Tra passato e presente

Sto cercando di capire se la mia ritrosia nei confronti della vita,

per quel poco che può offrire in questo periodo,

non sia in realtà paura, camuffata da scarso interesse.

Presto riabbraccerò mio figlio, nella sua nuova casa.

Un momento che spettavo da più di un anno.

Sto vivendo quest’attesa con un misto di ansia e trepidazione.

Ho quasi perso il posto sul treno (a proposito…)
per aver aspettato troppo a prenotare il biglietto.

Una sorta di scaramanzia?

Non nego di pensare già al dopo.

E così rovino tutto.

Già! Penso al dopo, invece di assaporare l’attesa

che mi separa dal momento che diverrà un felice presente,

prima di diventare un triste passato.

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Il treno

Ascoltando il silenzio a volte trovi le parole

ma sono così evanescenti

basta un piccolo rumore per farle fuggire.

E poi c’è quel treno

che da tanto aspetti di prendere

che si fa beffa di te

ogni giorno, ad orari regolari.

Lo senti sferragliare

e andarsene.

“Ma presto ti fregherò, caro treno.

Presto, anzi ….prestissimo!

Troverò il mio posto a bordo…

 

Finalmente….”

 

 

treno

Stress


Il ritorno alla ‘normalità’, che per me è da intendersi ‘lavoro’,

non è stato proprio una passeggiata.

Non so se dipenda dal mese di clausura e
dai ritmi blandi che lo hanno caratterizzato.

O magari da qualche strascico che il virus può avermi lasciato.

Sta di fatto che mi ha comportato in pochi giorni
un notevole accumulo di stress tanto da togliermi il sonno.

Di notte nella mia mente insonne è un turbinio di pensieri,
per lo più relativi al lavoro e ai personaggi con i quali mi devo rapportare,
non senza patemi.

Ne consegue che sto apprezzando ancora di più il silenzio.

Soprattutto nel primo pomeriggio, al ritorno dal lavoro,
con la casa vuota e i rumori esterni che giungono ovattati.

Sento solo il ticchettio della tastiera e poco altro.

Sperando in una pennichella che tarda comunque ad arrivare.

 

 

Silenzi