Creato da ilio_2009 il 10/08/2010

Frammenti

Milano o Parigi ?

 

Messaggi di Ottobre 2015

Donne di Milano

Post n°510 pubblicato il 29 Ottobre 2015 da ilio_2009

Biblioteca della Moda presenta: Banhoff Street FIE

Un progetto di street photography di Ray Banhoff

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Due anni trascorsi a fotografare le donne di Milano. Italiane, straniere, magre, grasse, giovani, vecchie, ben vestite, mal vestite. Più di tremila scatti raccolti compulsivamente giorno dopo giorno, nel tragitto casa-ufficio, per strada, sui tram, di nascosto,fino ad arrivare sotto alle gonne.

Ecco come nasce Banhoff Street– Fie di Ray Banhoff, fotografo e blogger toscano naturalizzato milanese.

Il progetto, condensato nel book in edizione limitata curato da Toni Thorimbert, uno dei grandi della fotografia italiana, ed edito da Strip-Project (http://www.strip-project.com/) viene presentato nei suggestivi spazi della Biblioteca della Moda di Milano.

Ad accompagnare la presentazione un allestimento a cura di Strip-Project, che evidenzia il forte legame tra la fotografia di strada e la fotografia di moda e accosta gli scatti di Banhoff a foto d’archivio di grandi nomi della street photography del presente e del passato, redazionali di magazine dagli anni Settanta ad oggi e campagne di noti marchi fashion.

Banhoff Street – Fie, oltre ad essere una panoramica sulle donne di Milano, è uno specchio attuale ed autentico dell’universo femminile, raccontato con frenesia da un occhio fotografico a tratti esteta e a tratti sociologico. E’ possibile visitare la gallery on-line del progetto fotografico qui http://street.raybanhoff.com/

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Hayez a Milano

Post n°509 pubblicato il 29 Ottobre 2015 da ilio_2009

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La Mostra Hayez a Milano, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti e la Pinacoteca di Brera, di Milano, e le Gallerie dell’Accademia di Venezia, raccoglie circa 120 opere dell’artista.

Il percorso espositivo segue una successione cronologica, che rievoca insieme la vita e il percorso creativo del grande pittore: dagli anni della formazione tra Venezia e Roma, ancora nell’ambito del Neoclassicismo, sino all’affermazione, a Milano, come protagonista del movimento Romantico e del Risorgimento accanto a Verdi e Manzoni, con i quali ha contribuito all’unità culturale dell’Italia.

La sequenza di opere, tra cui capolavori più noti accanto ad altri presentati al pubblico per la prima volta – inedito l’accostamento delle tre versioni del Bacio

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rivela la grandezza di Hayez nel padroneggiare generi diversi come la pittura storica e il ritratto, la mitologia, la pittura sacra e un ambito allora di gran moda come l’orientalismo, sino a giungere alle composizioni dove trionfa il nudo femminile, declinato in una potente sensualità che lo rende unico nel panorama del Romanticismo italiano e europeo.

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Omaggio a Milano

Post n°508 pubblicato il 28 Ottobre 2015 da ilio_2009

 

 

 
 
 

Per un'ora di tranquillità

Post n°507 pubblicato il 26 Ottobre 2015 da ilio_2009

Il 29 ottobre saprete dove andare


Michel è un grande appassionato di musica jazz. Nel suo giorno di riposo, al mercato delle pulci, trova un disco rarissimo, e non desidera altro che tornare a casa per ascoltarlo subito, con calma e in solitudine. Sfortunatamente, proprio quel pomeriggio, sembra che tutto il mondo si sia messo d’accordo per non concedergli nemmeno un’ora di tranquillità!

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La moglie ha deciso di confessargli un segreto che custodiva da anni, l’amante ha un’estrema necessità di parlargli, il figlio viziato e capriccioso  si presenta con un bel numero di “ospiti inattesi”, la madre non smette di chiamarlo al telefono, e ci si mettono anche gli operai che stanno ristrutturando il suo appartamento! Per concludere, proprio quel sabato il vicino di casa Pavel ha organizzato la Festa del Vicinato! Insomma, una singola ora di tranquillità sembra un vero miraggio…

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Scaltro e manipolatore com’è, Michel fa di tutto per cercare di ottenere ciò che vuole, cioè solo il tempo necessario per ascoltare il suo disco. Ci vorranno tutte le sue energie, la sua astuzia e il suo potere di persuasione per far sì che quel pomeriggio, che doveva essere da sogno, non si trasformi in un vero incubo!

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Ma chi farà le traduzioni dei titoli dei film in Italia?

