Creato da socialismoesinistra il 28/06/2008
Rivista di approfondimento culturale e politico dell'Associazione SocialismoeSinistra
 

 

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LO SVILUPPO ECOSOSTENIBILE - parte 2

Post n°197 pubblicato il 17 Giugno 2009 da socialismoesinistra




Energia


Sosteniamo che occorre pianificare in modo globale le riduzioni dei gas inquinanti, e proponiamo che il governo italiano si attivi maggiormente, in questo senso, presso gli organismi internazionali, anche alla luce delle nuove posizioni innovative, volte ad una drastica riduzione delle emissioni, assunte dalla nuova amministrazione statunitense e dalla Cina.

La riduzione delle emissioni di anidride carbonica al 2020, è un ulteriore passo in avanti rispetto al protocollo di Kyoto e, ad oggi, questa percentuale non solo non è stata ridotta ma è aumentata ulteriormente. Il sistema che è alla base del meccanismo di riduzione ( ETS ), costa al Paese e, quindi, al cittadino nel solo settore energetico, per il mancato rispetto delle quote di emissione, circa 1 miliardo di euro l’anno.

Per arginare questi costi, occorre agire fortemente sull’incremento della produzione da fonti rinnovabili, sull’efficienza energetica e sul risparmio, al fine di creare un approccio market oriented, per lo sviluppo di un economia verde, capace anche di fungere da volano nella ripresa della crisi mondiale.

La politica energetica deve fondarsi anche su un’attenta gestione delle fonti, e dei consumi sul territorio. Per entrambi i versanti, occorre diffondere il solare fotovoltaico, l’eolico, modelli di autoproduzione energetica (dai pannelli sul tetto al biogas nelle aziende agricole). I comuni e gli enti locali dovrebbero rendere pubblico il bilancio energetico delle proprie strutture e a livello nazionale, con opportuni provvedimenti, si dovrebbero premiare i più virtuosi.

Occorre incrementare l’uso delle fonti rinnovabili e contemporaneamente facilitare iniziative per la nascita di nuove imprese per la produzione di materiali di base e delle relative tecnologie in questo settore.

Inoltre occorre impegnarsi per:

•    il raggiungimento dei target di efficienza energetica al 2012, che attualmente prevedono una riduzione complessiva tra settore elettrico e gas di 6 Mtep/annui; i risultati ottenuti fino ad oggi sono soddisfacenti, grazie all’introduzione del meccanismo dei titoli di efficienza energetica, i cosiddetti “ certificati bianchi “ e tale meccanismo deve essere rafforzato;

•    per la riduzione dei consumi attraverso l’uso del risparmio energetico, accompagnato da idonee campagne di sensibilizzazione.

•    rendere edotta l’opinione pubblica che gli alti costi dell’energia elettrica nel nostro paese, non dipendono solo da fattori strutturali del sistema, ma anche da plusvalenze ingiustificate imposte dai produttori. E’ emblematico che tutte le imprese di produzione del settore, negli ultimi cinque anni hanno più che raddoppiato i propri utili, mentre contemporaneamente il prezzo dell’energia elettrica, per i consumatori finali è aumentato del 40%.

L’impegno è e deve essere quello di limitare al massimo il ricorso al petrolio utilizzando le risorse energetiche alternative e rinnovabili per un ritorno alla cosiddetta “ modernizzazione energetica”.

I socialisti non sono contrari in linea di un principio al nucleare in quanto tale, ma i dubbi permangono perché a fronte dei costi ingenti si potrà avere un KWh di elettricità prodotta solo fra 10-15 anni dal primo “mattone” posato, soprattutto con una tecnologia EPR che ha già dato moltissimi problemi nei tempi di consegna e nell’aumento dei costi in corso d’opera nell’impianto di Olkiluoto (Finlandia).

Non possono sottacere il fatto che il ricorso al nucleare, rappresenta una scelta discutibile sia per i tempi di realizzazione che per i costi. Il decommisioning delle vecchie centrali nucleari attualmente ci costa 500 milioni di euro l’anno e ciò è materia di attenta riflessione politica.

Ancor di più sorgono dubbi sulle collocazioni territoriali e, soprattutto, per lo smaltimento delle scorie radioattive degli impianti da costruire, considerando che nessun governo sinora ha trovato soluzioni valide alle scorie italiane e l’unica soluzione è stata quella di farle girovagare per mezza Europa.

Siamo del parere che è necessaria una diversa strategia e che è utile a tutti attendere la tecnologia nucleare della IV generazione, cioè quella che fa riferimento ad un nucleare pulito.

Abbiamo il dovere di porre queste problematiche sul terreno del confronto politico e chiediamo, che prima di dar corso ad una politica decisionista a senso unico, si dia inizio ad una grande iniziativa popolare e democratica sulla questione del nucleare, in modo tale che i cittadini siano consapevoli e preparati verso le scelte che si andranno ad assumere.

