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Diritti e salute nella Capitale. La metà dei rifugiati per le strade di Roma non è iscritta al servizio sanitario nazionale

Post n°8501 pubblicato il 21 Gennaio 2014 da cile54

Rifugiati a Roma, almeno 2500 vivono per la strada o in case occupate

Sono almeno 2500 i rifugiati che nella capitale non hanno un posto in accoglienza, né una casa e vivono in baraccopoli oppure in grandi edifici occupati e sovraffollati. Ai grandi insediamenti occupati, come la Romanina dove si trovano alloggiate mille persone, la Collatina dove ce ne sono 500 e il palazzo dell’ex Ispra di Piazza Indipendenza che ne contiene 500 fra cui molte donne e bambini, si sono aggiunti tanti micro insediamenti con condizioni invivibili. Fra questi ultimi, Ponte Mammolo e Colle Oppio, dove ci sono rispettivamente 100 e 50 persone. Molti sono costretti a dormire nelle stazioni metropolitane come Termini e Ostiense.

A lanciare l’allarme in occasione della giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati è l’associazione Medici per i diritti Umani che opera prevalentemente nelle città di Roma e Firenze, dove assiste persone senza dimora. Secondo Medu si tratta di migranti forzati che però non riescono a entrare nei circuiti di accoglienza statali o comunali. I dati si basano sull’attività dell’unità mobile dell’associazione fino a fine 2013. La situazione è peggiorata in modo esponenziale, considerato che i numeri di giugno 2013 attestavano 1500 rifugiati costretti a vivere per la strada.

Sui 731 pazienti visitati dai Medici per i diritti umani tra la stazione Termini, la stazione Ostiense e il centro di prossimità di Tor Marancia, l’87% era di nazionalità non comunitaria e il 56% era richiedente asilo o titolare di protezione internazionale. Per quanto riguarda i paesi di provenienza, i più frequenti sono il Mali, il Gambia, la Guinea, la Costa d’Avorio, la Somalia e l’Eritrea. “ “Sono particolarmente significativi i dati delle stazioni Termini e Ostiense” spiega Alberto Barbieri, coordinatore di Medu. A Termini i pazienti titolari di protezione o richiedenti sono stati 72, pari al 44% del totale. Di questi, 30 erano richiedenti asilo, 22 avevano la protezione umanitaria, 12 quella sussidiaria e 8 l’asilo politico.

Alla stazione Ostiense 29 i richiedenti asilo, 7 con il permesso di soggiorno per motivi umanitari, 22 con lo status della protezione sussidiaria e 14 titolari dell’asilo politico. In totale 72 persone, cioè il 37% del totale pazienti di Ostiense, erano titolari o richiedenti asilo politico.

Nel complesso, risulta che la metà dei rifugiati incontrati da Medu per le strade di Roma non è iscritta al servizio sanitario nazionale, pur avendone diritto, nonostante la maggiorparte sia in Italia da più di sei mesi. “I tempi medi di attesa per iscriversi sono di due mesi, il diritto alla salute non è violato ma è comunque eroso, il sistema si presenta come una barriera invalicabile” continua Barbieri. Molti dei rifugiati visitati da Medu sono attesa di un posto in accoglienza e hanno già fatto domanda per questo allo sportello comunale di via Assisi.

 “Questa situazione non è importante solo per Roma – precisa il coordinatore di Medu – la capitale è lo specchio del livello di accoglienza e di inclusione in Italia. Noi che lavoriamo per la strada vediamo una situazione davvero preoccupante. Almeno 2500 persone sono in condizione di precarietà abitativa, costretti a vivere in baraccopoli, tendopoli ed edifici occupati o sulla strada. Se si pensa a tutti i luoghi della vergogna, della mancata accoglienza che si sono succeduti a Roma negli ultimi vent'anni, come la Pantanella, l’Hotel Africa a Tiburtina, la buca di Ostiense con i rifugiati afgani, l'ex ambasciata somala di Via dei Villini, Selam Palace, l'edificio della Collatina, la baraccopoli di Ponte mammolo, i marciapiedi di Via marsala a Termini....sembra un deja vu. Questa città e questo paese non riescono a uscire dall’ottica emergenziale”. Secondo Barbieri “ è un problema culturale di approccio al sistema, ma l’annunciato potenziamento del sistema Sprar che a Roma porterà ad ampliare il numero dei posti da 250 a 2500 è un’opportunità straordinaria per cambiare le cose”.

Raffaella Cosentino

19/01/2014 www. redattoresociale.it

 
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