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I doveri della Sinistra italiana-2

Post n°90 pubblicato il 27 Febbraio 2009 da socialismoesinistra

 

I doveri della Sinista italiana- parte seconda


Irridere la finta autonomia decisionale del governo Tremonti-Berlusconi, e progettare le politiche economiche fuori da ogni subalternità alle logiche del sistema finanziario.

2-Da queste riflessioni emerge quindi con chiarezza come la pretesa di dipingere questo governo del centrodestra,di cui Tremonti appare il cervello economico, come una affidabile trincea  per risparmiatori truffati dai pescecani della finanza internazionale ,sia solamente un prodotto sofisticato della capacità mediatica del Premier, e come nella sostanza risulti confermata ,anche nel caso di questo secondo governo Berlusconi, la solida continuità delle classi dirigenti della seconda repubblica nella garanzia degli interessi e delle logiche dei “Poteri Forti” ,primo fra tutti quello rappresentato dal sistema bancario e finanziario internazionale, che hanno diretto e alimentato i lineamenti fondamentali dello sviluppo del tipo di modello capitalistico oggi rovinosamente entrato in crisi .

In tal senso Tremonti rappresenta assieme al suo presidente del Consiglio Berlusconi,come già avvenuto in precedenza nel quinquennio 2001-2006, un ulteriore perfetto continuatore della linea di politica economica, avviata nel 92’ da Amato e Ciampi in conseguenza dell’attacco finanziario subito dal paese in quel periodo, e proseguita da Dini e Prodi nel 96’ in quanto effettiva condizione di ammissione nel sistema euro, con la sola evidente variante che il sistema è oggi in panne e gli interventi dei governi a copertura dei dissesti bancari sono una soluzione necessitata reclamata con urgenza dagli stessi poteri responsabili del corto circuito delle economie mondiali.

La continuità sostanziale nella azione delle classi politiche del paese,pur nelle diverse rappresentazioni di sé offerte al paese nei momenti elettorali, ha purtroppo assecondato e garantito il disegno delle grandi istituzioni finanziarie internazionali,tuttaltro che oscure, misteriose o occulte, che dal 93’ ha costantemente ipotecato la politica nazionale, pretendendo ed ottenendo lo smantellamento della economia pubblica italiana da una classe politica indebolita e delegittimata, perfettamente adeguata alla progressiva estraneazione dei governi sovrani dal compito primario della direzione e del controllo delle dinamiche economiche e sociali.

Questo disegno ha trovato purtroppo nel perseguimento dei programmi di privatizzazione una comodissima sponda anche all’interno di uno schieramento di centrosinistra perennemente alla ricerca di legittimazioni imprenditoriali esterne al proprio tradizionale arco di riferimenti sociali,o,ancor più, provenienti da ambienti internazionali tradizionalmente ostili,o diffidenti ,a cui mostrare una raggiunta nuova affidabilità di governo.

L’accettazione passiva di tale linea di tendenza nella gestione delle politiche economiche e sociali costituisce del resto la vera causa sostanziale della assoluta incapacità odierna dello schieramento di centro-sinistra di far pagare, in termini di perdita di consenso ,alla maggioranza di centro -destra una crisi del modello neoliberista della economia ,che viene, purtroppo non del tutto infondatamente, ritenuto da buona parte della società figlio di scelte che anche la stessa sinistra di governo ha assecondato,spesso con convinzione.

La realizzazione di questo disegno ,fortunatamente per l’Italia non ancora completato per ENI ed ENEL,ha prodotto inoltre un drammatico indebolimento della intera struttura produttiva del paese esponendo l’economia nazionale all’abbandono di interi settori della produzione di beni e servizi, come ad esempio la chimica l'elettronica,parte della siderurgia o della meccanica pesante, o la grande distribuzione.alimentare, e la perdita di ogni possibilità di condizionamento del mercato attraverso l'utilizzazione di grandi autonomi operatori economici pubblici in concorrenza con i privati. 

3-La crisi profonda di questo modello di sistema economico che ha sostituito nei paesi più sviluppati la leva finanziaria alla espansione produttiva , gettando, quale esempio topico del suo fallimento, la GranBretagna dell’epoca Blair in una crisi terrificante proprio per la sua concentrazione particolare nelle attività di investimento ed intermediazione finanziaria a livello globale, apre ora un nuovo scenario denso di incognite per le società occidentali.

Uno scenario che in ogni caso riapre in occidente una nuova occasione di iniziativa per tutti coloro che considerano i valori del Socialismo una concreta alternativa di civiltà a questo fallimentare modello di sviluppo,e lo interpretano come un patrimonio di analisi critiche e di programmi attorno ai quali costruire il tessuto culturale di riferimento di un progetto riforma complessiva delle strutture economiche della società.

