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L’INPS dimentica di dire che ha cambiato le regole in corsa, senza nessuna indicazione del Parlamento

Post n°4363 pubblicato il 17 Febbraio 2011 da cile54

La FISH smentisce l’INPS sui falsi invalidi

  

Com’era prevedibile, l’INPS, sottoposto a critiche e a richieste di chiarimenti dai Cittadini, dalle Associazioni e dai suoi stessi medici, reagisce ribadendo il suo ruolo salvifico contro la piaga del secolo: i falsi invalidi.

Lo fa con un’intervista al Presidente Mastrapasqua a cui il Corriere della Sera concede oggi (16 febbraio) un’intera pagina corredata di dati espressi in funzione di una ben precisa tesi: l’INPS è efficiente, efficace e giusta, combatte le odiose evasioni ed è dalla parte dei Cittadini.

Si guarda bene il Presidente Mastrapasqua dal commentare lo sfacelo che si trova davanti qualsiasi Cittadino che oggi richieda l’accertamento dell’invalidità, un diritto civile da cui ne discendono degli altri strettamente necessari a sopravvivere dignitosamente.

Si limita il Mastrapasqua ad ammettere che si è ben lontani dai 120 giorni di tempo massimo fra la domanda e la concessione eventuale della pensione, ma l’anno di attesa media è da imputare all’arretrato delle ASL... non certo alla procedura burocratica e informatica attivata da oltre un anno dall’Istituto. Insomma, i dati sui falsi invalidi sono funzionali a mettere in un angolo il fatiscente stato delle procedure ordinarie, quelle per i veri disabili.

E anche sui dati ci sono alcuni silenzi inquietanti e ben poca trasparenza. Che in Italia vi fossero delle sacche di furberie, che le provvidenze per gli invalidi venissero usate come ammortizzatore sociale, che talora vi fossero infiltrazioni mafiose, la FISH lo ha denunciato ben prima che Mastrapasqua si occupasse di invalidi (veri e soprattutto falsi) su ordine del Ministro Tremonti e con il solo fine di restringere la spesa assistenziale.

Ma l’INPS, enfatizzando le revoche, dimentica di dire che ha cambiato le regole in corsa, modificando senza nessuna indicazione del Parlamento i criteri per il riconoscimento dell’indennità di accompagnamento. Secondo Mastrapasqua a suo tempo le ASL “potrebbero essere state troppo generose”.

L’INPS parla di revoche di pensioni, scordando di dire che per revocare un assegno basta abbassare la percentuale di invalidità di un punto. Per togliere l’indennità di accompagnamento basta riconoscere che un anziano è “solo” invalido al 100%. E sono queste le situazioni che quotidianamente ci vengono segnalate: persone con Alzheimer, con autismo, con tetraparesi spastica a cui viene revocata l’indennità. La stessa Unione Italiana Ciechi non più tardi di qualche giorno fa ha denunciato in modo documentato le vessazioni cui sono stati costretti moltissimi non vedenti.

Pertanto in moltissimi di quei casi che compongono il 23% di revoche, l’INPS ha dichiarato non che le persone non erano disabili, ma che non erano (con il suo metro) sufficientemente invalidi per avere 250 euro di pensione.

E Mastrapasqua sembra poi non ricordarsi che l’INPS è la più grande fabbrica di ricorsi che ci sia in Italia. Con grande gioia dei periti e degli avvocati e con meno gradimento per la giustizia civile. Un dato per tutti: a inizio 2011 erano giacenti 822.959 cause relative all’invalidità civile.

Le cause concluse nel corso del 2009 sono state 137.154. Il giudice ha dato ragione all’INPS in 58.866 casi. Meno della metà, visto che in 64.063 casi il giudice ha dato ragione agli invalidi. Nel corso del 2011 l’INPS, avendo cambiato arbitrariamente le regole per la concessione dell’indennità di accompagnamento senza nessun supporto normativo, perderà un numero ben maggiore di cause, costringendo a ingenti spese l’erario e causando enormi disagi alle persone con vera disabilità.

Va ricordato infine che l’INPS è titolare da ben quattro anni delle funzioni di verifica su tutti i certificati di invalidità emessi dalle ASL. Prima quella competenza era del Ministero del Tesoro.

“Oggi – dice Mastrapasqua – un vero invalido si vergogna di dirlo perché teme di essere additato come un falso invalido”. E questa è l’unica affermazione che la FISH sottoscrive: è lo stigma sociale che l’INPS, le dichiarazioni di Tremonti e certa stampa hanno contribuito a diffondere.

L’INPS, secondo le parole di Mastrapasqua, ha anche una “funzione di deterrenza”. Sbaglia il termine. Non è “deterrenza”. È una funzione di terrorismo: e l’INPS ci riesce benissimo.

La FISH chiede trasparenza sui dati che interessano i Cittadini e il bilancio dello Stato. La FISH chiede il rispetto dei diritti civili la cui prima garanzia, in questo caso, sta nelle prerogative di controllo attribuite al Parlamento.

16/02/2011 

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