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Calengol vs Felmac

Post n°996 pubblicato il 24 Marzo 2012 da padmaja
 

 

 

Eravamo armati fino ai denti per la battaglia. Stavolta il nemico giungeva dal mare. Un’orda di demoniaci esseri, nati dalle viscere dell’oceano, stava per colpire.

Le navi erano pronte, eravamo carichi di adrenalina, quei maledetti dovevano morire! Avevano già distrutto molte contee, sequestrando molte donne a alcuni dei nostri compagni. Non c’era tempo da perdere. Il Gran Consiglio ci aveva dato il permesso di attaccare, per sconfiggere il nemico una volta per tutte. Lance, archi, frecce dalle punte avvelenate, possenti arpioni, spade affilate e la mia balestra a ripetizione, erano le armi che avevamo a disposizione e ovviamente un po’ di sana incoscienza, visto ciò che ci aspettava. Dal canto nostro avevamo anche qualche sorpresa in serbo, ma svelerò il tutto più avanti.

Salpammo all’alba e la bruma copriva con un velo il mare davanti a noi. L’elettricità nell’aria era quasi palpabile e la rabbia faceva ribollire il nostro sangue. Eravamo stanchi di tutti quei soprusi, stanchi di non poter vivere in pace, di dover sempre stare in allerta, giorno e notte. Era giunta l’ora della vendetta!

Il Popolo dei boschi contro il Popolo delle Maree, sarebbe stato un giorno epico!

 

  

 

Mai si era visto una flotta di navi così numerosa e tutto grazie ai nostri alleati, anche se pirati sanguinari, ci avevano offerto il loro aiuto per distruggere quei demoni del mare, in quanto anch’essi subivano da tempo i soprusi del Popolo delle Maree.

Il giorno trascorse studiando piani d’attacco, preparando le armi, rifocillandoci a dovere. La notte ci venne incontro e noi eravamo pronti.

Ad un certo punto calò un silenzio spettrale, le onde del mare iniziarono ad incresparsi, ma la luna era ancora dalla nostra parte e illuminava a sufficienza la nostra visuale.

Ed ecco, l'ora era giunta!  Un’orca assassina stava avanzando verso di noi!

 

Dietro di lei, uscirono dal mare le navi di Felmac! Era un essere assetato di potere, senza scrupoli, un assassino nato dagli abissi più neri. Una visione da brivido, da far gelare il sangue nelle vene. Sembrava tutto così assurdo, ma il loro potere era sicuramente un dono del dio del mare.

 

 

Le navi portavano con loro la feccia del mare, demoni coperti di alghe, deformi esseri, un tempo umani e ora plasmati con le creature del mare. Tra di loro c’erano anche i nostri compagni sequestrati, ma ormai erano passati dalla parte del nemico, non per loro scelta, ma le loro menti erano in pugno a Felmac.

 


Con le navi eravamo alla pari, ma il bello doveva ancora arrivare!

Il nemico cercò di circondarci, mentre sotto di noi gli squali erano pronti per dilaniare i corpi dei caduti.

Non sprecammo altro tempo, aspettammo che si avvicinassero e con gli arpioni placcammo le loro navi. Lo scontro fu devastante, le loro spade erano intrise col veleno delle loro sorelle meduse, mentre i loro corpi erano puntellati con pezzi di corallo tagliente. Il sangue iniziò a sgorgare e gli squali sembravano impazziti. Chi cadeva dalle navi non aveva speranza alcuna; i loro corpi venivano resi a brandelli da centinaia di esseri affamati.

 


Intercettai Felmac, doveva pagare per tutto questo male; estirparlo dalla faccia della terra era il mio unico obiettivo e per farlo dovevo invocare la forza degli Elementi. L’acqua non sarebbe potuta venire in nostro aiuto, in quanto era sorella di Felmac, e non avrebbe di certo potuto scontrarsi col figlio delle maree.