 
 
 

Ce soir nous passons à l'heure d'hiver

Post n°506 pubblicato il 24 Ottobre 2015 da ilio_2009

Stanotte torna l’ora solare, il Musée du Louvre ci ricorda che domani mattina potremo dormire un'ora in più: "Ce soir nous passons à l'heure d'hiver. Vous pourrez dormir une heure de plus ce dimanche !"

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Giuseppe Antonio PETRINI
Carona (Lugano), 1677 - Carona, 1755/1759

 
 
 

Memorie intime

Post n°505 pubblicato il 23 Ottobre 2015 da ilio_2009

RISVOLTO

«”Save me Daddy” – I’m dying – I’m lost in the space, the silence of death» aveva scritto, poco prima di morire, Marie-Jo, la venticinquenne figlia minore di Georges Simenon. Il 19 maggio 1978, con un proiettile calibro 22, Marie-Jo si uccide nel suo appartamento di Parigi. È un suicidio annunciato, e del resto più volte tentato: dopo essere stata una bambina «difficile», Marie-Jo era entrata sin dall’adolescenza in un ciclo infernale di cliniche, fughe, ospedali psichiatrici. Come lei stessa ha chiesto, il corpo viene trasportato a Losanna e cremato, le ceneri disperse nel giardino della casa del padre. Da quel momento Simenon si immerge nella lettura delle lettere, delle agende, delle poesie e nell’ascolto delle cassette lasciate dalla figlia; e nel 1980 a settantasei anni, lui che dal febbraio del 1972 ha smesso di produrre romanzi compone febbrilmente queste Memorie. Per commemorare la figlia, ma anche per placare insieme il dolore e i sensi di colpa, si affida alla forza inappellabile del ricordo, e dà vita a una sorta di grande affresco autobiografico, completato dalla raccolta dei pochi scritti che la ragazza, segnata da una irrisolta vocazione artistica, ha lasciato: il Libro di Marie-Jo. Dedicate alla sua creatura perduta, le pagine di questa straordinaria «confessione» hanno in realtà un solo protagonista: lo stesso Simenon, qui al centro di quello che è forse il più imponente dei suoi romanzi, dove la sapienza del narratore si coniuga a una «cognizione del dolore» tutta nuova, e in qualche modo stupefacente per l’autore stesso.

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« Sempre, in tutta la mia vita, ho avuto grande curiosità per ogni cosa, non solo per l'uomo, che ho guardato vivere ai quattro angoli della terra, o per la donna, che ho inseguito quasi dolorosamente tanto era forte, e spesso lancinante, il bisogno di fondermi con lei; ero curioso del mare e della terra, che rispetto come un credente rispetta e venera il suo dio [...] Non ho niente da insegnarvi. Ho imparato più io da voi [...] che voi da me. »

 

 

 

 
 
 

Henry de Monfreid

Post n°504 pubblicato il 22 Ottobre 2015 da ilio_2009

" È a Maskali che prende definitivamente corpo il de Monfreid «lupo dei mari», lo Shaytan, il Diavolo del mar Rosso. È il 1914 e sono quasi tre anni che è in Abissinia. Ci è arrivato nell'agosto del 1911, da Marsiglia, a bordo dell' Oxus : terza classe, sei cuccette per cabina. Tramite conoscenze ha ottenuto un posto di agente presso Marcel Guigniony, un commerciante di cuoio, armi e generi alimentari, caffè in primis , ma è in prova, il viaggio se l'è dovuto pagare, se non riesce peggio per lui..."

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«Ho sempre fuggito l'avventura. L'ho incontrata sulla mia strada». Non è per vezzo salottiero che Henry de Monfreid (nato a La Franqui il 15 novembre 1879 e morto a Ingrandes il 13 dicembre 1974) ripeteva questa frase. Del resto lui ai salottieri aveva sempre riservato un disprezzo che potremmo definire antropologico: intellettuali di risulta, politici ruffiani, dame di incerti costumi... Non era, quella, la battuta del vecchio lupo di mare, dello Shaytan, del Diavolo del Mar Rosso ormai diventato leggenda vivente, dell'uomo che i seguaci di Maometto chiamavano Abd-el-Hay, lo Schiavo del Vivente, uno dei 99 nomi di Allah. Era, semplicemente, la pura verità.

