Creato da socialismoesinistra il 28/06/2008
Rivista di approfondimento culturale e politico dell'Associazione SocialismoeSinistra
 

 

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Post N° 18

Post n°18 pubblicato il 15 Dicembre 2008 da socialismoesinistra

Alitalia

IL PROGRAMMA DI CESSIONE E LA RELAZIONE AL TRIBUNALE- parte 1

Sul sito dell’amministrazione straordinaria di Alitalia sono apparsi due importanti documenti redatti dal prof. Fantozzi: il programma di cessione e la relazione del commissario al tribunale sulle cause del dissesto. Questi documenti sono importanti per approfondire aspetti poco chiari o problematici che l’affaire Alitalia ha sollevato; esamineremo in particolare la questione della continuità o meno tra Alitalia e CAI, la questione della valutazione, le possibilità di recupero dei creditori, ed infine la comparazione con il bilancio di Air France e quindi le cause del fallimento di Alitalia. Tutte queste questioni sorgono dalla lettura dei suddetti documenti che, tuttavia, bisogna evidenziarlo, hanno tantissime pagine di “omissis” e, guarda caso, proprio in quei punti che necessiterebbero di maggiori approfondimenti. Il prof. Penati aveva dato a Fantozzi un quattro in trasparenza; non è che questi documenti migliorino il voto del commissario straordinario. 1. La questione della continuità Il programma di cessione sottolinea il fatto che il commissario, nello svolgimento del suo compito, ed ai sensi del D.Lgs 270 del 1999, aveva di fronte la possibilità di cedere il complesso aziendale o di ristrutturare gli stessi. Il decreto legge 134 del 2008 (fatto apposta per il caso Alitalia) prevede anche la possibilità di una “cessione di complessi di beni e contratti sulla base di un programma di prosecuzione dell’esercizio dell’impresa di durata non superiore ad un anno”. Con varie argomentazioni il commissario perviene alla conclusione che “le finalità della procedura possono essere realizzate esclusivamente tramite il ricorso al programma di cessione di complessi di beni e contratti (…) che permettendo una riorganizzazione dei beni aziendali nel segno della discontinuità rispetto alla passata gestione consentirebbe una nuova aggregazione produttiva dei beni e rapporti ceduti recuperando la redditività perduta”. Si sottolinea pure il fatto che l’unica offerta ricevuta da CAI riguarda “beni e rapporti giuridici che avrebbero consentito di dar vita ad un complesso aziendale, non preesistente, ma rappresentativo di una componente rilevante dell’attività” del soggetto in amministrazione straordinaria. Ragioni di tempo, poi, rendono consigliabile adottare lo “strumento coerentemente più efficace” ovvero “l’utilizzo della trattativa privata (…) che esclude la necessità di un impulso da parte del venditore in forma di gara o di invito”. Il commissario nel commentare l’offerta vincolante presentata da CAI, sottolinea che CAI tende a creare un nuovo vettore aereo “con caratteristiche di discontinuità rispetto alle attività del Gruppo Alitalia” infatti CAI “organizzerà in una nuova società secondo forme organizzative originali i cespiti aziendali materiali e immateriali acquisiti da società in amministrazione straordinaria (…)”. In particolare CAI acquisterà la proprietà delle seguenti categorie di beni: 64 aeromobili, i diritti di atterraggio di decollo di sorvolo e di traffico ad eccezione di quelli Cargo, i marchi, gli impianti, le automobili, parte del software e dell’hardware, le banche dati, il know how, parte delle rimanenze ed alcune partecipazioni. Tra le condizioni vincolanti contenute nell’offerta CAI, per il nostro ragionamento, va rilevata quella che prevede “l’ottenimento di provvedimenti da parte della Commissione europea con cui si attesti che eventuali aiuti di Stato istituiti a beneficio del Gruppo Alitalia non comportino oneri a carico di CAI”. Quanto fin qui esposto, a mio parere, serve allo scopo pregiudiziale di dichiarare discontinuità tra l’azienda Alitalia e la nuova azienda CAI. Il nuovo vettore infatti, e ciò viene sempre ribadito, non subentra nel gestire la vecchia azienda, ma acquista da questa alcuni beni, complessi di beni, contratti, diritti che organizzerà in modo completamente nuovo, in modo completamente originale che costituiscono una vera discontinuità con il passato. L’insistere