- Quando leggo di qualcuno di mia conoscenza che finalmente realizza un sogno, come un viaggio in terre lontane o simili, sulle prime provo una fitta d’invidia, consapevole che forse mai riuscirò ad ottenere niente del genere.
- Ma il pensiero dura un secondo perché mi chiedo subito:
- Ma io sarei capace di fare altrettanto? Se mi proponessero di farlo ne avrei il coraggio?
- E quando mi arriva il no come risposta, la punta d’invidia lascia spazio all’autocommiserazione, alla mia incapacità di sognare, al mio disappunto silenzioso ma, dopotutto, al mio attaccamento alla mia banale quotidianità, pavida come sono verso i cambiamenti e colta da ansia al solo pensiero di attuarli.
- Ed eccomi consapevole della trappola autocreata, dalla quale un miracolo soltanto potrà riuscire ad estrarmi.
- O l’intervento di qualcuno di cui mi fido al punto da seguirlo ciecamente.
- Ma anche questa idea fa parte di un universo che non mi appartiene.
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