Da ragazzino, a scuola, fu vittima dei bulletti, e a casa subì la dominante personalità del padre George Daniel, perfetto esemplare di «avventuriero passivo». I primi passi nel mondo del lavoro furono ora grotteschi tentativi, ora clamorosi autogol. E quanto alle donne... certo, a 16 anni aveva già compiuto l'apprendistato erotico, ma razzolando molto in basso, sui gradini della scala sociale e dei sentimenti, fino alla scelta di una compagna, Lucie, una pescivendola, che gli darà il suo primo figlio... Intorno ai trent'anni, Henry è forse anche meno di un fallito: è un non pervenuto in una Francia che sente non sua e alla quale si nega. Ma da qui inizia la sua seconda (la sua vera ) vita. Per caso. Superata una lunga malattia, è quasi letteralmente in mezzo a una strada quando...

E qui la parola dovrebbe passare a Stenio Solinas, giornalista e scrittore, autore de

Il corsaro nero. Henry de Monfreid, l'ultimo avventuriero (Neri Pozza)

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Henry de Monfreid (1879-1974) è stato l'ultimo, e il più straordinario, scrittore-avventuriero del Novecento. Trafficante d'armi, di perle e di stupefacenti, fumatore d'oppio, pirata in rivolta contro l'arroganza coloniale francese, fece del Mar Rosso il suo terreno d'azione e di elezione. Convertitosi all'Islam adottò gli usi e i costumi dei somali e negli anni Ttrenta recitò un ruolo di primo piano nella conquista italiana dell'Etiopia.

   

Avvalendosi di documenti d'archivio inediti e ripercorrendone le orme su e giù per il Corno d'Africa, Stenio Solinas traccia in questo libro il ritratto di una figura d'eccezione, un "anti-Rimbaud" che imparò a scrivere vivendo.

Lo si può incontrare immortalato nell' avventura di Tintin:  "Les cigares du pharaon"

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Anche sposare Armgart Freudenfeld, una tedesca con nome da valchiria, e nel '15, poi, fu un rischio. Che tuttavia omaggiò de Monfreid di una vincita forse insperata. Il ventennio che trascorsero insieme stando poco insieme, lei una Penelope che tesse la sua tela di attese e di timori, di rivendicazioni e di buoni consigli mai accolti, lui un Ulisse sempre sensibile al canto delle sirene di nuove sfide, diedero a Henry la solida base affettiva di cui aveva bisogno, dopo e prima la collezione di faccette nere... «Lei - scrive Solinas - si è innamorata proprio dell'Henry murato vivo dentro quella corazza che gli serve da difesa nei confronti del mondo». E ancora: «Sognatrice, anima d'artista e insieme donna pratica, Armgart impara l'arabo e il somalo, ha una buona mira, è un'ottima infermiera. Quando le attività di Henry si espanderanno, la centrale elettrica, la fabbrica di pasta, sarà lei stessa a farsene carico: tiene la contabilità, gestisce il personale, si occupa della clientela».

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Morendo nel '38, la valchiria Armgart lascia il suo Sigfrido da solo a fronteggiare l'ultima partita sul campo, per la seconda volta il mondo è di nuovo in fiamme. Fu deportato dagli inglesi, liberato, visse di caccia e di pesca sulle pendici del monte Kenya.

Tornerà in Francia solo nel 1947, stabilindesi a Ingrandes. Lui ama andarsene in giro con un corvo sulla spalla destra. Per hobbies alleva manguste e si esibisce come chansonnier al Vieux Colombier.

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I suoi libri vengono sempre pubblicati per quella Grasset cui collabora anche Hugo Pratt, che disegnerà le copertine dei romanzi di De Monfreid, e ne farà uno dei personaggi nella serie a fumetti Gli Scorpioni del deserto. È plausibile inoltre che la vita e le vicende esotiche di De Monfreid abbiano non poco determinato quelle che saranno le caratteristiche di Corto Maltese.

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Fu amico di Kessel, Cocteau, Montherlant, Teilhard de Chardin, rischio di essere eletto alla Académie Française e di fare naufragio, a quasi ottant'anni, al largo del Madagascar, scrisse più di settanta libri.

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La casa editrice specializzata in opere legate al mare, la Magenes, ha pubblicato i suoi  I segreti del Mar Rosso , La crociera dell'hascish e Avventure di Mare.

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Adele Bloch-Bauer

Post n°503 pubblicato il 20 Ottobre 2015 da ilio_2009

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Lo confesso ho tradito Milano e Parigi per Vienna...

ma non perdeteVi questo film

Maria Altmann, è una donna ebrea fuggita da Vienna poco dopo

l'arrivo dei nazisti che saccheggiando la sua abitazione trafugarono

un prezioso quadro di Gustav Klimt, la Donna in Oro, in seguito

restituito al governo Austriaco.

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Cinquanta anni dopo la coraggiosa donna decide di sfidare le

autorità Austriache con l'aiuto di un giovane avvocato per chiedere

che le venga restituito ciò che era suo.

