L’Amore per i Libri by Libreria Aiace Roma Montesacro

Leggere leggere

A chi ama i Libri – LIBRERIA AIACE ROMA MONTESACRO

La libreria Aiace di via Ugo Ojetti 36, Roma, è un punto speciale per i lettori e le lettrici di Roma. Ci potete trovare saggi, romanzi, riviste, raccolte di poesie a prezzi incredibili, perché la caratteristica comune a tutti questi libri è che sono usati. Nessun imbarazzo, quindi: aprendo a caso una pagina o iniziando a divorare il testo non si ha la sensazione di profanare qualcosa di sacro che andrebbe conservato così com’è, bianco, immacolato e senza orecchie laterali. Qualcuno prima di voi ha già letto quel libro e lo ha già arricchito di quella patina antica che lo rende così prezioso.

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Striscia Letteraria: Il Piccolo Principe

” Sei anni fa ebbi un incidente col mio aeroplano nel deserto del Sahara. Qualche cosa si era rotta nel motore, e siccome non avevo con me né un meccanico, né dei passeggeri, mi accinsi da solo a cercare di riparare il guasto. Era una questione di vita o di morte, perché avevo acqua da bere soltanto per una settimana… Potete immaginare il mio stupore di essere svegliato all’alba da una strana vocetta: Mi disegni, per favore, una pecora ? … E fu così che feci la conoscenza del piccolo principe “.

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Scrittori Italiani: Matteo Villani – Pietro Aretino – Torquato Tasso

Torquato Tasso

Scrittori italiani della Fondazione Pietro Bembo

Scrittori italiani della Fondazione Pietro Bembo è una collezione editoriale di Classici della Letteratura italiana fondata da Dante Isella, Giorgio Manganelli e Mario Spagnol nel 1987. I volumi sono pubblicati presso l’editore Guanda. I direttori che si sono succeduti sono, in ordine temporale, i seguenti: Dante Isella, Giorgio Manganelli, Giovanni Pozzi, Pier Vincenzo Mengaldo. L’attuale direttore della collana è Alfredo Stussi.

I titoli usciti comprendono un periodo che va dal Duecento al XX secolo: dalla trattatistica del Seicento ai poemi sbilenchi, da enigmatici poeti a scrittori irregolari, scrittori dimenticati o malamente letti, rimatori.

Matteo Villani

Continuatore della Nuova Cronica del fratello Giovanni, morto nel 1348 di peste, nacque a Firenze alla fine del XIII secolo. Le notizie sulla sua vita sono assai scarse: si sa che come il fratello fu associato ai Buonaccorsi, dei quali fu rappresentante a Napoli. Morì anch’egli in un’epidemia di peste, nel 1363. La sua opera, composta di undici libri, fu brevemente continuata dal figlio Filippo. Proprio la morte del fratello lo portò a continuare la Nuova Cronica, dove traspare il suo impegno a ricercare fonti e a documentarsi sui fatti. Di particolare importanza è la parte relativa alla peste del 1348, dove emerge, tra i luoghi comuni del genere, una riflessione esistenziale sulla vita.

Pietro Aretino

Pietro Aretino ( Arezzo, 20 aprile 1492 – Venezia, 21 ottobre 1556 ) è stato un poeta, scrittore e drammaturgo italiano. Fu chiamato Il Divino Pietro Aretino. È conosciuto principalmente per alcuni suoi scritti dal contenuto considerato quanto mai licenzioso ( almeno per l’epoca ), fra cui i conosciutissimi Sonetti lussuriosi. Scrisse anche i Dubbi amorosi e opere di contenuto religioso, tese a farlo apprezzare nell’ambiente cardinalizio che a lungo frequentò. Fu letterato tanto amato quanto discusso, se non odiato ( e per molti fu semplicemente un arrivista e uno spregiudicato cortigiano ). Questa, che oggi potrebbe apparire incoerenza, fu per molti versi un modello dell’intellettuale rinascimentale, autore anche di apprezzati Ragionamenti.

