Creato da Vasilissaskunk il 16/06/2008

ALIVE IN THE NIGHT

(foto di viaggioMIE)

 

 

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VulkaniKAmente

Post n°246 pubblicato il 06 Luglio 2017 da Vasilissaskunk

Parte 1

Carne ossa viscere e legamenti guidati da un anima …. Dolente fiera e ardente ….

Non poteva  farci nulla… “non posso nulla fare”  … si accovacciava  nella grande conca del castagno ..tana di chissà quali fiere  voraci ..rifugio oscuro delle sue piu’ antiche  paure …

Chiuse  gli occhi per “vedere”  solo i rumori … si  strinse in se …  in una elaborata ricerca di collocazione spaziale … immaginabile soltanto … un puntino piccolo e respirante … sublimando il suo intelletto clinico comicnio’ mentalmente a salmodiare domande

“Quanto è grande l’universo ? “ “ La vibrazione di un om “

“ cosa cerchi in me ? “ chiese  il castagno … “ cerco appartenenza …”

“ Puoi alleviare questo mio senso di solitudine ? “ “ io non sono che un albero fermo in questo luogo e nel tempo fino a quando le mie radici porteranno linfa alle mie pendici ….. “

“ lascio io sia per questa notte la tua creatura … quella che porti in grembo ..vuoi ? “ “ come potrei mai rifiutartelo ? “

Hurikane slego’ le braccia dalle gambe e appoggio da seduta i palmi delle mani contro il tronco cavo … nella posizione del loto cadendo credendo di poter a lungo meditare … e invece sprofondo nel caldo denso mare del sonno…..

Si ritrovo piccola a galleggiare su un guscio di noce con accanto ragni pattinatori che la deridevano per la sua immobilità… lei era permalosam, molto permalosa zitta zitta comincio’ a gonfiarsi di acerba rabbia fino a urlare con una voce simile all’insieme dei venti di un uragano spazzo via i ragni e persino il guscio di noce e si butto sott’acqua … (continua)

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Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare  ...

 

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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)

Signor, e’ non passò mai peregrino,
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.

 

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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA

(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.

 

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