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 Maria Altmann,  sopravvissuta all'Olocausto


 

 
 
 

Pierreuses

Post n°502 pubblicato il 15 Ottobre 2015 da ilio_2009

Splendore e miseria. Immagini della prostituzione, 1850-1910

Al Museo d'Orsay la prima grande iniziativa dedicata al tema della prostituzione, questa mostra si propone di ripercorrere il modo in cui gli artisti, francesi e non, affascinati dagli attori e dai luoghi di questo fenomeno sociale, hanno instancabilmente cercato nuovi mezzi pittorici per rappresentarne gli aspetti reali e immaginari.

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Dall'Olympia di Manet

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a L'assenzio di Degas,

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fino al Moulin Rouge di Toulouse-Lautreco e le case chiuse di Munch agli audaci ritratti di Vlaminck, Van Dongen o ancora Picasso, questa mostra intende far luce sul ruolo centrale occupato da questo universo equivoco nello sviluppo della pittura moderna.

Il fenomeno è trattato anche dal punto di vista sociale e culturale attraverso la pittura dei Salon, la scultura, le arti decorative e la fotografia.

Una ricca documentazione permette infine di alludere allo status ambivalente della prostituta, perennemente in bilico tra lo splendore della donna mondana e la miseria della sgualdrina.

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Pierreuses (da pierre, ossia “pietra”, in quanto queste ragazze frequentavano luoghi abbandonati come ex fortificazioni o edifici in costruzione) che a notte fonda lavorano clandestinamente su terreni abbandonati, filles en carte einsoumises (si distinguono allora lefilles en carte, ossia schedate e iscritte nei registri della questura come prostitute, e le filles insoumises, letteralmente “non sottomesse”, le quali si oppongono alle normative vigenti e praticano la prostituzione clandestinamente) che adescano i clienti nei luoghi pubblici, verseuses(dal verbo verser, ossia “versare”, essendo queste ragazze addette a servire bevande, spesso alcoliche, ai clienti) impiegate nelle cosiddettebrasseries à femmes (brasserie in cui si trovano donne dai facili costumi che praticano la prostituzione), inquiline delle case chiuse, cortigiane che ricevono i propri ammiratori in lussuose residenze private… Sono tanti i volti della prostituzione nell’Ottocento.

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Questo carattere poliedrico e inafferrabile è sempre stato l’ossessione di romanzieri e poeti, drammaturghi e compositori, pittori e scultori. La maggior parte degli artisti dell’Ottocento e della prima metà del Novecento ha posato lo sguardo sullo splendore e la miseria della prostituzione, la quale diventava peraltro uno dei temi prediletti degli allora nascenti mezzi di comunicazione, come la fotografia e, in seguito, il cinematografo.

È soprattutto a Parigi, tra il Secondo Impero e la Belle Époque, che la prostituzione si afferma come soggetto in opere che si ricollegano a correnti assai diverse fra loro, quali accademismo, naturalismo, impressionismo, fauvismo o ancora espressionismo. La città è allora in piena trasformazione: nuova Babilonia per alcuni, Ville Lumière per altri, Parigi offre agli artisti una moltitudine di luoghi nuovi (salotti dell’alta società, logge di teatro, case di tolleranza, caffè, boulevard…) da cui osservare il balletto in codice dell’amore a pagamento. In queste rappresentazioni spesso controverse si mescola osservazione scrupolosa e immaginazione, indiscrezione e oggettività, approccio clinico e sfrenata immaginazione. Tuttavia, per quanto singolari essi siano, questi sguardi posati sull’universo della prostituzione appartengono solo ed esclusivamente ad artisti di sesso maschile. Così, dietro l’evocazione di gioie e di dolori, di folgoranti ascese e di vite miserabili, traspare anche il peso della condizione femminile nell’epoca moderna...

Continua su http://www.musee-orsay.fr/it/eventi/mostre/al-museo-dorsay/mostre-al-museo-dorsay-maggiori-informazioni/article/splendeurs-et-miseres-42671.html

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Flânerie milanese

Post n°501 pubblicato il 13 Ottobre 2015 da ilio_2009

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Affrontare il centro di Milano come avrebbe fatto Baudelaire, “immaginando di avere al guinzaglio una tartaruga”, e perdersi in una flânerie senza pensieri.

"...Quando mi perdo in questo modo, arrivo in via Torino sempre da un punto diverso. Ma è giusto così, Milano è pudica e introversa, deve essere frequentata per essere conosciuta. E non è detto che si riesca".

dal sito http://www.piaceremilano.it/


 

 


 
 
 

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