Il mio era un antico popolo e ci eravamo sempre battuti per mantenere l’equilibrio e la pace nelle nostre terre, nel rispetto di ciò che ci circondava; Madre Natura non era stata a guardare e ci aveva donato un amuleto da usare solo in caso di estrema necessità.

Quindi questo era il momento giusto!

Io Calengol, figlio dei boschi, invoco il potere di Madre Terra, affinché gli Elementi alleati vengano in nostro aiuto!

Il vento iniziò a soffiare, travolgendo il nemico gettandolo in quel mare,  ormai tinto di rosso.

 


Le lame delle nostre spade divennero infuocate, permettendoci così di trafiggere i loro corpi senza alcuna pietà. Le grida erano strazianti ma non dovevamo arrenderci, non ora; a denti stretti e coi corpi feriti, ormai allo stremo delle forze non potevamo mollare, questo no, mai!

Colpi di spade, frecce avvelenate,  usavamo come armi anche gli arpioni, era il caos…

Ad un tratto sentimmo tremare il pavimento delle navi, sembrava che il mare ruggisse. Un boato ci fece sobbalzare e dal mare emersero degli isolotti, facendo incagliare le navi del nemico. Appena le loro navi persero il contatto con l’acqua del mare, si disintegrarono, trasformando in polvere quei demoni acquatici!

Guardai Felmac negli occhi e non voleva arrendersi quel bastardo!

“Devi morire, devi sparire dalla mia vista, devi disintegrarti davanti a me e il vento spargerà le tue ceneri, ma non nel mare che tanto ami,  sarebbe un regalo troppo grande per te, quindi invoco i Guardiani delle Terre del Vento affinché esilino i tuoi resti in un luogo dove sigilli magici ti impediranno di risorgere!”

Puntai su di lui la mia balestra e distraendosi per un secondo guardando la sua ciurma inerme, gli scagliai contro le frecce avvelenate; il veleno che avevo usato era stato preparato con le erbe più velenose dei boschi e ora stavano entrando nel suo corpo, facendolo marcire e gridare per il dolore.

“Felmac, non avresti dovuto sfidarmi, non sapevi di certo qual era il nostro vero potere. Le cose a volte non sono come sembrano, avresti dovuto informarti meglio. Il Popolo dei Boschi è custode di molti segreti e poteri, quindi ora ho avuto la mia soddisfazione annientandoti!”

Felmac era accasciato sul pavimento della nave e divenne un pugno di alghe secche; raccolsi i suoi resti e li consegnai ai Guardiani delle Terre del Vento.

 


Lo scenario che si aprì davanti ai nostri occhi era pazzesco. Il mare si era tinto di rosso per chilometri, mentre gli squali banchettavano coi resti delle vittime. Molti guerrieri del mio popolo erano morti, non avrebbero più fatto ritorno alle loro famiglie…eroi, le cui anime, vagheranno in questo oceano per l’eternità…non sarà una tomba amara, in quanto Felmac era stato distrutto e con lui tutta la sua flotta di morte!

I nostri amici pirati erano riusciti a saccheggiare le navi nemiche prima che si disintegrassero; navi che custodivano i tesori del mare, quindi un bottino davvero succulento.

Facemmo ritorno ai nostri villaggi, stremati per la battaglia, ma con la soddisfazione nel cuore: un altro demone era stato distrutto.

Per ora godiamoci questi momenti di pace, in quanto non sappiamo cosa ci riserverà il futuro.

 

fla

 

 

 
 
 
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Ho una predisposizione naturale a dialogare con la parte più oscura di me stesso. Da questa macchia nera ricevo input, ispirazione e tanti sogni.

 

Mi sono ispirato spesso agli incubi perché per me il cinema è un sogno o un incubo, a seconda dei punti di vista, e ritengo sia importante riuscire a pescare nel proprio immaginario notturno.

Dario Argento


 

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