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Post n°258 pubblicato il 04 Dicembre 2017 da Vasilissaskunk
che bufera ... la bufera quando arriva è improvvisa... sbatacchia... sconvogle.. ribalta... tu sei in un li che no sai dove sia di preciso... eppure
FLASHBACK1 ero sul divano marroncino di velluto, nocche in legno lavorato come andava una volta, aspettavo divorata dall'ansia...ho sentito rientrare i miei, facevo finta di dormire, così avrebbero parlato senza remore alcuna ... " si è un tumore ma si puo' curare ! " e poi sentivo mia sorella piangere... io facevo finta di dormire ...piangevo in silenzio.. non ero pronta ... non potevo perderla .... Il giorno dopo ricordo che a scuola, ero alle medie in prima, piangevo. Arrivo' professor TALDETALI di educazione fisica dicendomi " piangi perchè hai fatto qualcosa di sporchetto con un ragazzino e hai paura di essere incinta ? " " Mia madre ha un tumore " Morale: gli idioti esistono ... non puoi sapere cosa succede veramente nella vita di qualcuno ..evita giudizi... se puoi
FLASHBACK2 Era questo periodo qua ma di 10anni fa... era una sera, anzi una notte ma non so dire se fosse buia o tempestosa ...l'unica cose che so è che ero da sola e mi si materializzarono parole davanti ad uno schermo e dalle parole percepii, o almeno mi sembro' di farlo un'anima contorta ed interessante... ne nacque una fitta e talvolta acerrima corrispondenza... ma posso chiamarlo amore? non credo .. lui usciva dalla rete e mi deliziava con racconti di una vita fuori dalle righe... lo incontrai anche, e li per li fisicamente fu pure una delusione ... ma il potere della sua mente o meglio, quello che io gli volevo attrribuire, per decenni mi ha colmato di quel sapore di nostalgia mista ad un'avventura particolare ... e che vi debbo dire era dolce seppure furente scontrarsi a cicli periodici ...ma i nodi vengono poi sempre al pettine. Morale: volevo cercare qualcosa di speciale per colmare i vuoti della quotidiana esistenza... oppure perchè semplicemnte abbiamo bisogno tutti di credere che qualcosa sia speciale... ogni tanto penso sia stato davvero un innamoramento ... ma putrtoppo non penso piu' sia stato un accadimento peculiare...
lasciatemi affogare le mie smanie in un soffice pandoro... che piano pano si depositerà in adipe sui miei fianchi... sa' mai servissero da barriere paraurti in un futuro... |
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ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN
Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare ...
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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.
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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA
(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.