Torquato Tasso

Torquato Tasso ( Sorrento, 11 marzo 1544 – Roma, 25 aprile 1595 ) è stato un poeta, scrittore, drammaturgo e filosofo italiano. La sua opera più importante, conosciuta e tradotta in molte lingue, è la Gerusalemme liberata ( 158 1), in cui vengono cantati gli scontri tra cristiani e musulmani durante la prima crociata, culminanti nella presa cristiana di Gerusalemme. Ci sono pervenute circa 2000 lettere del poeta, 18 scritte in età giovanile, le altre nella maturità. Tasso scrisse sicuramente molto più di queste 2000 lettere, ma in gran parte sono andate disperse. La lettera veniva considerata un genere letterario, perciò Tasso, anche quando parla dei suoi tormenti e delle sue sciagure, è sempre attento all’eleganza dello stile e alla musicalità del testo. Parte dell’epistolario venne pubblicato nel 1587 e nel 1588, quando il poeta era ancora in vita. Molte lettere hanno subito censure perché facevano riferimento a personaggi famosi o esprimevano idee ritenute pericolose o descrivevano senza ritegno le condizioni di miseria e di indigenza in cui si trovava il loro autore; spesso le lettere pubblicate non erano state da lui riviste. Nonostante questo, l’epistolario è ritenuto un documento straordinario per lo stile e per il contenuto, che spesso contiene anticipazioni delle opere future.

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Libreria Aiace Roma in via Ojetti 36 Montesacro – Nomentana – Talenti

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Artisti del Trecento italiano: Simone Martini

Simone Martini Annunciazione

Simone Martini, uno dei Maestri della Scuola senese

Simone Martini, indicato talvolta anche come Simone Senese ( Siena, 1284 circa – Avignone, 1344 ), è stato un pittore e miniatore italiano, considerato indiscutibilmente uno dei maestri della scuola senese e sicuramente uno dei maggiori e più influenti artisti del Trecento italiano, l’unico in grado di contendere lo scettro a Giotto. La sua formazione avvenne, probabilmente, nella bottega di Duccio di Buoninsegna.

Annunciazione

L’ultima opera del periodo senese di Simone Martini è un vero e proprio capolavoro, la raffinatissima ed enigmatica Annunciazione tra i santi Ansano e Margherita, eseguita assieme al cognato Lippo Memmi nel 1333 per uno dei quattro altari della crociera del Duomo di Siena. La tavola, firmata e datata dai due autori, è oggi visibile agli Uffizi di Firenze.

È questa una delle opere più vicine al gotico transalpino e alle sue raffinatezze che l’Italia abbia conosciuto. L’immagine si svolge tutta in un raffinato gioco di linee sinuose in superficie ( nonostante il suggerimento spaziale affidato al trono disposto obliquamente ). La Vergine si ritrae chiudendosi il manto, in una posa che è in bilico tra paurosa castità e altera ritrosia. L’angelo ha un movimento slanciato, concentrato sul messaggio che sta consegnando alla Vergine. Al di là della bellezza dell’introspezione psicologica dei due personaggi, la tavola è impreziosita da particolari di rara bellezza, come il vaso dorato e i gigli che invadono il centro della scena, i ramoscelli di olivo tenuti in mano dall’angelo e sulla sua testa, la fantasia a quadri scozzesi del manto svolazzante dell’angelo, le penne di pavone sulle sue ali, il rovello gotico del manto dell’angelo e del bordo dorato di quello della Vergine. Lo spazio non è sviluppato in profondità come nel precedente tavola raffigurante i miracoli del Beato Agostino Novello, ma è come compresso nella terza dimensione, uno spazio alluso che è un nuovo elemento del linguaggio di quest’artista che svilupperà in maniera ancora più marcata nelle opere successive. ( Fonte: Traveling in Tuscany )

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Libri: Idee Regalo by Libreria Aiace Roma Montesacro

Leggere.1

I libri ci hanno tenuto compagnia durante il lockdown e continuano a farlo. Mai come quest’anno i libri sono stati un bene “rifugio”. Alcune proposte per un regalo speciale, un regalo che crea emozioni in chi lo fa e in chi lo riceve. Un bel libro, anzi tanti bei libri, da regalare ….

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STRAPAROLA: LE PIACEVOLI NOTTI

Le piacevoli notti è una raccolta di 75 novelle composte dallo scrittore italiano Giovanni Francesco Straparola negli anni ’50 del XVI secolo, e pubblicate a Venezia a partire dal 1550

PIGAFETTA: RELAZIONE DEL REAME DEL CONGO

Relatione del reame di Congo et delle circonvicine contrade, tratta dalli scritti e ragionamenti di Odoardo Lopez portoghese per Filippo Pigafetta, un viaggiatore, militare, letterato e diplomatico italiano.

