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Post n°240 pubblicato il 25 Maggio 2017 da Vasilissaskunk
Un dì per caso, come spesso succedono o ci pare l’accadersi degli eventi.... in un bel prato verde contornato dal profumo di ginestre si incontrarono due armadilli. All’inizio faticarono a notarsi, abituati a viver di notte o in oscure gallerie sotterranee, la loro vista era abbagliata da cotanta luce così come lo era la grande voglia di scoprire un mondo nuovo ebbro di chiaro e odorante fresche fragranze…nel riverbero del sole e a causa della loro miopia in principio non caprino che erano della stessa razza.
Avvicinandosi ciondolando le loro corazze giocavano con il riverbero del sole creando specchietti dispettosi di luci che in alternanza accecavano l’un l’altro ….
“ Ehi tu chi sei che mi abbagli così ? “ …” Dimmelo tu per primo che io non mi fido “
Goffi nell’avvicinarsi e decisamente infastiditi da quel gioco di abbagli si irrigidirono a formare ognuno una PallaCorazza e prendendo una sorta di rincorsa …boooom ..andarono a scontrarsi …l’impatto fece un toc …che li lascio’ un po stupiti, ma non del tutto convinti ripeterono lo scontro che stavolta fu piu’ un scivolare l’uno sull’altro …
“ Ma tu sei come me ! “ “ Pare a te … ma poco importa. Le vedi quelle strane cose che si muovono nel cielo …paiono esser soffici, dici che vi sia modo per raggiungerle …. E perché ci siamo per natura privati di cotanta meraviglia per vivere nelle tenebre ? “ “Io questo non te lo so dire … so solo che ho nutrito un esigenza: vedere oltre il buio” non dissero altro, si accarezzarono con gli artigli e annusandosi capirono molto di piu’ l’uno dell’altro che parlando … La loro corazza si era strutturata e indurita negli anni delle esperienze passate …
Così si presero intrecciando le loro code … e insieme partirono per esplorare universi cognitivi sensoriali sconosciuti …strusciando squama su squama e rotolando all’occorenza …godendosi i loro propiziatori umori ….consci che un di forse avrebbero potuto strusciare la loro pancia .. forse perché quella vedete era l’unica parte vulnerabile che possedevano ….
Ma forse era solo un sogno … e la tenebra sarebbe presto arrivato ..come ogni giorno nel ripetersi del creato.
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ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN
Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare ...
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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.
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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA
(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.