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Il sigillo di Afied

Post n°1014 pubblicato il 30 Agosto 2012 da padmaja
 

 


Il mio villaggio si trovava nel cuore della foresta, io sono Afied figlia del Popolo delle Querce. Il nostro compito è sempre stato quello di proteggere il nostro territorio dagli assalti del terribile Svat, Signore delle Ombre e sposo della Strega della Palude Velenosa.

La nostra quotidianità era sempre messa alla prova dalla loro sete di sangue; rubavano i nostri raccolti, rapivano le ragazze in età da marito, facendole diventare spose-schiave e torturavano i prigionieri con sevizie atroci, di loro restava solo un grido eterno tramandato dal vento.

Per molti anni cercammo di studiare nuove strategie d’attacco, ma senza avere grandi successi. Ormai decimati e stremati sia fisicamente che mentalmente, decisi, con l’aiuto di alcuni compagni, di intraprendere un viaggio per raggiungere il leggendario popolo dei Figli della Roccia. In molte altre occasioni avevamo cercato questo popolo senza trovarne traccia alcuna. Ma alcuni giorni prima feci un sogno particolare: mi trovavo in un luogo a me sconosciuto, non riuscivo a distinguere ciò che mi circondava, ma sentivo la voce di qualcuno che mi stava dando indicazioni; in un primo tempo non capii, ma poi nella mia mente fu vivido il suo messaggio: mi stava dando le coordinate per raggiungere i nostri futuri alleati e io ero intenzionata a trovarli. Mi rendevo perfettamente conto che il viaggio si sarebbe basato su una mia visione e che nulla era certo, ma non avevamo altra scelta e così partimmo col cuore gonfio di speranza. Furono giorni difficili, ci davamo il cambio per stare di guardia, in quanto Svat poteva essere ovunque;

 

 

decidemmo di seguire un nuovo tragitto ma ben presto raggiungemmo una palude da cui proveniva un odore nauseabondo. Non c’erano altri vie di accesso e dovevamo per forza oltrepassarla. Blif si fece coraggio e andò per primo, io avevo il cuore in gola, ma quello che accade mi pietrificò all’istante; accidentalmente sprofondò con un piede nella melma e fu immediatamente  avvolto da ortiche e spine che lo smembrarono in un batter di ciglia; le sue grida si levarono alte, credetti di impazzire, accadde tutto troppo in fretta…su tutti noi calò un silenzio spettrale. Avevamo sottovalutato il male che albergava in quel posto maledetto, ma non avrei mai creduto che potesse accadere una cosa simile, senza poter reagire in alcun modo, visto che il tutto accadde in pochi secondi. Ma mi balenò in testa un pensiero devastante: eravamo davanti alla palude velenosa.

 

 

Optammo per un'altra passaggio e ci arrampicammo sugli alberi, nostri fratelli e custodi della Terra. Loro ci avrebbero protetto, sorreggendo i nostri corpi, permettendoci così di oltrepassare quel luogo diabolico. Arrivati dall’altra parte ci trovammo difronte ad un monte imponente...il mio cuore perse alcuni battiti per l’emozione; qualcosa in quel luogo mi era familiare, ebbi come un déjà vu: era il paesaggio che avevo visto nel mio sogno, forse eravamo vicini alla meta? Avanzammo con la speranza nel cuore, ma il sole stava calando, lasciando spazio alle ombre; la notte dava potere a Svat, quindi decidemmo di rifugiarci in una delle grotte che il monte offriva…avevamo bisogno di riposare ed eravamo ancora tutti sconvolti per la perdita di Blif. L’alba non tardò ad arrivare, ma durante il sonno fui tormenta da incubi spaventosi: avevo visto il futuro della nostra missione e i nostri corpi giacevano inermi in un lago di sangue. Cercai di spazzare via quei nefasti pensieri e proseguimmo il viaggio, arrampicandoci sul monte per cercare coloro che avrebbero potuto aiutarci. Arrivati sulla vetta, il panorama che ci si presentò dinnanzi ci lasciò senza fiato; sembrava che fossimo entrati in un’altra dimensione: il profumo di fiori inebriò i nostri sensi, il sole scaldò dolcemente le nostre guance e una leggera brezza mi scompigliò i capelli, mi sembrava di sognare. Ad un tratto ci vennero incontro due guerrieri armati fino ai denti e ci scortarono fino al loro villaggio. Tutti ci guardarono basiti, eravamo stremati, affamati, distrutti e con una richiesta d’aiuto da proporre. Il capitano delle guardie, ci fece portare acqua e cibo, ci fece sistemare nelle stalle dove ci permise di riposare per una mezz’ora. Quando ci chiamò, mi inginocchiai davanti al suo cospetto e gli raccontai del nostro villaggio, della piaga che ci affliggeva da molti anni. Non si stupì quando nominai Svat, infatti lo conosceva molto bene e il male che aveva fatto a diversi popoli era arrivato tramite l’eco delle montagne. In quei giorni aveva ricevuto diverse richieste d’aiuto per lo stesso motivo, quindi voleva dire che eravamo in tanti a volere che sparisse definitivamente dalla faccia delle terra. Radunò anche gli altri guerrieri giunti dalle terre limitrofe alla nostra, il Gran Consiglio stava aspettando solo noi. Vicino al capitano c’era una ragazza vestita di verde, con un mantello fissato al vestito con una spilla fatta di foglie brillanti; lunghi capelli contornavano la sua figura.