Siamo ben consci che dopo il referendum sul nucleare, ci si è adagiati sull’esistente, invece di spingere sulla ricerca di fonti alternative quali il solare e l’eolico, ed occorre ovviare alla stasi nella ricerca, mettendo a disposizione maggiori fondi, mirando agli obiettivi dello sviluppo sostenibile.

Il nostro impegno è rivolto a promuovere azioni a sostegno della ricerca, per la diffusione di impianti di produzione energetica ad impatto nullo sui cambiamenti climatici e per la realizzazione di sistemi di comunicazione innovativi che riducano la domanda di mobilità fisica delle persone e propongono, sin da ora, l’estensione della detrazione (55%), oggi a favore solo dell’ambientalizzazione degli edifici, anche agli studi di diagnosi energetiche.

Per quanto riguarda, poi, l’attuale mix di combustibili usati per la produzione di energia elettrica vede il gas al 63% ed il petrolio al 9,8%. In funzione di questo dato, dell’alto costo del gas naturale e della relativa sicurezza degli approvvigionamenti e necessario implementare il numero di rigassificatori (anche off-shore) per le scorte nazionali.

Altra questione delicata e che preoccupa i socialisti sono i costi che ingenera sui consumatori finali l’attuale meccanismo di assegnazione e di gestione dei Certificati Verdi (CV).

Nell’ipotesi che l’Italia raggiunga al 2020 l’obiettivo di una quota di produzione da fonti rinnovabili, pari al 17% dei consumi globali (oggi siamo al 7%), mantenendo gli stessi strumenti di incentivazione, il costo totale dell’incentivo, a quella data , supererà i 10 miliardi di euro/anno.

Oneri insostenibili, che non ricadono sulla generalità dei contribuenti ma solo sui consumatori elettrici, attraverso le bollette. contributo

Si chiede, pertanto, una rivisitazione dell’attuale meccanismo per far si che non siano i soli consumatori elettrici a sopportare i costi di tale scelta politica.

E’ necessario riformare i criteri di costruzione nell’edilizia con materiale ecocompatibile e favorire l’uso di tecnologie avanzate per l’isolamento, l’illuminazione, il riscaldamento, la climatizzazione, etc.

Occorre rendere stabili gli incentivi in favore del risparmio energetico, soprattutto nelle nuove costruzioni,  sostenere l’industria e l’agricoltura e diminuire il consumo energetico per unità di prodotto.

L’attività di produzione edilizia, e tutti i settori economici e artigianali ad essa collegati, può beneficiare di un forte impulso grazie ai sostegni descritti.

Gli edifici civili (terziario e abitativo), rappresentano uno dei settori che maggiormente dovrà essere sottoposto ad interventi di trasformazione e adeguamento sia nelle componenti passive edilizie che nelle componenti attive impiantistiche. I consumi complessivi di energia del settore civile e terziario sono esageratamente alti e, nonostante le varie leggi che man mano si sono succedute, la situazione e praticamente allo stallo. Ottenere risultati qualificanti è possibile, ma occorre che il governo avvii una vera e propria rivoluzione culturale – architettonica - edilizia – impiantistica – costruttiva.

L’attività di produzione edilizia e tutti i settori economici delle PMI e artigianali ad essa collegati, possono beneficiare di questo forte impulso.

Entro pochi anni, si possono mettere in atto efficaci interventi di razionalizzazione energetica che porteranno a un consistente risparmio.
Vanno previste, inoltre, agevolazioni fiscali per edifici di nuova costruzione che vengono costruiti in classe energetica A.

Ed in questa direzione va fortemente perseguita una azione educativa – formativa, al contenimento dei consumi.

Occorre, quindi, muoversi almeno su tre direttrici :

I.    educazione al consumo razionale (bisogna rimuovere il principio secondo cui, tanto più un paese è ricco e tanto più deve consumare energia);

II.    incentivare il ricorso alle fonti di energia rinnovabili;

III.    adottare provvedimenti legislativi atti a favorire il contenimento in edilizia e le innovazioni che introducono risparmio.



Ambiente e Territorio



Il principio dello sviluppo sostenibile è ben definito nella normativa italiana e il dispositivo ripropone l’opportunità di individuare le risoluzioni di questioni che interessano attività umana ed ambiente, in un ambito in cui siano ottemperate, in modo equilibrato, anche le esigenze di carattere sociale ed economico.

Tuttavia si riscontra il fatto che la normativa non è stata applicata nel senso più sociale del termine, ma spesso ha privilegiato le istanze di carattere protezionistico, talvolta strumentalizzando situazioni locali di disagio sociale, con il risultato di mortificare le istanze di sviluppo economico e le aspettative di miglioramento dei livelli di qualità della vita, nei luoghi di residenza e lavoro.

