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I sentieri interrotti del Socialismo italiano

Post n°290 pubblicato il 21 Settembre 2009 da socialismoesinistra

Chi ha letto i miei interventi fino ad oggi nel merito di Sinistra e Libertà, sa che ne sono stato sempre un acceso sostenitore e che per me ha sempre rappresentato la speranza di una nuova prospettiva del “fare” la politica, in senso più pragmatico, innovativo e unitario.
Ho sempre auspicato che nascesse, grazie ad una iniziale alleanza di tipo elettorale, prima un fecondo dibattito, poi un serrato confronto nella base, e infine un rinnovato quadro di proposte politiche, mediante un vero soggetto unitario, ancorato solidamente al Socialismo europeo e in grado di parlare a tutti con una sola voce, anche se sempre dialogante con un coro.
Purtroppo però devo dire francamente che l’esito di Bagnoli mi ha deluso. Mi aspettavo un coinvolgimento capillare della base per ascoltare, già da tempo, con sondaggi e confronti, anche in sede territoriale e telematica, un programma di massima o per lo meno delle linee guida, invece non si è ancora d’accordo neanche sul simbolo che dovrebbe includere una non ben definita scritta sull’ecologia.
Si dà per scontato che l’ancoraggio al Socialismo Europeo verrà da sé, mentre incombe la sparizione anche dell’ultimo suo piccolo riferimento simbolico: la rosa del Socialismo europeo.
Si chiede sostanzialmente una doppia adesione: 30 euro per Sinistra e Libertà e 20 per il Partito Socialista. In sostanza 50 euro per avere cosa e in tempi di vacche magrissime e di disaffezione per la politica? Gli stessi referenti, lo stesso cartello elettorale con solo qualche incertezza in più sul simbolo. E col rischio che a portare pacchetti di tessere siano sempre i soliti danarosi per mantenere le posizioni di sempre.
Ammettiamolo francamente, con un prezzo così elevato, si poteva dare qualche certezza o qualche garanzia in più, almeno in merito a qualche grande vincolo comune, il minimo indispensabile. Dicono tutti di voler percorrere con decisione la via del Socialismo e del riformismo moderno ed europeo, e allora almeno un comune richiamo simbolico non sarebbe certo guastato.
Alle prossime regionali si rischia invece che l’unico simbolo socialista sia il garofano che spunterà di nuovo, con non sappiamo ancora quali petali, se freschi, appassiti oppure di plastica, nella prossima convention indetta da Bobo Craxi, e rivolta a tutti i “socialisti autonomisti”.
Bobo ha avuto e ha dalla sua il pregio della coerenza, dall’inizio ha sempre dichiarato di non credere in Sinistra e Libertà, di volere l’autonomia dei Socialisti e un partito non vincolato ad alleanze e schieramenti spuri, ma ancorato nella tradizione del riformismo italiano. E conseguentemente si è dimesso dalla segreteria nazionale, deciso a percorrere sino in fondo la sua strada. E’ una strada non facile, innanzitutto perché l’Italia non è un blog o face book, e la logica dei numeri è spietata così come il senso comune che non di rado è in piena rotta di collisione col senso storico. Lo stesso che vorrebbe che Bettino fosse considerato per quel che realmente ha fatto, e non per come avrebbe potuto essere condannato, anche se il giudizio del tribunale umano temo dovrà sfuggirci per sempre.
E dunque la questione è, per chi porta ancora quel nome e che ha la grande ambizione di non voler far morire l’identità socialista, con tutta la sua specificità storica e valoriale, di poter affermare serenamente parafrasando Fidel Castro: “La storia lo assolverà”
Evidentemente Bobo è già assolto, perché è assurdo che i figli paghino sempre e comunque gli eventuali errori dei padri, ma non lo è un partito che vincoli ancora la sua identità alla teoria e alla prassi craxiana, quella delle ripetute elezioni per acclamazione, quella dei legami coi poteri forti, quella della ricerca di finanziamenti anche senza starsi tanto a turare il naso.
E poi comunque, resta sempre un problema, non si costruisce una speranza, una identità e un futuro solo con le nostalgie e nemmeno coi nostalgici, anche se certamente, nemmeno con gli scetticismi.
Oggi il Socialismo che non può e non deve essere confuso con il blairismo, ha bisogno essenzialmente di tre fattori essenziali: primo che si creda, di nome e di fatto, in esso, nel Socialismo; secondo che si sappia coniugarlo non solo in maniera riformista ma anche in senso pragmatico e innovativo con la realtà, fino a rendere la sua politica rivoluzionaria, quella che batte strade mai tentate e nell’ambito rigoroso delle norme costituzionali; e infine di una grande tensione unita ad un grande esempio morale.
Solo chi incarnerà pienamente questi tre principi, potrà ambire a continuare a rappresentare degnamente la cultura e la tradizione politica del Socialismo italiano, dei suoi grandi fondatori e dei suoi massimi artefici.
Quella che dunque dobbiamo suscitare, al di là dei tentativi più o meno riusciti di fare la zuppa di pesce oppure il timballo al sugo, è una grande tensione verso la realizzazione e l’incarnazione di questo principio trinitario: fede nel socialismo, prassi e speranza etica e morale, amore per la condivisione realistica e pragmatica dell’attuazione dei suoi principi.
Io auguro a tutti il successo in questo difficile ma indispensabile sentiero spesso interrotto, come quello che si perde nella boscaglia e oltre il quale si va avanti solo con la speranza ed il senso dell’orientamento. Ovunque siano e ovunque vadano, li seguirò tutti, uno per uno, come un tafano socratico, pronto a dialogare e ad incalzarli sulla loro attuazione, sulla loro autenticità, sulla loro onestà, costi quel che costi, persino l’amarezza della cicuta.

Carlo Felici

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