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Post n°4572 pubblicato il 11 Aprile 2011 da cile54
Voci di donne migranti
Per molti anni gli studi sul fenomeno migratorio hanno, nel loro sguardo, trascurato le peculiarità di genere, considerando quasi esclusivamente il prototipo del migrante maschio o dimenticando di specificare le differenze che intervengono quando a migrare è una donna. “Voci di donne migranti”, il libro a cura di Claudia Carabini, Dina De Rosa, Cristina Zaremba, parte invece proprio da quelle peculiarità trascurate per ricostruire i percorsi, non solo e non tanto fisici, che accompagnano una donna nel suo migrare. Lo fa attraverso ventuno racconti che danno voce a storie, tutte diverse, ma tutte legate dal filo rosso della maternità.
Dire cosa vuol dire essere o diventare madri lontano dagli affetti e dalle tradizioni culturali di origine, in un mondo che spesso è da loro avvertito come sordo e muto rispetto alle loro necessità, è stata l’occasione per narrare anche altro: identità perdute, aspettative e delusioni, solitudini, coraggio, forza, riscatto sociale.
Le curatrici, durante il lavoro di ricerca, hanno cercato di dare a queste ventuno donne la possibilità, forse per la prima volta, di raccontarsi. Hanno scelto di avvalersi della metodologia autobiografica, “traducendo” i loro racconti in una veste che sottolinea differenze e somiglianze in cui ci si può riconoscere o scoprire diverse, ma in ogni caso lontane dagli stereotipi che enfatizzano le differenze come pericolose e accrescono diffidenza e paura.
Una lettura che disegna intorno al lettore un cerchio immaginario di voci che si specchiano e si scoprono e nel farlo costruiscono la soggettività migrante insieme a quella femminile.
Racconti che lasciano dentro un subbuglio emotivo e che ricordano, secondo Maura Cossutta, i luoghi dei collettivi femminili “sempre pieni di fumo e di parole e ognuna di noi scopriva il piacere e l’importanza del racconto di sé e dell’ascolto dell’altra: sapevamo che stavamo sperimentando un modo di essere, prima ancora che di vivere. Stavamo insieme, diverse tra noi, ma cercando tra noi la similitudine, per scoprire una forza possibile e comune”.
Scrive Antonella Martini nel saggio “Una fine senza pace...” in coda ai ventuno racconti: “le storie di queste donne non possono e non devono rappresentare una ’fine’, bensì un inizio. L’inizio di un qualcosa di nuovo e di diverso nel nostro modo di relazionarci con gli ’altri’, con le ’altre’, con coloro che vengono da un altrove geograficamente e culturalmente diverso, eppure – per alcuni aspetti – simile al nostro, che vivono nel nostro paese e con cui conviviamo e interagiamo quotidianamente”. Sono donne le cui scelte di vita sono visceralmente connesse con culture e politiche, guerre e crisi economiche, mercato del lavoro e servizi socio-sanitari. Donne il cui pensiero più pressante è quasi sempre rivolto ai figli e alla loro accoglienza in un Italia che non sa ancora se li riconoscerà come suoi cittadini in tutto e per tutto, nonostante vivano qui sin dalla nascita.
Una lettura che, anche grazie ai contributi di Isabella Peretti, Cecilia Bartoli e Mercedes Frias, invita a uno sguardo che rifugge dal razzismo e dalla xenofobia dilaganti nel nostro paese, in questi giorni, di guerra e di sbarchi a Lampedusa descritti e gestiti come invasioni, più che mai.
La speranza delle curatrici è che esso possa essere una piccola struttura di quel ponte di cui scrive Claudio Magris in “L’infinito viaggiare”: “Alle genti di una riva quelle della riva opposta sembrano spesso barbare, pericolose e piene di pregiudizi nei confronti di chi vive sull’altra sponda. Ma se ci si mette a girare su e giù per un ponte, mescolandosi alle persone che vi transitano e andando da una riva all’altra fino a non sapere più bene da quale parte o in quale paese si sia, si ritrova la benevolenza per se stessi e il piacere del mondo”.
Claudia Carabini, Dina De Rosa, Cristina Zaremba: Voci di donne migranti, Ediesse 2011, pagg. 320 ISBN: 88-230-1554-8 Antonia Cosentino |
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
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