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Tempi durissimi per il diritto alla salute. L'opposizione parlamentare? Vota a favore o al massimo si astiene
Post n°3917 pubblicato il 16 Ottobre 2010 da cile54
Tagli alla spesa sanitaria, il federalismo fiscale sulla pelle dei cittadini Abbiamo affermato più volte che le spese non sanitarie di asl e ospedali sono il vero problema dell'enorme deficit sanitario e che il vero marcio nel sistema sta in privatizzazioni, appalti e sistema del drg (modalità di calcolo e liquidazione delle prestazioni sanitarie). A darci ragione non è uno studio di intellettuali comunisti, ma addirittura "Il Sole 24 ore" nel suo settimanale "sanità" che pubblica una inchiesta i cui dati saranno per molti sorprendenti ma non per noi. Nel 2007 la spesa non sanitaria ha assorbito 12,7 miliardi cioè il 6,7% in più rispetto al 2006. Un dato enorme se pensiamo che nel 2007 la spesa sanitaria messa a finanziamento era largamente al di sotto dei 100 miliardi ed è facile ipotizzare che la proiezione di quei dati porti oggi questo conto ben al di sopra dei 15 miliardi. Le voci più consistenti riguardano: facchinaggio, vigilanza, acqua, energia, telefoni, mense, pulizie. Ma c'è da osservare che la spesa non sanitaria messa sotto esame, non contiene altre voci di spesa che sono per così dire, "collaterali" e che riguardano appalti come: forniture di materiali medicali e chirurgici, trasporto dei malati, sterilizzazioni e altro ancora. Eppure, ideologicamente e spudoratamente, si continua ad intervenire con tagli ai servizi e riorganizzazioni delle reti ospedaliere in totale assenza di politiche sanitarie territoriali, adeguate ad una attenta analisi epidemiologica e di prevenzione. Tutte le ultime manovre economiche, hanno prodotto questa logica, aumentando il divario tra sistemi sanitari regionali, la cui universalità è ormai malata gravemente e che la prossima cura del federalismo fiscale ucciderà inesorabilmente. Il governo vuole fare in fretta nel definire i criteri per calcolare i costi standard dei sistemi sanitari, e quindi scaricare sulle regioni e su quei cittadini tutti gli oneri per tenere in piedi il diritto alla salute. Il federalismo fiscale in sanità è la partita vera su cui si giocano le sorti dei governi regionali, ma in palio c'è solo la pelle dei cittadini che avranno servizi e cure sanitarie sulla base di quello che decide Bossi in termini di risorse da lasciare in Lombardia e Veneto. I calcoli di ripartizione sulla base dei costi standard partiranno dal 2013 e guarda caso i modelli regionali da cui attingere sono quelli in cui i livelli di privatizzazione dei servizi sanitari e di quelli non sanitari sono spinti al massimo. Con questi presupposti, la spesa sanitaria è destinata a diminuire colpendo pesantemente i servizi erogati dal settore pubblico mentre contemporaneamente le risorse in discesa vedranno una retribuzione interna a vantaggio delle imprese private. Tempi durissimi per il diritto alla salute. L'opposizione parlamentare? Vota a favore o al massimo si astiene. Certo urla giustamente contro il pericolo di sopraffazione della democrazia in corso per opera di Berlusconi. Ma la Costituzione si difende in tutte le sue parti, anche in quella che prevede la salute come un diritto inalienabile. Domani noi saremo in piazza anche per quello. Marco Nesci responsabile nazionale Sanità PRC15/10/2010 |
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