SALTYKOV-SCEDRIN: FATTI D’ALTRI TEMPI NEL DISTRETTO DI POSECHON’JE

Questo romanzo sulla Russia d’altri tempi, all’epoca della servitù della gleba, che Saltykov-Scedrin scrisse nell’ultimo periodo della sua vita, è in larga parte autobiografico; ambientato nella remota …

 

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Libri: un Regalo che crea Emozione

Natale Libri.3

 

Un regalo speciale, un libro raro

I molluschi marini viventi nel mediterraneo

Dalla prefazione di Ermanno Bronzini: “ L’opera del Settepassi stabilisce in modo esauriente il catalogo sistematico delle specie mediterranee finora conosciute. Per la stesura dell’opera l’autore si è avvalso, oltre che degli esemplari della sua collezione, anche di quelli delle raccolte malacologiche Rigacci, Monterosato, Piesanti, Meli e altri minori conservate nel Museo di Zoologia di Roma. L’interesse e la novità dell’opera stanno nell’avere riunito in un’unica trattazione tutte le specie mediterranee finora note, di averne descritto le varietà, le anomalie, le mostruosità, etc., ponendo di ogni cosa trattata in primo piano la documentazione iconografica, cosicché, immagini e testo mutuamente si completano in un unico elaborato specifico utile sia agli studiosi sia ai collezionisti”. Edizione: 1970

Storia della letteratura russa

L’opera di Mirskij più rilevante e conosciuta è una Storia della letteratura russa, scritta originariamente in lingua inglese e pubblicata in due volumi nel 1926/1927; partendo dal XII secolo con il Canto della schiera di Igor e concludendosi al primo quarto del XX secolo con l’inizio della cultura letteraria sovietica, rimane uno dei testi basilari per la comprensione dell’evoluzione della scrittura in lingua russa. Il letterato statunitense Edmund Wilson giudicò questa sua opera come la “più ariosa, illuminante e leggibile” del panorama della critica del settore, scritta da chi “ha il senso dei valori letterari e la sicurezza del giudizio”. Edizione: 1965

 

Garbini & I Filistei

Garbini ha dedicato la sua vita di studioso alle lingue semitiche da un punto di vista storico-comparativo e si è dedicato all’interpretazione dei diversi aspetti della cultura di fenici, ebrei e arabi preislamici. Ma è nell’ambito della filologia biblica che il semitista ha offerto studi innovativi, rivelando omissioni storiche e manipolazioni presenti nel testo sacro che hanno condotto Garbini a interpretare differentemente la vicenda biblica e a contestualizzarla maggiormente nel quadro della storia del Vicino Oriente. Secondo Garbini, l’origine del popolo ebraico andrebbe ricercata in quella parte del deserto siriano collocata tra il Tigri e l’Eufrate, a ovest dei monti Kashia. Di qui alcune tribù aramaiche si sarebbero stanziate nel territorio di Damasco e poi sarebbero scese verso il sud, verso l’attuale territorio palestinese. La vicenda di Mosè e dell’esodo dall’Egitto sarebbero invece un mito ancora più antico, autonomo rispetto a quello di Abramo e dei patriarchi. Un regno unitario davidico-salomonico, quindi, sarebbe stato soltanto una creazione leggendaria in quanto il popolo aramaico stanziato in Palestina avrebbe costituito il Regno di Israele, sotto la dinastia degli Omridi, solo intorno al 900 a.C. In precedenza, il beniaminita Saul, avrebbe costituito un regno locale nella Palestina centrale che, progressivamente, sarebbe stato riassorbito dai filistei. David sarebbe stato una specie di capitano di ventura del IX secolo al servizio dei Filistei e Salomone un personaggio assolutamente mitico. Garbini avrebbe inoltre accertato l’esistenza, a Gerusalemme, tra il regno di Ezechia e quello di Giosia, di un lungo regno ammonita, cancellato dagli scribi ebrei. Le ricostruzioni storiche della Bibbia, frutto di gruppi spesso in contrasto tra loro, si sarebbero formate solo dopo la caduta del regno di Giuda e dopo il rientro degli esiliati, cioè durante la dominazione persiana.