Con riferimento a quest’ultimo aspetto, l’adeguamento e, più precisamente, l’ammodernamento del sistema infrastrutturale, sia materiale che virtuale, determina le condizioni di collegamento e relazione tra i diversi ambiti territoriali; pertanto, esso, nell’attuale organizzazione sociale, definisce i livelli dell’offerta qualitativa di un luogo antropizzato.

I criteri ed i parametri da utilizzare per definire, attualizzandolo, il concetto di sviluppo sostenibile, non può più prescindere dalla domanda di qualità della vita che, con modalità diverse, caratterizza, per le loro peculiarità geomorfologiche, paesaggistiche e socio-economiche, i territori e quindi anche gli ecosistemi.

E’ fin troppo evidente che nelle zone ad economia avanzata, i criteri dello sviluppo sostenibile devono essere influenzati maggiormente dalle esigenze di realizzabilità, mentre nelle aree interne e nelle zone economicamente svantaggiate devono prevalere i criteri della equità sociale; in ogni caso deve essere superato il concetto di sviluppo sostenibile univocamente valido per qualsiasi situazione ambientale, economica e sociale.

In una visione riformista attenta alle istanze che provengono dai cittadini, una moderna sinistra riformista, ed in particolare la componente socialista, sostiene e si adopera affinché la concezione dello “sviluppo sostenibile” che, pur nel superiore interesse di salvaguardare l’equilibrio dell’ecosistema globale, sia reso operativo in modo da tener conto delle diversità territoriali.

Ciò al fine di migliorare la qualità della vita in maniera diffusa sul territorio, ma tipizzata rispetto alle diverse esigenze. In particolare è necessario intervenire allo scopo di mitigare:

a)    i fenomeni di abbandono territoriale delle aree interne, che caratterizzano sempre più i territori ad economia debole, a rischio di soccombere ad insufficienze relazionali ed infrastrutturali;

b)    i fenomeni di saturazione dei sistemi di mobilità, caratterizzanti sempre più i territori ad economia avanzata, che sempre più spesso sono interessati da fenomeni di saturazione antropica ed inquinamento ambientale;

c)    la scarsa integrazione dei sistemi infrastrutturali nelle aree a forte densità residenziale e produttiva e specificatamente nelle aree metropolitane;

d)    ripensare ad un modello di trasporto e circolazione efficace in modo tale da ridurre i consumi, gl’impatti e l’inquinamento atmosferico ed acustico.

In questa direzione occorre aumentare l’offerta di trasporto pubblico con mezzi meno inquinanti e dotati di tecnologia ambientale avanzata per i consumi e riorganizzare i modelli di circolazione urbana ed extraurbana.

Occorre diminuire l’utilizzo del parco auto e per far questo occorre puntare sui trasporti pubblici su rotaia e su mezzi pubblici a basso impatto ambientale, puntare in modo serio a progetti di telelavoro che minimizzano gli spostamenti e quindi diminuiscono l’uso delle auto.

Occorre ripensare ad un sistema diverso per quanto riguarda il trasporto merci che viaggiano quasi tutte su gomma e occorre, quindi, spostare l’asse in modo graduale su altre vie come i porti navali e gli spostamenti su rotaia e sulle vie del mare.

Si propone di dare corso ad una grande iniziativa per il rafforzamento delle metropolitane urbane e il trasporto pendolare, che miri a ridurre davvero i tempi medi di percorrenza dei lavoratori, liberando energie produttive.

Con riferimento alle infrastrutture materiali, gli attuali strumenti di validazione basati su criteri e procedure unificate e codificate secondo parametri squisitamente tecnico-scientifici appaiono inadeguati.

Dovrebbero essere sostituiti da livelli di valutazione più avanzati, capaci di mettere a confronto competenze e conoscenze diverse ed in grado di dialogare e comunicare, secondo i principi della concertazione istituzionale, con tutti i soggetti portatori d’interesse, presenti ed operanti nei territori interessati dalle infrastrutture in progetto.

Ed in questo contesto rientra la grande questione politica del paesaggio italiano, costituzionalmente tutelato, che è stato, invece, in ampie zone semplicemente spazzato via.

Proponiamo che si ritorni a discutere di una legge urbanistica nazionale partendo dalla riduzione degli oneri di urbanizzazione in proporzione alla riduzione dell’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale.

Per quanto riguarda, poi, la protezione dell’ambiente, del paesaggio e della biodiversità, che è imprescindibile così come la difesa dei territori dall’uso non corretto; dagli abusi edilizi, dagli incendi dolosi e dagli inquinamenti industriali, siamo a favore di una azione politica dell’inasprimento delle pene che mirino ad aumentare i risarcimenti dei danni ambientali.

I socialisti sono a fianco dei cittadini e chiedono al governo che si dia corso alla costituzione di “Class action” per la difesa dei diritti ambientali e paesaggistici.






a cura di  Alessandro Battistoni

membro della Commissione Nazionale Ambiente – Energia PS

 
 
 
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