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« A Torino dal 8 al 13 ott...Perchè meravigliarsi di ... »

Una ragazza ha alzato un cartello: «Sotto questi ghetti giace L'Aquila, buon compleanno necrofilo».

Post n°2673 pubblicato il 01 Ottobre 2009 da cile54

L'Aquila senza case marcia sulle macerie

«Siamo pochi, siamo quelli che sono restati, le deportazioni sono cominciate». Il camion con l'amplificazione sbuca dal piazzale Italtel e conquista la carreggiata dell'Amiternina, l'arteria dove passa tutta L'Aquila, l'unica disponibile. Dietro il camion alcune centinaia di aquilani con gli striscioni dei comitati cittadini che smentiscono il «miracolo» strillato a reti unificate dal premier, «il clown delle new town». Lo spumante è per pochi, l'incertezza è per tutti. A ovest ci sono i cittadini, dunque, che marciano verso il centro, immutato rispetto al 6 aprile. Con loro un paio di consiglieri regionali - Acerbo di Rifondazione comunista e Costantini dell'Idv - e un deputato locale del Pd, Lolli. Marciano le esperienze di autorganizzazione e autocostruzione, i nuclei di cittadini che hanno voluto rendersi protagonisti della battaglia contro lo spopolamento e per la ricostruzione agli aquilani. Sigle che abbiamo imparato a riconoscere, 3e32, Epicentro solidale, Brigate di solidarietà attiva e che dopo il lavoro nelle tendopoli hanno occupato uno spazio nell'ex manicomio di Collemaggio, pregiato sito in odore di speculazione. In mattinata le delegazioni delle tendopoli che avevano firmato un documento contro le deportazioni si sono sentite dire dal prefetto che presto sarà ripristinata la legalità, ci saranno tempi lunghi ma comunque tutti dovranno accettare un destino deciso dall'alto. «Un nuovo terremoto», dice Sara Vegni, del 3e32 mentre il corteo invade pacificamente Piazza d'Armi, teatro di un brutale sgombero, ai primi di settembre, dal quale si sono dissociati perfino gli uomini della protezione civile. Ora c'è una trentina di persone che lamenta tentativi di intimidazione. Una ragazza mostra la sua tenda sventrata dall'interno a coltellate mentre era assente. E' qui che il premier, nell'interpretazione di Sabrina Guzzzanti, raggiungerà il corteo al tramonto.

Le tende sono meno di quest'estate ma sono ancora tante checché ne dica il premier. E la recente scossa di magnitudo 4.1 avrebbe persuaso la macchina dell'emergenza a dilazionare ulteriormente lo smontaggio dei campi. I censimenti si inseguono mentre i più fortunati già ricevono le chiavi della nuova casa. Ma i conti continuano a non tornare: 11-12mila persone restano fuori da case, casette, alloggi requisiti, case con le ruote. Per loro ci sono alberghi anche a 70-80 chilometri dalla città. La "ricostruzione leggera", quella per chi ha subìto danni lievi, è solo all'inizio e marcia con incertezza. «Il progetto Case è inadeguato - ricorda Marco Fars, segretario regionale Prc - e fa esplodere la città». Comitati e movimenti avevano chiesto immediatamente casette di legno e requisizioni ma, anche per colpa della subalternità del sindaco Cialente s'è potuta attuare una ricostruzione avvolta dall'opacità («dite a Brunetta che è bugiardo, aveva garantito la massima sicurezza») e compiuta dai soliti signori del cemento e delle cave, grossi calibri di Confindustria. Toto, Piccone, Marcegaglia, sono i nomi che iniziano a circolare ma non sui siti ufficiali. Le inchieste sono lentissime, non c'è ancora un nome sul registro degli indagati e c'è un giallo sulla cava su cui sarebbe stata edificata la Casa dello Studente. Il procuratore Rossini non crede alla sua esistenza, i giornali sì. Sono state finora presentate quattro perizie, la Casa dello Studente, il Convitto Nazionale, l'Università e l'Ospedale, ma per trarre i primi elementi probatori Rossini chiede ancora tempo.

Ma veniamo a quella che Maurizio Acerbo ha definito l'ennesima puntata del serial tv "Berlusconi a L'Aquila". Un programma in cui gli aquilani sono solo delle comparse. Cinque chilometri a est, Berlusconi ha consegnato le prime 400 abitazioni del progetto Case, le 19 new town. Ha spento le candeline, ha ricevuto la bandiera dell'Abruzzo in omaggio dal governatore Chiodi, gli omaggi entusiastici del sindaco che dice che ha funzionato il sistema paese. Sono segnali di inciucio, la città va verso una giunta di "salute" pubblica. Il Prc se n'è dissociato disertando la giunta. Berlusconi si lascia andare e dice che è proprio un miracolo. Bugia? Verità? Secondo da che parte la si guarda. Per i costruttori è proprio un miracolo aver costruito a 2800 euro a metro quadro anziché gli 800 stimati prima del terremoto. «Mai così tanti soldi in così poco tempo», stigmatizza Carlo Costantini che a dicembre sfidò Chiodi nella corsa alla poltrona che fu di Del Turco. Berlusconi sttraparla. E dice che stavolta lo Stato c'è stato. Forse lo Stato erano quei quattro energumeni in borghese che sono saltati addosso a una ragazza a Bazzano che alzava un cartello: «Sotto questi ghetti giace L'Aquila, buon compleanno necrofilo».

 

Checchino Antonini

L'Aquila - nostro inviato

Liberazione30/09/2009

 
 
 
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Roma, 12 maggio 1977

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