Non ritorno

La noia e l’inattività portano la mente verso luoghi lontani dalla realtà (e l’estate è solo all’inizio…)
Pensieri improbabili e inconfessabili nella quotidianità,
ma che si manifestano in una domenica casalinga e silenziosa.
Colpa forse di quello che immagazziniamo ogni giorno,
notizie, tragedie, diatribe…
per lo più faccende sgradevoli a cui ci si sta abituando,
anche perché ben poco spazio viene lasciato al bello, al positivo,
al gradevole, sempre più difficili da scovare.
Notizie che alimentano malesseri più o meno incarniti sotto pelle,
sgomento serpeggiante, per un futuro distopico che,
per molti versi, è già presente.
E poi ci sono loro, — gli haters—, quelli che si nascondono (neanche tanto) tra le pagine del web, tra i commenti in serie sotto i post sui social.
I denigratori, gli incazzati, sprezzanti e loschi figuri che attendono acquattati dietro le loro tastiere, pronti a disfare ogni tuo pensiero condiviso.
L’incarnazione del fallimento di questa umanità ormai sul limite del non ritorno.
Io faccio parte dei cosiddetti e disprezzati ‘boomers’
ma, a differenza di molti di essi, non sono affatto nostalgica,
non tornerei indietro a ‘quando si stava peggio’.
Se dovessi scegliere un posto nel tempo dove ‘tornare’ mi sentirei come un viandante che ha scordato da dove è partito, e puo’ solo andare avanti, nonostante i pericoli e le insidie di questa scelta.

 

Voltare pagina

Questa frase nasconde un sacco di significati.
Alcuni positivi, altri dolorosi. Indovina un po’ quale è toccato a me?

Ho aspettato pazientemente, sperando che una certa situazione evolvesse in qualcosa di meno negativo. Mi sono detta ‘vedrai che cambierà. Troverà il modo. Non può essere che resti così’.

E invece sbagliavo.
Adesso mi tocca una scelta difficile. Dolorosa per me e non solo. Ci vuole molto coraggio a prendere in mano la
propria vita quando tutto dipende da te, ma ci sono altri attori coinvolti che non ne vogliono sapere di fare la
scelta giusta, anche se sarebbe la più ovvia.

Allora quella scelta tocca a me e, come in questo caso, implica fare un passo indietro.

Mi trovo coinvolta in una guerra che non ho mai dichiarato. Cosi, mi ritiro. Non per vigliaccheria, ma per evitare inutili spargimenti di sangue.

Lascio che gli altri voltino pagina e portino avanti la loro vita. Anche se per me significherà rinunciare a un pezzo di cuore.
Questo è quando si dice ‘scegliere il male minore’, anche se quel male, alla fine, sarà tutto mio.

Porre fine

 

In fondo vorresti solo che smettesse.

Fare una scelta. Chiudere, con il vagare dei pensieri.

Essere altrove. Un luogo dove il dolore non può venire a trovarti.

Fare come se non ci fosse mai stato quel qualcosa che ha il potere di distruggerti.

Lo puoi fare? O esiste un altro modo?

Immagina la vita, ciò che resta del futuro, come una lunga lista di ‘senza’.

Sarà sopportabile? Varrà comunque la pena?

Cerco risposte che mi portano ad altre domande

in un circolo vizioso di concetti inattuabili.

Eppure devo esserci ancora. 

Qualcosa che adesso non capisco darà un senso, forse,
al mio restare in vita.

Fino a quando?