 

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Libri & Letture

 

Black Friday – Libreria Aiace Roma Montesacro – Nomentana – Talenti

Lettura Estate

Ai tempi del Coronavirus: affrontare e superare un periodo di difficoltà con la lettura

Come gestire la paura e il senso di impotenza ? Come si diventa resilienti, cioè in grado di superare questa crisi a cui eravamo impreparati ?

È appena uscito il libro novità “La Resilienza ai tempi del Coronavirus” di Francesco Campione, medico e psicologo che insegna Psicologia Clinica e Psicologia delle Situazioni di Crisi all’Università di Bologna.

I tempi del Coronavirus sono tempi eccezionali che ci mettono profondamente in crisi perché possiamo tutti essere contagiati e contagiare. C’è il rischio di ammalarci e di morire, che la paura diventi panico e ci faccia “impazzire”, di non capire cosa ci stia accadendo e perdendo il senso della vita.

Questo libro aiuta a “diventare più resilienti”, cioè a superare psicologicamente, diventando migliori, le crisi impreviste di un’epidemia mai vista, che pur ci tocca di vivere.

Molti di noi possiedono la resilienza necessaria, cioè le risorse, per superare queste crisi: forza d’animo, intelligenza, creatività, coraggio, pazienza, capacità di condivisione e di solidarietà, pietà, senso del dovere, spirito di sacrificio, disciplina, spirito di adattamento, capacità di donare un altro senso alla vita quando ci sembra che l’abbia perso, etc. Ma tanti altri di noi si ritrovano ad essere impreparati alle crisi della pandemia che stiamo vivendo: non sanno come fare ad affrontare la paura per non farla diventare panico. Si ritrovano isolati e rischiano di impazzire o di desiderare di farla finita, non riescono a fare i “cambiamenti di vita” imposti dall’epidemia che sembrano impossibili da accettare e da attuare.

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Libri & Letture

Aggiornato al 24 Agosto 2022

 

Al Tempo del COVID – Buzzati: Qualcosa era successo

Buzzati

Dino Buzzati: Qualcosa era successo

C’è un racconto in particolare, uscito nel 1949 sulla mitica terza pagina del Corriere, e poi pubblicato cinque anni dopo nella raccolta Il crollo della Baliverna, che riletto adesso ti fa drizzare i capelli in testa. Si intitola “Qualcosa era successo” e racconta un viaggio in treno dal Sud Italia verso Milano. Non un Frecciarossa, ma uno di quei treni di lusso di una volta, che ci mettevano un giorno intero a risalire la penisola, tagliandoti fuori dal mondo nel tuo scompartimento, senza cellulari né altri mezzi di comunicazione. …..

Il viaggio prosegue e fuori dal finestrino scorrono come in un film scene sempre più allarmanti, contadini che gridano con le mani intorno alla bocca, gruppi di persone che scappano in mezzo ai prati, e poi quello che appare ormai, ai passeggeri sbigottiti, un vero e proprio esodo di massa: «Le strade formicolavano di veicoli e gente, tutti in cammino verso il sud. Rigurgitanti i treni che ci venivano incontro. Pieni di stupore gli sguardi di coloro che da terra ci vedevano passare, volando con tanta fretta al settentrione. E zeppe le stazioni. Qualcuno ci faceva cenno, altri ci urlavano delle frasi di cui si percepivano soltanto le vocali come echi di montagna”. A una fermata, il protagonista riesce a strappare un giornale dalle mani di uno strillone. Anzi, solo un brandello di giornale, giusto la coda del titolo di prima pagina: “IONE”, a caratteri cubitali. Rivoluzione? Inondazione? Esplosione? E il dubbio non fa che attizzare l’ansia. ….

Fino all’arrivo a Milano, in una Stazione Centrale desolatamente vuota: «Corremmo giù per i marciapiedi, verso l’uscita, alla caccia di qualche nostro simile. Mi parve di intravedere, nell’angolo a destra in fondo, un po’ in penombra, un ferroviere col suo berrettuccio che si eclissava da una porta, come terrorizzato. Che cosa era successo? In città non avremmo più trovato un’anima? Finché la voce di una donna, altissima e violenta come uno sparo, ci diede un brivido. “Aiuto! Aiuto!” urlava e il grido si ripercosse sotto le vitree volte con la vacua sonorità dei luoghi per sempre abbandonati». Sembra un quadro di Munch. È l’incubo di un’Italia da poco uscita dalla guerra, dal fascismo, dall’occupazione tedesca e dai bombardamenti, e che teme di ripiombare un’altra volta nel caos e nella dittatura. Ma potrebbe anche essere un’immagine della nostra quarantena di massa, della fuga dalla città, dell’assalto ai treni diretti in Puglia o in Sicilia. Di un tempo allucinante in cui se un titolo di prima pagina finisce per “IONE” è di sicuro INFEZIONE. ( Tratto da Radical choc di Riccardo Chiaberge )