 

 

Continuava a fissarmi, non ne capivo il motivo e le rivolsi uno sguardo interrogativo. Prese la parola per prima e rivolgendosi a tutti i presenti disse: molti di voi sono giunti al nostro cospetto molte lune orsono e finalmente le nostre speranze stanno prendendo vita. Lei è Afied, figlia del Popolo delle Querce e da quello che vedo non sa ancora che lei sarà la nostra arma vincente. Non riuscivo a capire quello che aveva appena detto, ero basita…io sarei stata l’arma vincente? Ma se ero disperata come tutti loro, ma se erano anni che il mio popolo soffriva per i soprusi di Svat! Mi rivolsi a lei dicendole che non sapevo di cosa stesse parlando e volevo chiarezza. La risposta non tardò ad arrivare e mi disse: giorni fa tu hai avuto una visione in cui avevi intravisto la via per raggiungerci, ebbene tramite il sogno sei entrata in una nuova dimensione, il tuo dolore, la tua disperazione ti ha fatto arrivare ad un livello superiore, dentro di te è esploso il potere del tuo popolo, la linfa delle querce scorre impetuosa nel tuo sangue e tu sei il sigillo che potrà intrappolare Svat per sempre. Spalancai gli occhi, non mi sentivo degna delle sue parole, ma nella mia mente quelle frasi mi resero consapevole che forse mi stavo trasformando…Non ci avevo dato molto peso, ma nei giorni precedenti avevo sentito nel mio corpo una strana sensazione, ma avevo talmente tanti pensieri in testa che non avevo dato ascolto alla mia anima…infatti ero riuscita a sentire l’energia degli alberi che ci avevano salvato dalla palude, ogni volta che toccavo una foglia mi sentivo forte, adrenalinica. Guardai la dama verde e crollai in ginocchio davanti al Gran Consiglio, dicendo: nelle vostre mani sarò come creta, plasmatemi, voglio sapere di più su questo mio nuovo potere e su come potrei distruggere Svat. La dama mi prese le mani e mi aiutò ad alzarmi, mi sentivo protetta e al sicuro, mi guardò negli occhi e poi si rivolse a tutti i guerrieri presenti: dobbiamo fare da scudo ad Afied, lei avrà bisogno della nostra protezione; raggiungeremo le terre di Svat, arriveremo all’alba, visto che la luce indebolisce i suoi poteri e poi Afied scatenerà i suoi poteri tramite la forza degli alberi. Sempre più basita ascoltai le sue parole e non sapevo ancora come avrei potuto sconfiggere quel bastardo maledetto. Ci incamminammo, guidati dal Popolo dei Figli della Roccia che per fortuna conoscevano una via diversa da quella che avevamo fatto noi, così avremmo evitato di passare attraverso la palude velenosa. Il regno di Svat era vicino e io tremavo al solo pensiero. Ci appostammo nei pressi del castello; quest’ultimo era circondato da una fitta boscaglia e i rovi proteggevano anche gli ingressi, circondandolo completamente. Le sentinelle fiutarono la nostra presenza e diedero subito l’allarme. Vedemmo Svat osservarci dalla torre più alta, aveva un ghigno ben stampato in fronte e al suo fianco c’era anche la sua compagna nefasta. Lo scontro fu immediato e i miei compagni lottarono con tutte le loro forze per proteggermi, finché la dama verde mi disse: Afied, ascolta i tuoi fratelli alberi, senti la linfa che scorre nel tuo sangue, invoca i tuoi antenati e il potere che alberga in te! Abbraccia l’albero che sta al tuo fianco e lasciati guidare dal suo potere.

