare che quelli sono i tuoi ultimi istanti: «È terrore allo stato puro - spiega Lorella -, non respiri più, vai nel pallone». Poi scatta anche la vergogna: «Mica posso raccontare in giro la mia sofferenza, sarei presa per matta e paranoica - continua un’altra donna che preferisce non dire il suo nome -. Io poi che lavoro con il pubblico. Intanto io mi danno giorno e notte, con il pensiero di non arrivare a fine mese, di non avere la possibilità di garantirmi un futuro con il mio tempo determinato e il terrore che anche questa precarietà un giorno non venga confermata». Restare a casa con le bollette e un mutuo da pagare terrorizza, anche se Claudia è disposta a tutto: «Mi troverei qualsiasi cosa da fare - interviene -, qualsiasi lavoro umile disponibile. Ma come si fa però a vivere con il pensiero che da un giorno all’altro può crollarti la vita addosso?». Non riescono a spiegarselo attorno a quel tavolo, già che non riescono a spiegarsi perchè tutta questa paura li circondi: «Figuriamoci che ho paura a prendere un aereo, alcuni giorni non riesco neppure a fare le cose più semplici che mi prende il panico» commenta un altro membro del gruppo. E questi incontri servono proprio per parlare, soprattutto per chi non può raccontare le sue ansie e timori in famiglia, dove «c’è chi ci ridicolizza o minimizza i nostri problemi - spiega un’altra donna, membro del gruppo -. Mio marito si vergogna del mio disagio. Mi dice che sono depressa, che basta non pensarci, ma questa ansia ti arriva alla gola all’improvviso e ti fa mancare il fiato, ti va al cervello e ti distrugge». Ma ti fa anche capire «che c’è qualcosa che non va - continua Silvia - , ed è per questo che questi incontri ti aiutano e sostengono». Parlarne è doloroso, «ma dà forza, soprattutto in questo momento in cui le ansie sembrano aumentare». Lo dice l’Ordine nazionale degli psicologi, lo conferma anche la Federazione dei medici di famiglia: l’impatto che la crisi economica sta avendo anche sulla salute degli italiani è molto forte. I soggetti più fragili sembrano essere gli anziani e le famiglie monoreddito con bambini, ma anche giovani coppie o persone che hanno un lavoro «a rischio» in questa fase di recessione. Ecco allora insonnia, ansia, mal di testa e disturbi alimentari. Ma anche attacchi di panico e, secondo una ricerca dell’Università di Cambridge, addirittura un aumento del 6.4% degli infarti. Tutto per colpa della paura del futuro e per un presente sempre più incerto. Fabiana Tinaglia fonte: www.ecodibergamo.it |
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
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