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John Pilger: Come i guardiani del libero pensiero mettono a tacere il messaggero

Post n°4492 pubblicato il 20 Marzo 2011 da cile54

Julian Assange, questi fatti sono stati documentati

Mentre gli Stati Uniti e l’Inghilterra cercano una scusa per invadere un altro paese arabo ricco di petrolio, l’ipocrisia ci è familiare. Il colonnello Gheddafi è “delirante” e “sporco di sangue” mentre gli autori di un’invasione che ha ucciso un milione di iracheni, che ha rapito e torturato il nostro nome, sono assolutamente sani, mai sporchi di sangue e, ancora una volta, arbitri della “stabilità”.

Ma qualcosa è cambiato. La realtà non è più quella che dichiarano i potenti. Di tutte le spettacolari rivolte del mondo, la più eccitante è l’insurrezione del sapere innescata da WikiLeaks. Non si tratta di un’idea nuova. Nel 1792 il rivoluzionario Tom Paine ha avvertito i suoi lettori in Inghilterra che il loro governo credeva che “la gente deve essere ingannata e tenuta in un’ignoranza superstiziosa da uno spauracchio o da un altro.” “I diritti dell’uomo” di Paine fu considerato una tale minaccia dalla élite al potere che a un gran giurì segreto fu ordinato di accusarlo di “una cospirazione pericolosa e traditrice”. Saggiamente cercò rifugio in Francia.

Le traversie e il coraggio di Tom Paine sono state citate dalla Fondazione di Sidney per la Pace nel premiare Julian Assange con la Medaglia d’Oro australiana per i diritti umani. Come Paine, Assange è un individualista che non serve alcun sistema ed è minacciato da un gran giurì segreto, un espediente maligno abbandonato da lungo tempo in Inghilterra, ma non negli Stati Uniti. Se estradato negli USA è probabile che scomparirà nel mondo kafkiano che ha prodotto l’incubo di Guantanamo Bay e ora accusa Bradley Manning, il presunto informatore di WikiLeaks, di un reato passibile della pena di morte.

 

Se dovesse fallire l’attuale appello di Assange in Inghilterra contro la sua estradizione in Svezia, probabilmente, una volta incriminato, gli verrebbe negata la libertà su cauzione e verrebbe tenuto segregato fino al suo processo in segreto. La causa contro di lui è già stata archiviata da un procuratore capo a Stoccolma ed è stata riportata alla vita solo quando un politico di destra, Claes Borgstrom, è intervenuto rilasciando dichiarazioni pubbliche sulla “colpevolezza” di Assange. Borgstrom, avvocato, rappresenta ora le due donne coinvolte. Il suo partner legale è Thomas Bodstrom che, da ministro della giustizia della Svezia, nel 2001 fu implicato nella consegna di due rifugiati egiziani innocenti a una squadra di rapitori della CIA all’aeroporto di Stoccolma. La Svezia successivamente riconobbe loro i danni per le torture subite.

Questi fatti sono stati documentati il 2 marzo a Canberra in una riunione informativa del parlamento australiano. Delineando un errore giudiziario epico ai danni di Assange, l’indagine ha ascoltato prove di esperti che, secondo gli standard di giustizia internazionali, il comportamento di certi funzionari in Svezia sarebbe considerato “altamente improprio e riprovevole [e] precluderebbe un giusto processo.” Un ex alto diplomatico australiano, Tony Kevin, ha descritto gli stretti rapporti tra il primo ministro svedese Frederic Reinheldt, e la destra Repubblicana statunitense. “Reinfeldt e [George W] Bush sono amici” ha detto. Reinheldt ha attaccato pubblicamente Assange e ha assunto Karl Rove, l’ex compare di Bush, come consigliere. Le implicazioni dell’estradizione di Assange dalla Svezia agli USA sono spaventose.

L’indagine australiana è stata ignorata in Inghilterra, dove si preferisce attualmente una farsa macabra. Il 3 marzo, il Guardian ha annunciato che la Dream Works di Stephen Spielberg doveva ricavare “un thriller investigativo del genere di Tutti gli uomini del presidente” dal suo libro “WikiLeaks: inside Julian Assange’s War on Secrecy [Wikileaks: la guerra alla segretezza di Julian Assange vista dall’interno]. Ho chiesto a David Leigh, che ha scritto il libro insieme con Luke Harding, quanto abbia pagato Spielberg al Guardian per i diritti cinematografici e quanto lui si aspettava di ricevere personalmente. “Non ho idea” è stata la risposta enigmatica del “giornalista d’inchiesta” del Guardian. Il Guardian non ha pagato nulla a WikiLeaks per il forziere di notizie. Assange e WikiLeaks – non Leigh o Harding – sono responsabili di quello che il direttore del Guardian, Alan Rusbridger, definisce “uno dei più grandi scoop giornalistici degli ultimi trent’anni.”

Il Guardian ha chiarito che Assange non gli è più utile. E’ un missile fuori controllo che non è adatto a Guardianlandia, che si è dimostrato un negoziatore duro, che non lega facilmente. E coraggioso. Nel libro auto compiaciuto del Guardian, lo straordinario coraggio di Assange è taciuto. Diventa una figura che induce perplessità meschine, un “australiano strambo” con una madre “dai capelli ricci”, gratuitamente accusato di essere “insensibile” e una “personalità danneggiata” che è “sul versante autistico”. Come gestirà Spielberg questo infantile questa diffamazione personale?

Nel programma Panorama della BBC, Leigh si è abbandonato al sentito dire riguardo al fatto che Assange non si sia preoccupato delle vite delle persone nominate nei documenti pubblicati. Quanto all’accusa che Assange abbia denunciato una “cospirazione ebraica”, che fa seguito a un torrente di stupidaggini su internet a proposito del fatto che egli sia un agente del Mossad, Assange l’ha respinta come “completamente falsa, nello spirito e nella lettera”.

E’ difficile descrivere (figuriamoci immaginare) il senso di isolamento e lo stato di assedio di Julian Assange che in un modo o nell’altro sta pagando per aver abbattuto la facciata del potere avido. Il cancro, qui, non l’estrema destra bensì l’esilissimo liberalismo di coloro che fanno la guardia ai limiti della libertà di parola. Il New York Times si è distinto nel trasformare e censurare il materiale di WikiLeaks. “Stiamo portando tutti di dispacci all’amministrazione” ha detto Bill Keller, il direttore. “Ci hanno convinti che sarebbe saggio revisionare certe informazioni”. In un articolo di Keller, Assange viene insultato personalmente. Il 3 febbraio, alla Scuola di Giornalismo della Columbia, Keller ha detto, in effetti, che non ci si può fidare del pubblico nel diffondere altri dispacci. La cosa potrebbe causare una “cacofonia”. Ha parlato il guardiano della porta.

L’eroico Bradley Manning viene tenuto nudo sotto le luci e le telecamere 24 ore al giorno. Greg Barns, direttore dell’Associazione degli Avvocati Australiani, dice che i timori che Julian Assange “finirà per essere torturato in una prigione americana di alta sicurezza” sono giustificati. Chi condividerà la responsabilità di un simile crimine?

19/03/2011

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fonte: http://znetitaly.altervista.org

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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