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2011: stare a guardare è da vigliacchi, ripararsi nel qualunquismo è da incoscienti, delegare al populismo è letale

Post n°4179 pubblicato il 28 Dicembre 2010 da cile54

Non possiamo, non vogliamo, non dobbiamo

Nessun cambiamento avviene in modo repentino, da un giorno all’altro. I tempi della storia sona anche i tempi degli uomini, ma sono scanditi pure da altri eventi: compresi i rovesci stagionali, gli tsunami moderni, gli effetti dei gas serra e gli psicodrammi della politica che, molto spesso, si infilano nelle pieghe del destino e lo cambiano nel senso più tragico e comico che vi possa essere.

Ancora poco è cambiato, ancora moltissime sono le cose da fare per riequilibrare il nostro Paese, per rimetterlo sul cammino della democrazia partecipata che è l’unica democrazia possibile. Tutte le altre forme di espressione popolare sono ipocrisie giuridiche, balbettate riforme per l’estensione sempre più grande del suffragio e della delega.

E la democrazia partecipata è quella a cui abbiamo assistito in queste fredde giornate di fine Autunno e di inizio Inverno: sono le giornate studentesche e operaie, dove giovani e meno giovani si sono trovati accomunati da destini di incomprensibile definizione, senza prospettiva di vita futura, senza la possibilità di avere un dialogo su ciò con il “palazzo”, con le istituzioni repubblicane.

Il governo si regge su tre voti soltanto alla Camera dei Deputati, ma Berlusconi fa sapere, in una telefonata alla Comunità del caro amico Don Gelmini, che il suo mandato durerà ancora due anni e mezzo, che si concluderà alla naturale scadenza e che non c’è da temere, dunque, per un voto anticipato sul rinnovo del Parlamento.

Un auspicio invocato anche dal Presidente del Senato Schifani: sarebbe una iattura andare al voto, si è precipitato a dire in questi giorni la seconda carica dello Stato.

Ma le parole volano… e i fatti hanno la testa dura. Di marmo. Le luminarie sfavillano di scintillii le strade di tutte le città, Napoli compresa. Con una differenza: qui c’è anche l’esercito che raccoglie tonnellate di spazzatura che sta sotto le luci natalizie, che invade vie, piazze, corsi e che produce ancora una delle più grandi vergogne (in)civili di questo Stivale. Le discariche sono una risposta da mero palliativo ormai e l’inceneritore diventa la via di salvezza per i signori imprenditori del settore e la via per un peggioramento delle condizioni di salute di tutti gli abitanti della cintura vesuviana. Come per il Comunismo, anche per la spazzatura è proprio la cosa più semplice che è difficile fare: la raccolta differenziata porta a porta, intransigente, severamente applicata. Pena crepare di tumore tra qualche anno sotto le emissioni di diossina dei “termovalorizzatori”…

Vie per compromessi ce ne sono sempre, ma sembra proprio che nessuno le voglia seguire. Studenti, operai, spazzatura. Ce ne sarebbe già abbastanza per dichiarare il miserevole fallimento di un governo che ha trascinato l’Italia in un abisso incostituzionale, relegandola a seguire i codici dell’impresa come base morale della vita dei cittadini e quindi vincolando la loro vita al profitto di pochi, per giunta sovvenzionato ogni giorno da disincentivi sulle tasse per ogni industria che incappi in qualche pericoloso terreno concorrenziale; oppure alzando qualche scudo fiscale quando i capitali illegalmente trasferiti all’estero per basse (eticamente parlando…) speculazioni finanziarie vengono fatti rientrare con l’ammenda di un tapinissimo 5% tassabile.

Tutto si lega sempre molto bene, quando si parla di finanze e dollari sonanti, al nuovo corso del disfacimento del contratto nazionale collettivo di lavoro: Pomigliano prima e ora Mirafiori sono l’esempio della filosofia di Marchionne. Geniale: unisce una parte del sindacato alla completa assunzione delle richieste del Gruppo FIAT, ne fa partecipe ovviamente un governo prono a qualunque azione di incremento dei dividendi industriali sulla pelle dei lavoratori e, infine, minaccia apertamente il trasferimento degli impianti all’estero se l’incostituzionale referendum sull’accordo dovesse essere bocciato col 51% dei voti.

Non c’è che dire, un capolavoro di desertificazione dei diritti sociali. A parte la FIOM che rimane ancora l’ultimo cane da guardia dei lavoratori nei confronti dello sfruttamento padronale, di un ritorno praticamente allo schiavismo industriale, con il sindacato relegato al ruolo di controfirmatore e cancelliere stupido del potente capitalista di turno……

Ci aspetta un anno tremendo. Stare a guardare è da vigliacchi, e abbandonarsi al qualunquismo è da incoscienti.

.........

Marco Sferini

27/12/2010 www.lanternerosse.it

 
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