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Libri & Letture

Aggiornato al 19 Settembre 2022

 

Libri & Letture al tempo del Coronavirus

COVID Libri

I Libri al Tempo del Coronavirus

Fra i pochi vantaggi della reclusione domiciliare a cui siamo costretti, c’è forse quello di poter leggere un buon libro seguendo i suggerimenti di Italo Calvino: “ Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c’è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: « No, non voglio vedere la televisione! » Alza la voce, se no non ti sentono: « Sto leggendo! Non voglio essere disturbato! » Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: « Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino! » O, se non vuoi non dirlo, speriamo che ti lascino in pace ”.

È il celebre incipit del suo metaromanzo, composto da dieci inizi di romanzi intervallati dai racconti dei due protagonisti, il Lettore e la Lettrice. Pubblicato nel 1979, è una sorta di libro-manifesto che invita a distaccarsi dagli affanni dell’esistenza, a rifugiarsi nelle terre del silenzio e dell’immaginazione. Intendiamoci, nella realtà della vita quotidiana solo uno sfaccendato senza famigliari in casa avrebbe la possibilità di seguire alla lettera i consigli dell’inventore di una memorabile trilogia di favole araldiche. Ai tempi del Coronavirus, tuttavia, qualche ora in più per sperimentarli forse ci è concessa. Sempre che si consideri il libro, come recita un motto di Abū Hayyān al-Jāhiz, un sapiente arabo del IX secolo, “ un amico che non va a dormire se non prima che tu stesso sia caduto nel sonno ”.

In un mondo segnato da trasformazioni tecnologiche incessanti, è infatti lecito porsi questa domanda. Basta ricordare alcune date per avere un’idea della loro velocità. La prima grande rivoluzione nei mezzi di comunicazione, la scrittura, risale al 4000 a.C circa, i geroglifici egizi compaiono verso il 3200 a.C, mentre bisognerà aspettare il 1000 a.C per la scrittura alfabetica. Intorno al terzo secolo d.C il codice sostituisce il rotolo, creando la forma “libro” che resiste ancora oggi; verso il 1450 comincia la straordinaria avventura della stampa a caratteri mobili. Le moderne rivoluzioni scattano invece negli ultimi decenni del Novecento: la parola Internet vede la luce nel 1974; il Web nasce nel 1991 nei laboratori del Cern; si diffonde negli anni Novanta; nel 1998 esordisce Google, e siamo solo agli inizi. Ecco, allora, che si è subito fatto avanti chi ha decretato addirittura la fine del libro e la fine — o la crisi profonda — della lettura nelle forme tradizionali fin qui conosciute.

A quanti non condividono e non accettano l’ineluttabilità di tale ( funesta ) prospettiva, segnalo un recente volume della storica della letteratura italiana Lina Bolzoni: “ Una meravigliosa solitudine. L’arte di leggere nell’Europa moderna” ( Einaudi, 2019 ). È un viaggio, dotto e affascinante, attraverso i piaceri e i riti della lettura celebrati da autori insigni: solo per fare qualche nome, da Petrarca a Boccaccio agli umanisti; da Machiavelli a Erasmo da Rotterdam; da Montaigne a Tasso, fino a John Ruskin e Proust.

Il “commercio” con i libri, scrive ad esempio Montaigne, è più sicuro e durevole degli altri due “commerci”, e cioè l’amicizia e l’amore: “Esso costeggia tutto il mio percorso e mi assiste dappertutto. Mi consola nella vecchiaia e nella solitudine. Mi scarica dal peso di un ozio noioso, e mi libera in ogni momento dalle compagnie che m’infastidiscono. Smussa le punture del dolore, se non è del tutto estremo e dominante. Per distrarmi da un’idea importuna non ho che da ricorrere ai libri: essi mi attraggono facilmente a sé e me la sottraggono. E tuttavia non si ribellano vedendo che li cerco solo in mancanza di quegli altri piaceri più reali, vivi e naturali. Mi accolgono sempre con lo stesso volto” ( “Saggi”, Bompiani, 2012 ). [ Tratto da Start Magazine – Il Bloc Notes di Michele Magno: Link: https://lnkd.in/dWUZk8B ]

