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Post n°245 pubblicato il 05 Luglio 2017 da Vasilissaskunk
“Dovresti conoscerle le mie voglie la mattina appena alzata … o tardi la sera prima di addormentarmi “
Solo così potresti soddisfarle…. Al contrario rimarranno li furenti a fremere ..così tanto che le cornee esploderanno nell’immaginare ipotetiche casualità ….
Percepisco uno stimolo che mi muove ad una affascinante necessità…. La presunzione di guardare alla luna e pensare che altrettanto stia facendo tu …. Persuasa da una profonda emozione
Si tingeva di rosso il tramonto ieri … da sciocca sarebbe stato non coglierne l’autentica unicità … poi le tenebre hanno avvolto di profumo il bosco ..un profumo antico di consapevolezza … non si ama chi non c’è neppure se ne sente il bisogno ….
Ben diverso e percepire le anime .. sia quelle terrene ..che quelle come dire momentaneamente astrali…
Ti ho sentito e percepito nelle molecole della sera …. Quale meraviglia sia muoversi nello scenario di un tramonto appenninico non è cosa facile da spiegare … e’ come se io fossi stata il nulla con attorno il tutto a ricoprirmi di infinite tessere diun mosaico tendente all’evanescente …. E lo sguardo volto solo all’infinita fine dell’orizzonte
Il Granbosco sorrideva nel catturarmi i pensieri ieri … nuotava un pesciolino a due code nella fresca fonte della stipe votiva nuotava roteando le sue appendici …scuotendo il suo piacere in vibrazione …” stingimi forte grande bosco di castagni ..che le tue felci mi avvolgano lievi solleticando i miei appetiti umorali … che il terriccio profumato mi sia di giaciglio per il sonno, mentre ti tocco in un sogno dorato ”
Si decompongono così dolciastre le mie voglie in sieri densi di ricordi dove avide mosche sarcofaghe affondano inesorabili il loro famelico appetito di immagini vissute ..ed io zitta, nascondo loro tra le schegge delle ossa le mie esuberanti fantasie …
Sei tu il luogo ideale dove mi è dolce sfinirmi ed urlare …
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ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN
Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare ...
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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.
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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA
(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.