che CAI non acquista un’azienda (che è un complesso di beni e diritti organizzati al fine di perseguire un obiettivo economico) bensì acquista dei “cespiti” che casualmente possono anche andar bene per la nuova originale organizzazione che CAI ha in mente, tende ad allontanare il rischio esplicitamente dichiarato e paventato nella condizione pregiudiziale relativa agli aiuti di Stato e alla posizione dell’Europa. Se infatti si fosse riconosciuta continuità tra azienda Alitalia e azienda CAI, quest’ultima si sarebbe dovuta far carico non solo dei 300 milioni di prestito ponte ma anche di tutte le passività di Alitalia, vanificando la convenienza del progetto di CAI. Pare strano che sia il commissario di Alitalia (che teoricamente dovrebbe tutelare gli interessi dei creditori di Alitalia) a insistere nel voler evidenziare un elemento che sta a cuore del suo candidato acquirente, quasi che il commissario, più che a realizzare il massimo di risorse dalla liquidazione di Alitalia, sia più preoccupato a che si possa realizzare una evenienza sfavorevole (il riconoscimento della continuità) che vanificherebbe l’unica alternativa che ha in mano. E su ciò non si può dargli torto. L’Europa ha sancito che l’operazione non configura continuità tra Alitalia e CAI, ma sottolinea perplessità e dubbi sulla valutazione a prezzo di mercato. La discontinuità è ufficialmente riconosciuta, il pericolo di riversare su CAI i debiti di Alitalia è scongiurato, e possiamo quindi dire con ogni tranquillità che CAI non ha comperato un’azienda ma beni, complessi di beni, contratti, cespiti completamente disgiunti da un’organizzazione ma da considerare uno per uno senza connessione logica od economica. La necessità di veder affermata la discontinuità non è estranea al fatto che CAI nelle condizioni pregiudiziali richieda che tutti i dipendenti vengano collocati “in mobilità ovvero in CIGS, con conseguente fruibilità da parte di CAI dei benefici sulle nuove assunzioni”. E’ noto infatti che il passaggio diretto, oltre a configurare continuità, avrebbe inibito alla possibilità di assumere dalla mobilità godendo così di un anno di abbuono dei contributi. Se poi si assume a tempo determinato e dopo un anno si traforma il tempo determinato in indeterminato gli anni di abbuono dei contributi, salgono a due (ecco la ragione dell’ultimo comma del lodo Letta). Ma la conquista di questo obiettivo entra in insanabile contraddizione con il secondo punto che vogliamo affrontare, quello della valutazione del valore dei beni acquistati da CAI. 2. La questione della valutazione Parlavamo dei dubbi europei sulla valutazione a prezzi di mercato, dubbi che hanno spinto l’Europa a nominare un Monitoring trustee, un osservatore per i criteri di valutazione. CAI era già premunita a fronte di questa eventualità, tanto da prevedere nelle condizioni pregiudiziali che “nel caso la Commissione Europea nomini un Monitoring trustee, è richiesto (a chi?ndr)che questo non sollevi alcuna contestazione nei riguardi dell’operazione tale da comportare un significativo pregiudizio per CAI”. Occorre premettere che la legge che incarica il commissario a gestire l’amministrazione straordinaria di Alitalia lo vincola a cedere i beni e contratti ad un prezzo che non sia inferiore “al prezzo di mercato”. Lo stesso articolo di legge chiarisce poi che “il prezzo di mercato è determinato da una relazione di stima di un organo di valutazione indipendente”. Ora è lampante l’ossimoro insito in questo articolo di legge; infatti si definisce per decreto legge che il prezzo di mercato è qualcosa di diverso dal prezzo di mercato ma è un valore di stima. E’ come se si dicesse che il foglio di carta deve essere di colore bianco e che per valore bianco si intende il colore blu. Una forzatura di legge che lascia perplessi ma non sorpresi, stante l’estrema determinazione del legislatore affinché l’affare Alitalia andasse come deve andare. Circa poi l’indipendenza dell’organo di valutazione, crea perplessità sapere che alcuni soci di Banca Leonardo sono soci della CAI; un brivido di palese conflitto d’interesse attraversa la schiena dell’ingenuo osservatore. Avendo ben presenti questi dubbi dobbiamo ora esaminare la valutazione di Alitalia (tralascio le altre aziende del gruppo per concentrarmi sulla società madre).

