pensieri in libertà

la leggenda del tortellino

Si mangiano  tutto l'anno, ma soprattutto durante queste festività.

I più bravi li preparano in casa, quelli come me si affidano a

chi fa questo di mestiere: sto parlando dei tortellini.

Non vi darò nessuna ricetta, non sono proprio la persona adatta

voglio solamente raccontare alcune leggende che parlano della loro nascita.

la leggenda dei tortellini emiliani

Si racconta che.....

In occasione di uno dei tanti conflitti fra due cittadine emiliane,

Modena e Bologna, perfino Venere, Bacco e Marte scesero

in campo, prendendo le parti di Modena. Secondo la leggenda,

le tre divinità, dopo una faticosa giornata, si sarebbero fermate per

la notte presso la locanda Corona a Castefranco dell'Emilia,

cittadina di confine fra le due provincie rivali.

Al risveglio, Venere chiamò l'oste, che inavvertitamente, entrò

nella stanza prima che la dea si fosse rivestita e, folgorato da tanta

bellezza, corse in cucina e preparò il primo tortellino come

tributo all'ombelico della dea.

La leggenda del nodo d'amore

Sul finire del Trecento il Signore di Milano Giangaleazzo Visconti,

si appostò con le sue truppe sulle sponde del fiume Mincio.

Nell'accampamento apportato per la notte il buffone Gonella

raccontò ai soldati una leggenda locale: di come il fiume fosse

popolate di splendide ninfe che di notte uscivano per danzare, ma

che una meledizione aveva condannato a traformarsi in orride streghe.

Durante quella stessa notte, le ninfe-streghe uscirono ed iniziarono

a ballare tra i soldati addormentati; il capitano delle guerdie, Malco, stava

vegliando e alzatosi improvvisamente ne inseguì una. Dimenandosi

la strega perse il mantello rivelandosi una bellissima ninfa, Silvia.

I due si innamorarono e si giurarono eterno amore; prima di tornare

nel fiume, la ninfa donò a Malco un fazzoletto dorato come pegno.

La sera successina, durante i festeggiamenti, Malco riconobbe tra le

danzatrici Silvia che, per amor suo, si era spinta fra gli uomini.

Gli sguardi che i due si scambiarono però, ingelosirono Isabella,

nobile dama invaghita del capitano, che denunciò Silvia come strega.

Le guardie intervennero per arrestarla, ma Malco permise alla ninfa

di fuggire. Imprigionato, il capitano ricevette la notte stessa la visita

di Isabella, che gli chiese perdono. In quel mentre, comparve anche

Silvia che propose all'amato l'unica via di fuga possibile: non sulla

terra, ma nelle acque del fiume. I due si diressero al Mincio, inseguiti

dalle guardie del Visconti: quando anche il signore di Milano giunse

presso il fiume, vi trovò solamente il fazzoletto di seta dorata annodato

dai due amanti per sigillare il loro amore.

Ancora oggi si ricorda la storia dei due innamorati, tirando una pasta

sottile come la seta, annodata come il fazzoletto dorato e arricchita

di un delicato ripieno...così nacque il tortellino di Valeggio sul Mincio.

                                                                               Tina