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Rivista di approfondimento culturale e politico dell'Associazione SocialismoeSinistra
 

 

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Sul congresso CGIL, di Giuseppe Giudice

Post n°414 pubblicato il 06 Maggio 2014 da socialismoesinistra

 

La compagna Camusso ha fatto benissimo a rintuzzare le pretese populiste e qualunquiste di Renzi. Il quale , come Grillo , sembra ritenere che il sindacato sia un rottame del passato da bypassare e puntare ad un rapporto diretto di tipo plebiscitario con il mondo del lavoro. Il plebiscitarismo è la fonte di ogni autoritarismo e dispotismo. Un Renzi alla Chavez paradossalmente incoraggiato dalle stravaganze di un Landini. Le cose che ha detto la Camusso sono tutte condivisibili. Buon sangue socialista non mente. MI preoccupano piuttosto le cose che ha tralasciato. E' perfettamente giuste contestare il pensiero unico mercatista e la mistica della flessibilità. Ma essa n Italia non è stata solo la ideologia del berlusconismo. Il vuoto che c'è nella relazione della segretaria della CGIL è la critica esplicita ed aperta all'Ulivo che al mercatismo liberista è stata completamente subalterno sia pure in una variante tecnocratica e perbenista. Per carità non voglio affatto dare ragione ad uno sfasciacarrozze paranoico come Cremaschi. Del resto il cremaschismo e l'ulivismo sono entrambi la negazione di una idea di socialdemocrazia forte da diversi punti di vista. Ma uno dei limiti della CGIL è stato il suo atteggiamento caudatario e subalterno rispetto alle politiche mercatiste dell'Ulivo degli anni 90. Non dimentichiamo che nel primo periodo della II Repubblica ha governato soprattutto il csx in forma diretta (Prodi, D'Alema) ed indiretta (Dini). In quella fase si fecero scelte deleterie come le privatizzazioni selvagge e senza politica industriale che sono alla base dei grossi problemi e della decadenza industriale de nostro paese. Ed al fatto che noi abbiamo vissuto una lunga fase di stagnazione (più la recessione, che però ha colpito tutta l'Europa e gli Stati Uniti) che ha oggettivamente indebolito il ruolo del sindacato (e favorito processi di burocratizzazione autoreferenziale). Insomma è venuto meno il pilastro essenziale della autonomia sindacale rispetto ai governi. Un tratto essenziale del sindacato delineato da Santi e Carniti. Se c'è una continuità tra Berlinguer e D'Alema è quella di voler dare il bromuro al sindacato quando il PCI o il postPCI è al governo o in maggioranza. Così fu per i governo di Unità Nazionale di fine anni 70 e con quelli dell'ULivo della seconda metà degli anni 80. Poi se il PCI è fuori il sindacato deve fare lo sfasciacarrozze come pretendeva Berlinguer nel 1984 per far cadere il governo Craxi (leggersi a proposito una bella intervista di Pierre Carniti). In Spagna l'UGT vecchio sindacato socialista ha fatto due scioperi generali contro lo stesso governo gestito dal PSOE. Questa è senso di autonomia. Io credo che la CGIL sia oggi (con tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni) l'unico soggetto che sia riuscito, con il Piano del Lavoro, a fondare un inizio di programma di riformismo socialista. Ma poi non ha avuto il coraggio e la organicità di portarlo avanti per paura di disturbare il manovratore (Letta). Ed inoltre ha fatto la sciocchezza di immischiarsi nella vicende interne del PD sostenendo Cuperlo un essere improbabile. E' ora che la CGIL riacquisti pienamente la sua autonomia e porti avanti, senza timori reverenziali per nessuno la sua battaglia fondamentalmente giusta, Nel solco di Fernando Santi.

Giuseppe Giudice

 
 
 
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L’Associazione considera il principio della laicità dello Stato e della libertà nelle professioni religiose, affermato dalla Costituzione, un valore di riferimento a cui ispirare la propria azione politica, ed intende perseguire la  effettiva affermazione del principio di legalità, nel quadro dei valori costituzionali, quale elemento fondamentale di una riforma democratica dello Stato che restituisca ai cittadini della Repubblica la certezza nella legittimità, nella imparzialità, e nella correttezza della sua attività amministrativa ad ogni livello.
L'Associazione SocialismoeSinistra fonda la propria azione politica sulla convinzione che la crisi delle economie dei paesi sviluppati abbia assunto i caratteri di una crisi di sistema, tale da incrinare la fiducia collettiva in un futuro caratterizzato dai livelli di garanzia sociale finora conosciuti, e cancellare l’egemonia delle idee-forza liberiste, neoconservatrici e tecnocratiche attorno a cui l’Occidente ha consolidato gli equilibri di potere responsabili dei processi economici, finanziari e sociali oggi entrati in crisi.
L'Associazione SocialismoeSinistra ritiene che la Sinistra italiana debba necessariamente ripensare la propria impostazione culturale e programmatica rispetto alla profondità della crisi che sta coinvolgendo il capitalismo a livello globale, recuperando appieno una concezione del riformismo socialista fondata sulla affermazione della superiorità del momento della decisione politica rispetto alla centralità degli interessi del mercato, nuovamente proiettata a perseguire una trasformazione strutturale degli assetti economici e sociali, ed in grado di individuare un diverso modello di sviluppo, diversi parametri di riferimento della qualità della vita della società, e nuove regole di controllo sociale delle variabili economiche.
L'Associazione SocialismoeSinistra ritiene quindi che questo nuovo percorso politico passi attraverso una ristrutturazione di tutta la Sinistra essendo evidente che la straordinarietà della crisi implica il superamento della distinzione tra coloro che provengono dalle file del socialismo europeo e chi si è finora riconosciuto in esperienze politiche nominalmente più radicali.
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