 

 

Seguii alla lettera quanto mi aveva detto e appena toccai l’albero, sentii una scossa dentro di me, il cuore accelerò i suoi battiti, sentii il sangue scorrere veloce, una forza straordinaria pervase tutto il mio essere e riuscii a sentire l’energia degli Elementi! Ogni foglia che toccavo moltiplicava la mia forza, quindi diressi il mio sguardo verso Svat dicendo: io sono Afied, colei che distruggerà te e il tuo regno, inchinati dinnanzi al mio potere, inginocchiati bastardo, io sarò la tua distruzione! Invoco il potere degli alberi, aiutatemi fratelli, spargete la vostra linfa su questa terra funesta, il male soccomberà grazie alla vostra potenza. A quel punto crollai e appena le mie mani sfiorarono il terreno, dal mio corpo partì un fulmine che sfiorò Svat, lui vacillò incredulo; cercai di concentrarmi meglio e con tutta la rabbia che avevo in corpo proiettai la mia energia dritta al suo cuore.

 

 

Si sentì uno schianto, presi in pieno petto Svat che cadde a terra assieme alla sua compagna. Mi concentrai più intensamente, mentre i miei compagni continuavano a proteggere i miei passi. Avanzai fino ad arrivare ai piedi del castello e colpo dopo colpo ridussi in cenere ogni mattone, violando quel regno fatto di puro male, distruggendo ogni suo seguace. L’ira del mio popolo aveva avuto finalmente soddisfazione, mi sentivo indistruttibile, ma la dama verde mi fece bloccare dalle sue guardie dicendomi: attenta mia cara Afied, non sai come controllare i tuoi poteri e ora che hai scatenato la tua forza devi calmarti, altrimenti ferirai anche i tuoi compagni. Respira a fondo, hai distrutto Svat, ma ora dovrai esiliare la sua anima nella Terra del non ritorno. Nella mia mente avevo un vortice di pensieri, ma percepii con nitidezza alcune parole e senza pensarci due volte dissi: Svat, Signore delle Ombre, io ti ordino di lasciare per sempre queste terre che ora sono state benedette con la linfa sacra degli alberi. Ti esilierò in un luogo che sarà per sempre la tua tomba; avrai come guardiani due alberi di quercia intrecciati e io sarò il sigillo. Ad un tratto le porte della Terra del non ritorno si spalancarono dinnanzi a noi, sopra le nostre teste guizzarono gli spettri delle nostre vittime e le loro grida furono come spilli nelle nostre menti. Dentro di me sapevo già quale sarebbe stato il mio destino, mi voltai verso i miei compagni e verso la dama verde, mi inchinai davanti a loro dicendo: sono onorata di aver potuto combattere al vostro fianco, la missione è stata portata a termine con successo, ma i miei giorni su questa terra sono finiti. Appena pronunciai l’ultima parola, davanti a me si materializzarono due enormi querce,  i loro rami si intrecciarono fra di loro e mentre l’ultimo spettro entrò nella Terra del non ritorno, presi il pugnale, tagliai un ramo e trafissi il mio cuore. La mia vita e la linfa degli alberi si plasmarono, formando il sacro sigillo di Afied.

 

(Immagini tratte dal web)

 

fla

 


 
 
 
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