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Nabec e Noirin
Ero arrivata nel grande salone e in mano tenevo l’invito dove vi era stata incisa una rosa nera. I tendaggi erano color porpora, mentre enormi candele nere decoravano la sala. In un angolo l’orchestra, formata da archi, suonava una malinconica melodia. Indossavo un vestito grigio, che fasciava il mio corpo, facendomi sentire a mio agio; osservavo incuriosita la gente che piano piano entrava.
Discendevo da una nobile stirpe e ricevere inviti alle feste era all’ordine del giorno. Non sempre partecipavo a questi eventi…troppo noiosi, con gente altezzosa che rivolgeva la parola solo a persone del proprio stesso rango, ma quell’invito mi aveva incuriosita e così decisi di passare una serata nella speranza che succedesse qualcosa di interessante. Nella grande stanza un profumo di rose inebriò i miei sensi, chiusi gli occhi e respirai a fondo; mi sembrava di essere dentro ad un meraviglioso giardino. Ad un certo punto diedero inizio alle danze, così mi misi ad osservare le persone che ballavano; i colori dei vestiti delle dame, quasi si plasmavano l’uno con l’altro, gioielli costosi adornavano i loro colli e quelli sui polsi erano messi ancora più in risalto dai lunghi guanti che arrivavano fino ai gomiti. La serata non era per niente divertente e decisi di andare a prendere un po’ d’aria sulla terrazza. Uscendo, la musica e i rumori della sala diventarono più ovattati, respirai a fondo e alzai gli occhi al cielo: quella sera la luna piena splendeva con tutta la sua bellezza, la sua energia mi avvolse, trasmettendomi una strana sensazione. Non c’era nessuno li fuori, almeno era quello che credevo. Ad un tratto sentii un rumore e mi girai di scatto. Mi prese quasi un colpo quando vidi seduto in un angolo un ragazzo. La luce lunare non illuminava il suo viso e lui sembrava non voler uscire dall’ombra. Lo osservai in silenzio, ma ero imbarazzata e mi dicevo: “Ma perché non dice nulla? E’ da maleducati osservare una donna senza proferir parola, è molto sconveniente il suo comportamento”. Ma quello che mi lasciò a bocca aperta fu quello che accadde un secondo dopo che pensai quelle parole, perché dal canto suo, lui disse: “Non è sconveniente, sto solo osservando una ragazza che ha rapito la mia attenzione”. Cosa? Come aveva fatto a sentire quello che avevo detto se non avevo aperto bocca? Un brivido mi corse lungo la schiena e rimasi basita. Lui si alzò dalla sedia e mi venne incontro.
Era alto, gli occhi neri come la notte, lo smoking faceva intravedere i muscoli delle braccia. Sembrava forte e determinato, ma non nego che il suo sguardo incuteva un po’ di paura. Mi si avvicinò, mi prese la mano e con le labbra sfiorò la mia pelle (non avevo mai sopportato i lunghi guanti che si dovevano indossare durante queste feste, andando contro a tutte le regole dell’etichetta nobiliare). Restai pietrificata, sulle mie guance divampò un imbarazzante rossore. Lui alzò lo sguardo e mi guardò negli occhi, quasi come se volesse leggermi fin dentro all’anima…Lui con voce pacata disse: “Non devi temere, non aver paura di me. So leggere i pensieri della gente e i tuoi sono davvero interessanti. Sei alla ricerca di nuove emozioni e stare in mezzo a questa gente non ti soddisfa affatto. Io sono Nabec e sono qui con i miei fratelli. Siamo stati invitati dalla casata delle Rosa Nera, ma forse tu non sai le origini di questa famiglia. Danno una sola festa all’anno, è un importante evento per “TUTTI NOI.” Cosa intendeva dire con “TUTTI NOI”? Il suo discorso non mi era chiaro, ma lo trovavo molto affascinante con un non so che di oscuro. Mi invitò a ballare e io accettai molto volentieri, anche perché avevo intenzione di conoscerlo meglio. Danzare con lui era come fluttuare nell’aria, mi sentivo leggera, mi faceva sentire bene. Poi mi si avvicinò e all’orecchio mi sussurrò queste parole: “Tra poco accadrà una cosa particolare, per questa gente sarà sconvolgente, ma tu non dovrai temere, ti proteggerò io, perché sei la mia prescelta. Dopo ciò che accadrà stasera, non potrai più far ritorno dalla tua famiglia, perché ti porterò via con me.” Bene, era giunta l’ora del panicoooooooooo! Cosa stava dicendo? Cosa intendeva dire? Cosa stava per succedere? Mi sentivo stordita, disorientata, ma ad un certo punto l’orchestra smise di suonare, vennero chiuse tutte le vie d’uscita, sbarrando porte e finestre e la gente si guardò intorno impaurita. Dagli angoli della sala si fecero avanti alcuni ragazzi; avevano gli occhi neri con uno sguardo spaventoso e i loro corpi erano un fascio di nervi.
