vivi e lascia vivere

Yasha vs Haridek

Il mio viso è logoro di sangue, il mio cuore batte a mille e non so dove mi trovo. Scavo nella memoria e l’ultima cosa che mi ricordo è di aver sentito un forte dolore alla testa e poi il buio mi ha completamente avvolto. Eravamo entrati nel castello di Haridek, per soccorre  i nostri compagni imprigionati nelle segrete, ma le sue guardie ci avevano teso un’imboscata. Mi trovo incatenata insieme agli altri prigionieri, un odore acre riempie la stanza e i lamenti sono come spilli nella mia testa. Dovevo pensare ad una soluzione, lo dovevo fare per il mio popolo che aveva investito su di noi le ultime speranze. Haridek era stato esiliato in quel posto dimenticato da Dio, si nutriva di solo male, terrore e dolore; gioiva nel vederci agonizzanti e disperati, provava gusto nel sentire le nostre suppliche. "Giuro che se mi libero da questa prigione ti cancellerò dalla faccia della terra, parola di Yasha!!!"

Per fortuna indosso ancora i miei stivali e al loro interno è ben custodito il mio stiletto. La prigione è buia, quindi non rischio di farmi vedere dalle guardie. Non è per niente facile, ma alla fine riesco a togliermi lo stivale, liberando il pugnale d’argento; lo faccio scivolare dietro di me, riesco a prenderlo tra le mani e provo a tagliare le corde che mi cingono i polsi. Dopo un’ora riesco a liberarmi e in silenzio aiuto i miei compagni; un barlume di speranza ci fa sospirare, ma come saremmo usciti da quella prigione? Le finestre erano troppo alte e non c’erano appigli su cui aggrapparci. Poi mi venne in mente che qualcuno di noi aveva portato con se del liquido corrosivo, fatto con il succo di foglie velenose che avevamo trovato lungo il nostro cammino, nella palude di Sriden.

Non sapevo se quel compagno fosse ancora vivo; domandai sottovoce chi avesse quell’infuso e fortunatamente Jack era proprio li, a due metri da me. Aspettammo che arrivasse il cambio della guardia, da un turno all’altro la prigione rimaneva sguarnita di protezione per un quarto d’ora, appena sufficiente per attuare il nostro piano. Spargemmo il liquido sulle sbarre e con tutta la nostra forza piegammo quelle lastre di metallo come fossero burro. La fuga verso l’uscita fu una corsa contro il tempo, mi facevano male i polmoni e l’umidità di quel posto non aiutava di certo. Alcuni di noi riuscirono a scappare nel bosco, dove avevamo nascosto alcune armi. Con il resto della milizia ci nascondemmo nei sotterranei del castello, in attesa di rinforzi. Armati fino ai denti, fecero ritorno i nostri amici, consegnandoci spade, lance e scudi. Ma avevo un asso nella manica e volevo provare ad utilizzarlo. Una mia amica, maga di un regno vicino, mi aveva scritto su una pergamena un potente incantesimo da usare in caso di necessità, quindi l’ora era giunta. Haridek aveva radunato i suoi seguaci nel grande salone e stavano discutendo sul tipo di pena da infliggerci, ma aveva fatto male i suoi conti, noi eravamo assetati di sangue quanto lui e stavamo pregustando la nostra vendetta.

  Estrassi la pergamena dalla mia armatura e pronunciai queste parole:

"In questo luogo di terrore io annaspo

che la vita si fermi immediatamente in questo posto

oscurate la vista a questi maledetti

e date la forza a noi che siamo gli eletti

il potere che giace sopito nel nostro cuore

sgorgherà con potenza e ardore

chiedo aiuto al sacro amico alato

dalle viscere della montagna chiamo il mio drago

invoco la potenza dei venti,

affinché squarci le mura con soffi potenti

vieni a noi essere arcano

giungi a noi, tu che dei cieli sei il sovrano

uccidere Haridek è la nostra richiesta

e potrai farlo staccandogli la testa!"

Le guardie corsero dal loro sovrano per avvertirlo della nostra fuga, ma il mio rito le bloccò all’istante, avvolgendole nel torpore delle ombre. Sentimmo un forte boato, le mura del castello si sgretolarono sotto ai nostri occhi; il drago aveva ascoltato la nostra supplica, scese in picchiata verso Haridek e gli staccò la testa di netto, divorando poi anche il resto del corpo. Ci inchinammo di fronte al nostro amico alato, dimostrando così la nostra immensa gratitudine. Con la morte di Haridek, tutto il suo esercito si  dissolse nell’aria; corremmo fuori dal castello e dietro di noi rimase solo polvere. Eravamo liberi e pronti a far ritorno alle nostre terre. Un altro nemico sconfitto, un’altra battaglia vinta grazie ad un’antica alleanza tra uomini e draghi. Davanti a noi stava sorgendo una nuova alba e per questa volta la strada del ritorno sarà protetta dai nostri amici alati.

(Immagini tratte dal web)

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