"Sono seduto su un grattacielo, vedo gli aerei passare
poi guardo giù , voglio saltare, voglio imparare a volare
e allora volo via...siamo in viaggio io e la mente mia,
guardami ho già spiccato il volo..."
Sarebbe bello imparare a volare ma per farlo
bisogna avere il coraggio di spiegare le ali e
lasciarsi andare nel vuoto.
Se esprimi un desiderio è perchè vedi cadere una stella...
Se vedi una stella è perchè stai guardando il cielo...
Se stai guardando il cielo è perchè credi ancora in qualcosa...
CONTATTA L'AUTORE
Nickname: faustina.spagnol
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![]() ![]() ![]() ![]() Età: 63 Prov: TV |
ADUNANZA 25
I regali più belli sono quelli inaspettati,
quelli che
agli occhi delle altre persone
non hanno alcun significato, ma per chi
li riceve ne hanno moltissimo.
E se chi fa questi doni li crea con le
proprie mani, pensando alla persona
che li riceverà, hanno ancora più valore...
e portano fortuna.
Grazie misti
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ANGELI
« La leggenda del vischio | Si ricomincia » |
Il Panevin Il Panevin è un'antica tradizione della nostra zona. Fin da quando ero bambina e vivevo in un'azienda agricola con nonni, zii e genitori, mi ha sempre affascinata. Quale bambino non ama vedere un fuoco scoppiettante che illumina una serata buia. Il Panevin non è altro che un grande cumulo di rami secchi, resti della potatura, legna, sterpaglie e quant'altro sia inutile e distinato ad essere bruciato. Spesso sulla sua sommità ci si mette un fantoccio con le somiglianze di una vecchia signora, "la vecia" (una specie di befana) responsabile di tutti i malanni e sfortune dell'anno precedente. Quando ero bambina, ogni famiglia organizzava il suo fuoco, mentre ora che sono rimaste solo grandi tenute lavorate a livello industriale, ci sono alcune persone che amano la tradizione e si prestano ad organizzare questi falò per il piacere di tutti, sia quelli che hanno dei ricordi legati a questo, sia a chi ne ha solo sentito parlare. Un po' di storia Anticamente presso l'antico popolo dei Veneti, questo falò serviva per evocare il ritorno del sole sulla terra, cioè l'allungarsi delle giornate, che inizia col solstizio d'inverno. Il fuoco serviva per celebrare questo giorno che nel calendario Giuliano coincideva col 25 dicembre. In seguito il Panevin perse le sue origini pagane assumendo una connotazione cristiana. Venne spostato al giorno dell'Epifania per ricordare i Re Magi che portarono i doni a Gesù Bambino. Secondo la leggenda i falò della campagna veneta furono loro utili per trovare la strada di Betlemme essendosi persi. Nella notte del 5 gennaio, allora come oggi, è un momento di unione e ritrovo per tutta la cumunità, davanti ad un bicchiere di vino caldo (vin brulè) e un pezzo di pinza ( dolce fatto con farina da polenta, uvetta e pinoli). Una delle principali tradizioni legate al Panevin è quella di osservare in che direzione va il fumo che si sprigiona dalla legna che brucia: in base a questo, si capisce come sarà il raccolto in quell'anno, buono o scarso. "falive a mattina, tol su el sac e va a farina" (se la direzione presa da fumo e faville è il nord o l'est, prendi in sacco e vai ad elemosinare) "falive a sera, de poenta pien caliera" (se la direzione è ovest o sud, il raccolto sarà buono, quindi la polenta riempirà la pentola). La sera del 5 gennaio, come ogni anno sarò davanti a quel fuoco, a guardare le faville, ad ascoltare le storie che immancabilmente raccontano gli anziani, a cantare le filastrocche contadine e scambiare quattro chiacchiere con le persone che come me guardano al futuro ma con un occhio anche al nostro passato. Tina |
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