La gente iniziò a indietreggiare, arrivando al centro della sala (gli invitati saranno stati un centinaio) e poi si sentì urlare, le grida erano agghiaccianti e il sangue iniziò a sgorgare sul pavimento. Poi fu l’inferno! Nabec mi strinse forte a se con un abbraccio protettivo. Ero sconvolta e anche se avevo la mente annebbiata, capii che quello era un covo di Vampiri! Tremavo così tanto che mi sembrava che la temperatura fosse precipitata. Ma ero io che stavo precipitando, nel più profondo degli abissi. Lui mi guardò e mi disse: “ Ora avrai capito che non posso lasciarti andare, ti ho scelto e ora voglio assaggiare il tuo sangue. Sento che ha un buon profumo, ho l’acquolina in bocca da quando ti ho messo gli occhi addosso. Le gengive mi fanno male e non resisto più, ti voglio! Non cercare di resistermi, sarebbe tutto inutile. Ho letto i pensieri della tua mente e ho visto che hai il coraggio nel cuore. Sarai un’ottima compagna e ti farò conoscere posti che non avresti mai potuto vedere; andremo alle feste più belle, non ti annoierai mai e ti verranno donati degli straordinari poteri.” Io non capivo più quello che stava dicendo, questo tizio era impazzito! Dov’è che voleva portarmi? E chi glielo aveva chiesto? Io di certo no! Ma non riuscii a finire la frase…mi strinse ancora più forte e si avventò sul mio collo. Prima mi diede un bacio, ovviamente vicino alla mia giugulare e poi cercò i miei occhi. I suoi canini erano di un bianco scintillante e si erano allungati in modo spropositato.
Non avevo via d’uscita…anche se mi fossi liberata da lui, intorno a me c’erano altri 20 vampiri che mi avrebbero uccisa in un minuto. Mi rassegnai e chiudendo gli occhi piegai il collo, attendendo il mio destino. Sentii la sua fame, mi azzannò la carne con avidità. Il dolore fu acuto, intenso, ma durò pochi istanti, trasformandosi poi in puro piacere. Forse stavo impazzendo? Come faceva a piacermi il fatto che un tizio stava cenando col mio sangue? Eppure non so come spiegarmi…ma fu una sensazione indescrivibile, quasi eccitante. Mi sentivo debole, stordita, stava succhiando la mia energia, ma ad un tratto si fermò. Mi guardò fisso negli occhi, con la lingua si ripulì la bocca dal sangue e mi baciò.
Era soddisfatto, ma non era ancora finita. Si tagliò il polso e versò il suo sangue in un calice, porgendomelo. La nausea mi fece girare la testa, ma ero talmente debole che lui prese l’iniziativa e versò alcune gocce nella mia bocca. Appena sentii il gusto, scoppiò in me un nuovo desiderio, dovevo assolutamente bere quell’ambrosia. Bevvi avidamente, come se fossi stata un giorno nel deserto senza acqua. La sete era forte e Nabec dovette strapparmi il bicchiere dalle mani. Poi lui mi disse: “Ora cambierai, non aver paura, dovrai solo morire.” Dovrò cosa? Cosa avevo fatto? Cosa mi aveva fatto? Cosa stavo diventando? Mi sentivo smarrita, stavo male, tanto male da sentire il sangue trasformarsi in lava nelle mie vene. Il mio corpo stava bruciando da dentro e forti dolori allo stomaco mi stavano mozzando il respiro. Poi sentii un dolore acuto ai polmoni, non riuscivo a respirare…stavo morendo…il buio mi avvolse completamente.
Non so di preciso quanto tempo rimasi in quelle condizioni, so solo che quando aprii gli occhi, ero ancora confusa. Non sentivo più nessun dolore, anzi stavo bene, ma avevo una sete pazzesca. Mi trovai in una stanza buia e Nabec era li al mio fianco, con lo sguardo preoccupato. Provai ad alzarmi dal letto, ma le vertigini me lo impedirono. Lui mi prese al volo e mi abbracciò dicendomi: “Benvenuta nel mio mondo cara Noirin, come ti senti? Lo so che sei ancora confusa. Ti ricordi quello che è accaduto due giorni fa?” Due giorni fa? Avevo forse dormito per due giorni interi? Cercai di aggrapparmi ai ricordi e fu come un fulmine a ciel sereno. Di una cosa ero sicura: ero morta! In quegli istanti credetti di impazzire ma lui mi abbracciò dicendomi che era ora di partire. Sentivo il mondo intorno a me in modo diverso, riuscivo a percepire i rumori lontani, riuscivo a sentire le chiacchiere della gente in strada come se fosse stata li, a due passi da me. Sentivo i profumi in modo più intenso e soprattutto avevo sete, una sete mai provata prima. La bocca mi faceva male e Nabec mi offrì il suo collo. Non me lo feci dire due volte e lo morsi come fosse la cosa più naturale del mondo. Riuscivo a sentire i suoi pensieri e lui rispondeva ai miei…Eravamo un tutt’uno, un’unica cosa. Poi lo baciai e non ebbi più paura. Avevo desiderato di vivere una nuova esperienza, ma la pagai con la mia vita. Ero come se fossi stata catapultata in una nuova dimensione entrando a far parte della casata della Rosa Nera, ero diventata una di loro. La sete era tanta e Nabec mi avrebbe insegnato a cacciare.
(Immagini tratte dal web)
fla |
Ho una predisposizione naturale a dialogare con la parte più oscura di me stesso. Da questa macchia nera ricevo input, ispirazione e tanti sogni.
Mi sono ispirato spesso agli incubi perché per me il cinema è un sogno o un incubo, a seconda dei punti di vista, e ritengo sia importante riuscire a pescare nel proprio immaginario notturno.
Dario Argento
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