VALUTAZIONE DI ALITALIA MODALITA' DI PAGAMENTO (in ml di euro)
Slots 550
Accollo debiti ipotecari 625
Marchio 300
Accollo "mille miglia" 52
Beni e diritti 1.702 Pagamento cash 100
Bad will -1.500
Pagamento a 6 mesi 138
Pagamento a due anni 137
Valore di stima 1.052
Totale 1052

Tutto chiaro ad eccezione della voce “bad will” che solleva una enormità di dubbi. Ora il “bad will” è l’esatto contrario del “good will” che in italiano si traduce in “avviamento”. Il concetto e semplice; quando io acquisto un negozio del centro cittadino oltre a valutare il valore dell’immobile, delle stigliature, del magazzino e di tutti i singoli beni e diritti, valuto altresì il valore del fatto di essere in centro, di essere in una posizione nota a tutto il quartiere, di avere una clientela affezionata; valuto cioè il valore economico dell’azienda non espresso dal valore contabile dell’azienda stessa così come risulta dal bilancio. Ma il “good will” così come l’eventuale “bad will” si ha nel caso in cui io acquisto l’azienda e non i singoli beni, nel caso in cui cioè io continuo l’organizzazione aziendale avviata (avviamento) dalla precedente gestione. Ora il presupposto del goodwill/badwill è esattamente all’opposto del presupposto dimostrato al punto 1; cioè se non c’è continuità non esiste né goodwill né badwill. Il commissario Fantozzi nel testo di Gianni Dragoni apparso sul Sole 24 ore di venerdì 21 novembre ha dichiarato (virgolettato) “nella valutazione del perito indipendente Banca Leonardo gli slots sono stati valutati circa 550 milioni ed il marchio Alitalia 300 milioni”.Ma a causa delle perdite (di chi? Ndr) che quest’anno “saranno di un miliardo” va contato anche un valore negativo, “un bad will di 1,4-1,6 miliardi, quello che è…” La chiusura di quella frase presumibilmente è “un bad will di 1,4-1,6 miliardi, quello che è necessario a far tornare la quotazione all’esatto importo che ha proposto CAI”. Nella ricostruzione da noi fatta i beni e diritti ceduti ammontano a 1.702 milioni di €, l’importo comparato con i dati di bilancio troverebbe il seguente riscontro:

VALORI DI BILANCIO DEI BENI CEDUTI A CAI
Stato patrimoniale al 29 agosto 2008 (in mln €)
Flotta (ceduta in parte) 1.794
Partecipazioni 176
Rimanenze (parte) 16
Impianti e macchinari (parte) 10
Software e hardware (parte) 15
Totale 2.011