Marino Moretti: In Verso e in Prosa

Moretti è tipicamente associato al crepuscolarismo. Il termine compare infatti per la prima volta proprio in una recensione a Poesie scritte con il lapis. La poesia di Moretti nonostante un’attività lunghissima, che ha sfiorato i settanta anni, non ha subito grandi modificazioni. Tipico rappresentante di un modo di vedere la vita nelle sue semplici cose senza tempo, ripiegandosi su sé stesso e lasciandosi andare, Moretti, forse più dei suoi compagni crepuscolari, sente lo sfaldarsi del personaggio e la debolezza dell’uomo nei confronti del tempo, che procede inesorabile, cui non cessa di ribellarsi.
La sua è una poesia che nasce dal contrasto fra le cose e i sentimenti, fra il mondo esterno e il mondo interno. Nella poesia intitolata A Cesena tutti i temi crepuscolari sono presenti, soprattutto la posizione nei confronti del tempo, delle cose che ti circondano e del passato che non si riconosce.

Moretti va inoltre ricordato, oltre che per le poesie del periodo giovanile, per quelle della maturità e della vecchiaia nelle quali, come dice Carlo Bo, il poeta si è sciolto maggiormente «annullando quelli che erano gli schemi iniziali riconducibili alla lezione crepuscolare e impostando la sua nuova lettura dentro il registro dell’ironia e di una filosofia dolorosa e quasi crudele».

Moretti concepisce il romanzo o la novella come lo svolgimento di un tema semplice senza necessità di alcuna architettura al quale sia sufficiente l’alternarsi dei chiaroscuri per darne il giusto risalto. Ad un certo punto della sua carriera, dopo La vedova Fioravanti ( 1941 ), lo scrittore giunge ad una maggiore complessità di temi narrativi e ad una maggiore scioltezza formale. Lo stile diventa più analitico e complesso e le emozioni, più sommesse, comprendono pause riflessive venate da un’intonazione ironica. Lo scrittore inizia a servirsi del materiale dei ricordi e lo intreccia a motivi fantastici, combinando e contaminando le forme narrative con quelle del saggio o della divagazione lirica.

Il tema della provincia, a diversi livelli di approfondimento, è tipico dell’opera morettiana. Ci si trova di fronte ad un “provincialismo” delle prime opere che si rifà ad un’atmosfera crepuscolare dove viene messo in evidenza un mondo dai contorni un po’ ristretti, sonnolento e a volte e anche uggioso. Tutto questo appare legato al gusto italiano del momento, con riferimento a Fausto Maria Martini che pubblica nel 1910 le “Poesie provinciali” e anche a coloro, come Rodenbach o Mateterlink che possono considerarsi affini al crepuscolarismo. In un secondo momento, come nei “romanzi della mia terra”, l’analisi diventa più dettagliata nel descrivere soprattutto gli interni, dove certi elementi, che rappresentano il centro della vita domestica, assumono un ruolo simbolico, come il focolare ( l’aròla ) nel romanzo “Puri di cuore”. Un maggiore ampliamento del tema avviene con l’interesse per quanto accade nel paese, l’accurata descrizione degli ambienti e soprattutto con la “tipizzazione” dei diversi personaggi che mette in evidenza la loro mentalità tanto legata alle abitudini di vita di quella terra e di quella cultura. E, come scrive Giuseppe Zaccaria, “In questo senso la narrativa morettiana affonda precise radici in una tradizione ottocentesca, quella del regionalismo e del verismo, anche se da questa tradizione tende, soprattutto nelle ultime opere, ad affrancarsi.”

Il linguaggio della poesia e quello della prosa scorre parallelo nell’opera di Moretti con la conseguenza della scelta di una lingua molto vicina al parlato che si limita alla semplicità di una comunicazione piccolo-borghese fino a giungere alla cantilena infantile e alla cadenza ripetitiva con l’utilizzo di parole della quotidianità. Lo stile è pertanto da ricercare nei moduli crepuscolari ma anche in un usus scribendi molto personale con il ripetersi di termini e stilemi maggiormente elevati. Tra gli elementi distintivi dello stile morettiano persistono le parole-cose che servono a determinare in modo preciso gli oggetti oltre l’uso costante di diminutivi, di sostantivi e aggettivi che vogliono indicare il grigiore, la noia, la malinconia. Si aggiungono inoltre tutti quei termini tipici dell’infanzia legati al mondo della scuola, dell’amore materno e dell’uso domestico che ricordano l’ascendenza pascoliana.