Un tessuto culturale attorno a cui cominciare a riorganizzare nel paese le fila e le idee di una Sinistra dispersa e disorientata ,più per i propri demeriti che per le rutilanti boutade del grande affabulatore, presidente del consiglio,o per le tirate moralistiche del suo fedele apparente paladino dei risparmiatori,i quali, al di là delle quotidiane interviste, delegano in toto i contenuti della loro politica economica alle raccomandazioni del governatore della Banca d’Italia, affidando tutte le residue possibilità di azione del governo alle concessioni sui margini di sforamento del deficit che arrivano da Bruxelles,magari in seguito ai benevoli suggerimenti del Fondo Monetario …..………….Altro che impavido decisionismo anticipatore di una nuova etica finanziaria mondiale!

4- Il Socialismo Europeo, deve tuttavia tradurre in criterio di orientamento della sua azione politica la tesi, finora solo declamata senza l’assunzione di alcun conseguente atto di volontà politica, per cui il governo reale dei processi di globalizzazione e di unificazione dei mercati finanziari, che si dà per scontato dover difendere assolutamente da ogni ritorno a forme di protezionismo, o trova una istanza di governo, democratico e non tecnocratico, adeguato alla loro dimensione strutturalmente sopranazionale, oppure la gestione dello stato di emergenza delle economie mondiali rimarrà definitivamente una sovranità riservata alla perizia tecnica, tutt’altro che neutrale rispetto agli interessi sociali in campo, delle autorità monetarie e finanziarie, e del sistema bancario internazionale, esclusivo pilastro operativo dell’attuale modello dei rapporti economici .

Il recupero di una dimensione politica adeguata al livello delle reali dinamiche economiche in atto rappresenta la premessa di qualsiasi ripresa della iniziativa della Sinistra, ed il vero punto di partenza della sua capacità di ricostruire una nuova egemonia culturale nella opinione pubblica delle società sviluppate.

Il punto di partenza è quindi rappresentato dalla critica del ruolo svolto dai Centri decisionali delle Istituzioni finanziarie e monetarie sovranazionali, e dalle Tecnostrutture che ne costituiscono l’anima operativa, che in assenza di un progetto alternativo di regolazione dei rapporti economici mondiali , punto di riferimento di una critica riformista e democratica, di massa, sostenuta ed alimentata dalla forza politica del Socialismo Europeo , continueranno ad esercitare scelte fondamentali assolutamente vincolanti per i governi nazionali, al di fuori di qualsiasi processo formativo della volontà collettiva di natura democratica, andando a consolidare quel rapporto di subalternità ,ormai istituzionalizzato da tempo, a cui sono ridotte le autorità politiche dei governi democratici..

Tale impostazione implica la necessità che la sinistra in qualsiasi passaggio della propria pratica politica contesti in radice l’idea diffusa e consolidata, cara alle classi dirigenti, per cui l’economia da primaria esperienza umana e sociale debba ineluttabilmente essere considerata nel pensiero sociale una scienza assoluta ed oggettiv, che deve naturalmente essere sottratta al vaglio determinante dell’opzione politica nelle sedi della sovranità popolare democraticamente espressa.

In questa pietra angolare concettuale del pensiero unico neo-liberista risiede l’idea forza che giustifica le ragioni della “continuità nella subalternità” delle classi politiche italiane della seconda repubblica alle necessità ed alle logiche del sistema finanziario internazionale

La sinistra italiana,pena la sua definitiva sconfitta deve pertanto assolutamente lasciare questa assunzione delle logiche dei ‘Poteri Forti’ al centro -destra ,senza abbozzare alcun tentativo di recuperare un qualche ruolo in un compito così innaturale e contraddittorio con l’arco delle sue rappresentanze sociali e con il suo sistema di valori fondanti.

Al contrario una Sinistra rinvigorita sul piano culturale e dell’analisi critica deve lavorare per restituire alla” politica economica”,come sempre avvenuto in un passato neppure tanto lontano, il ruolo di tema centrale del dibattito politico di massa,sul quale la pubblica opinione deve diffusamente ricominciare a ragionare collettivamente quale problema centrale della qualità della propria vita sociale

In tal modo sarà possibile realizzare nella opinione comune una inversione non episodica dell’agenda culturale e politica del paese ,quale premessa della ricostruzione nella coscienza sociale di una nuova egemonia culturale attorno al sistema dei valori dell’Umanesimo Socialista, fondata sulla diffusione di una nuova coscienza critica delle responsabilità di un sistema dei rapporti economici e sociali, oggi in crisi profonda, che addirittura aveva preteso di chiudere la storia sociale dell’umanità.

 

 


Franco Bartolomei

Direzione nazionale del Partito Socialista


 

 

 

 

 

 

 

 

 
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