La valutazione da noi fatta, tenuto conto che solo parte dei beni a bilancio sono ceduti a CAI, viene confermata dai dati di bilancio. Pare poter concludere che l’inclusione del “bad will” nella valutazione dei cespiti materiali ed immateriali ceduti a CAI sia un fatto completamente in conflitto con la pratica professionale e le norme di contabilità e di valutazione generalmente accettati; essa pare invece una palese forzatura per piegare il valore di mercato al valore offerto da CAI. Una infrazione cioè all’obbligo di cedere i beni a valori non inferiori al prezzo di mercato. Pare chiaro che se l’operazione deve andare in porto dobbiamo sperare che il Monitoring trustee europeo non sollevi alcuna contestazione, rimanendo tuttavia convinti che l’operazione Alitalia costa ai contribuenti 1.500 milioni di euro in più di quanto costerebbe se fosse conclusa a prezzi di mercato. Purtroppo l’allegato 40 che espone il parere di congruità dal punto di vista finanziario di Rothschild nonché un’approfondita relazione di valutazione fa parte degli omissis. Per concludere su questo punto, serve ricordare che pare che CAI voglia cedere il 20% delle quote al socio straniero applicando un sovrapprezzo azioni ovvero valorizzando un goodwill. Ma come, abbiamo appena detto che c’è un badwill e al socio straniero facciamo pagare un goodwill? Che si voglia far pagare al socio estero i beni al loro vero valore di mercato che invece si è pagato ad Alitalia con lo sconto di un miliardo e mezzo? Alla faccia dei creditori di Alitalia. Ma quanto possono sperare di incassare i creditori di Alitalia? E’ questo l’argomento del prossimo punto. 3. Le possibilità di recupero dei creditori Purtroppo, anche per ammissione della relazione del commissario straordinario, è estremamente difficile valutare i ricavi derivanti dalla vendita di tutti quegli assets che non rientrano nell’offerta CAI. I beni non acquisiti da CAI verranno cioè messi in vendita a chi ha manifestato un interesse all’acquisto, si procederà ad una specie di asta e si rileverà, stavolta, un vero valore di mercato che però, stavolta, non si è in grado di stimare. Fermiamoci quindi ai dati noti e aggiungiamo 300 mln che potrebbero derivare dalla vendita dei cespiti residui. Abbiamo allora questa situazione:

RISORSE E DEBITI ALITALIA in mln €

Accollo mutui ipotecari 625
Debito ipotecario 708
Cash 100
In prededuzione 481
a 6 mesi 138 Tfr 205
a 21 mesi 137
altri privilegiati 48
Altri ricavi 300
Chirografari 1.637
Totale 1.300
Totale 3.079

Debiti pagabili in ordine di prelazione:
Debiti ipotecari 625
In prededuzione 481
Ipotecari non accollati 83
Tfr 111
Totale 1.300

La conclusione è che il Tfr sarebbe soddisfatto a circa il 50% e i crediti chirografari non avrebbero alcunché da aspettarsi. Ricordo che tra i chirografari sono inclusi i 300 mln di prestito ponte che una legge dello Stato ha stabilito che sono rimborsabili allo Stato “solo dopo che siano soddisfatti tutti gli altri creditori”. Per correttezza è bene comparare i debiti totali esposti dal commissario con i debiti risultanti dalla situazione patrimoniale al 29 agosto 2008 (con l’avvertenza che a quella data i debiti in prededuzione, cioè i debiti della procedura di amministrazione controllata erano pari a zero).

DEBITI NELLA SITUAZIONE PATRIMONIALE AL 29/8/2008
Fondo imposte 251
Tfr 151
Passività a medio-lungo 1.258
Passività correnti 1.294
Prestito ponte 310
Totale 3.264

In prededuzione 481
Totale 3.745


Quindi i debiti al 29/8/2008 sono pari a 3.264 € contro i 2.598 (ovvero 3.079 meno i 481 di prededuzione), ovvero includendo i debiti in prededuzione i debiti sono 3.745 verso 3.079. I 600 mln di differenza potrebbero essere rappresentati dai crediti esigibili che ammontano a 522 milioni. Le cifre grosso modo corrispondono dando una credibilità alla proiezione da noi fatta.

 
 
 
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