Per quanto riguarda le situazioni espresse nei suoi romanzi, Moretti sceglie quelle più immediate e facilmente comprensibili dal comune lettore, sia che rappresenti il mondo popolare dei contadini o quello di ambienti borghesi, riprendendo gli schemi ottocenteschi che vanno dal bozzetto di carattere realistico alla ben delineata tipologia dei personaggi. L’ideologia dell’autore è già espressa nelle sue poesie dove si sofferma sulla crisi dei valori dell’uomo e sulla mancanza delle motivazioni umane per poter affrontare con serenità la vita. Ostinato e solitario, mite e tetragono, Moretti è, in definitiva, incapace di mercanteggiare i soccorsi mondani delle ideologie e delle retoriche contemporanee. ( Wikipedia )

 

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Il Doping nel Calcio – Le pesanti verità di Ferruccio Mazzola

Doping

Ferruccio Mazzola: il Doping nel Calcio

Ferruccio Mazzola … sono stato in quell’Inter anch’io, anche se ho giocato poco come titolare. Ho vissuto in prima persona le pratiche a cui erano sottoposti i calciatori. Ho visto l’allenatore, Helenio Herrera, che dava le pasticche da mettere sotto la lingua. Le sperimentava sulle riserve ( io ero spesso tra quelle ) e poi le dava anche ai titolari. Qualcuno le prendeva, qualcuno le sputava di nascosto. Fu mio fratello Sandro a dirmi: se non vuoi mandarla giù, vai in bagno e buttala via. Così facevano in molti. Poi però un giorno Herrera si accorse che le sputavamo, allora si mise a scioglierle nel caffè. Da quel giorno ‘il caffè’ di Herrera divenne una prassi all’Inter”. “ Cosa c’era in quelle pasticche ? …  Con certezza non lo so, ma credo fossero anfetamine. Una volta dopo quel caffè, era un Como-Inter del 1967, sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico. Oggi tutti negano, incredibilmente. Perfino Sandro. Da quando ho deciso di tirare fuori questa storia, non ci parliamo più. Lui dice che i panni sporchi si lavano in famiglia. Io invece credo che sia giusto dirle queste cose, anche per i miei compagni di allora che si sono ammalati e magari ci hanno lasciato la pelle. Tanti, troppi … Armando Picchi: morto a 36 anni nel 1971 per tumore alla colonna vertebrale, Marcello Giusti: morto a 54 anni nel 1999 per tumore cerebrale, Carlo Tagnin: morto a 67 anni nel 2000 per osteosarcoma, Mauro Bicicli: morto a 66 anni nel 2001 per tumore al fegato, Ferdinando Miniussi: morto a 61 anni nel 2001 per epatite C, Giacinto Facchetti: morto a 64 anni nel 2006 per tumore al pancreas, Enea Masiero: morto a 65 anni nel 2009 per tumore ..

Non era solo l’Inter. Io sono stato anche nella Fiorentina e nella Lazio, quindi posso parlare direttamente anche di quelle esperienze. A Firenze, il sabato mattina, passavano o il massaggiatore o il medico sociale e ci facevano fare delle flebo, le stesse di cui parlava Bruno Beatrice a sua moglie. Io ero in camera con Giancarlo De Sisti e le prendevamo insieme. Non che fossero obbligatorie, ma chi non le prendeva poi difficilmente giocava. Di quella squadra, ormai si sa, oltre a Bruno Beatrice sono morti Ugo Ferrante ( arresto cardiaco nel 2003 ) e Nello Saltutti ( carcinoma nel 2004 ). Altri hanno avuto malattie gravissime, come Mimmo Caso, Massimo Mattolini, lo stesso De Sisti….
Lì ci davano il Villescon ( una metanfetamina ), un farmaco che non faceva sentire la fatica. Arrivava direttamente dalla farmacia. Roba che ti faceva andare come un treno ».

E’ morto a 68 anni Ferruccio Mazzola, il ‘terzo incomodo’, dal titolo del suo celebre libro autobiografico. Figlio dell’immenso Valentino, simbolo del Grande Torino scomparso nella tragedia di Superga, e fratello minore del più noto Sandro, campione con l’Inter e con la Nazionale, Feruccio ha vissuto anche lui nel e per il mondo del calcio. La sua fama però non è dovuta alla discreta carriera da calciatore tra Venezia, Inter, Lecco, Lazio e Fiorentina (con cui vinse lo scudetto all’epoca di Maestrelli), né alla successiva carriera di allenatore, per lo più in Serie C. Bensì alla sua decisione di non allinearsi. Da qui la definizione di ‘terzo incomodo‘. A fronte di cotanti famigliari, che della storia del calcio hanno scritto alcune delle pagine più luminose, lui decise di raccontarne gli angoli più bui. ( Il Fatto Quotidiano )

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Libri & Letture

Aggiornato al 24 Agosto 2022

 

Libro – Cesare Pavese: Vita colline libri

Langhe

Cesare Pavese: Vita colline libri

Le Langhe, o il luogo del mito – Cesare Pavese nasce a Santo Stefano Belbo il 9 settembre 1908, in quella che era la residenza di campagna dei genitori. Pur avendo vissuto per lo più a Torino, le Langhe rappresentano il suo luogo dell’anima e l’universo mitico cui attinge per lo sviluppo del suo percorso letterario. Santo Stefano Belbo, piccolo paese di provincia tra le Langhe e il Monferrato, è il luogo del ritorno e della partenza, alla continua ricerca di un’identità umana e poetica.

La passione per la letteratura americana – Cesare Pavese è un giovane appassionato di letteratura americana. Con una tesi di laurea su Walt Whitman, nel 1930, inizia il suo percorso di scoperta e divulgazione della letteratura d’oltreoceano. Questa attività, tra le altre, lo porterà negli anni, ad avvicinarsi al mondo dell’editoria, diventando poi direttore editoriale di Einaudi.

La Torino di Cesare Pavese – Il primo nucleo della struttura redazionale di casa Einaudi si forma negli anni ‘20, sui banchi del Liceo Ginnasio Massimo d’Azeglio di Torino dove insegna Augusto Monti, intellettuale antifascista di formazione crociana, amico di Piero Gobetti. Il collettivo di ex-allievi si riuniva al caffè Rattazzi, o nelle case dell’uno dell’altro, per discutere di politica, filosofia e letteratura. Era composto da Leone Ginzburg, Massimo Mila, Norberto Bobbio, Giulio Einaudi, Cesare Pavese e altri. Ma Torino per Pavese, e per i suoi compagni, non è solamente il luogo della formazione e del fermento politico. Amavano la città, i suoi viali, il Po, la collina, le osterie che si chiamavano Far West e i cinema dove si proiettavano film americani. “Mia amante, non madre né sorella”, così Cesare Pavese descriveva il suo legame con la città.

Il confino – Cesare Pavese si fa coinvolgere da questo clima culturale e politico. Nonostante l’atteggiamento contraddittorio rispetto alle posizioni dei compagni – si era iscritto al partito nazionale fascista per consentire alla sorella Maria di insegnare nelle scuole di Stato – nel 1935 viene arrestato per un transito di lettere da casa sua e indirizzate a Battistina Pizzardo, attivista comunista con la quale avrà una relazione. Pavese passa dalle Carceri Nuove di Torino al Regina Coeli di Roma. Viene condannato a tre anni di confino a Brancaleone Calabro ed espulso dal Partito Nazionale Fascista. Per domanda di grazia gli vengono condonati due anni, così nel 1936 può ritornare a Torino.

…. FONDAZIONE CESARE PAVESE …..

Gli ultimi anni – Negli ultimi anni di attività, dal 1948 , arriva in casa Einaudi un giovane che Pavese prende sotto la sua tutela. Si tratta di Italo Calvino, di cui intuisce subito la grande intelligenza e leggerezza nello scrivere. Il giovane ligure rimarrà per sempre devoto a Pavese, che rappresenta per lui il segno della sua vita torinese, nonché il massimo insegnamento ricevuto nella scrittura, nel lavoro e nell’osservare le cose a modo suo. Cesare Pavese si toglie la vita nella notte tra il 26 e il 27 agosto 1950, a Torino. Sarà Calvino a continuarne il lavoro in casa editrice senza mai dimenticare la lezione del suo maestro.

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