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Counselling di Yaris

Relazione, crescita, sviluppo del potenziale più autentico

 

 

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L’Approccio Centrato sulla Persona: l'Ipotesi centrale

Post n°1058 pubblicato il 15 Novembre 2014 da Yaris167
 

Cosa sia e quale sia, la figura del Counsellor, ne ho parlato ampiamente in passato; della diatriba sempre aperta, nonostante la legge n. 4 del 14 gennaio 2013 abbia disciplinato la professione di Counselling, ne ho discusso all'uscita della legge. La questione che, in verità, sento di avere approfondito in maniera poco adeguata al mio personale sentire rogersiano, riguarda l' Approccio Centrato sulla Persona e  la svolta impressa, nell'ambito della Psicologia umanistica, detta anche "Psicologia della terza forza-  terza teoria della natura umana".  fondata negli U.S.A. nel 1962.




Carl Ramson Rogers


“…mi è venuta talvolta la fantasia di un prigioniero che si trova in una cella sotterranea e che giorno dopo giorno trasmette con piccoli colpi il seguente messaggio in alfabeto Morse: “qualcuno mi sente? C’è qualcuno?”. Finalmente un giorno ode alcuni deboli colpi che dicono: “Sì”. Con questa semplice risposta egli è sollevato dalla sua solitudine; è diventato nuovamente un essere umano. Ci sono moltissime persone che oggi vivono in celle private, persone che non lasciano trasparire in alcun modo all’esterno, persone che vanno ascoltate con acuta attenzione per udire i messaggi che provengono dalla loro cella.” (Carl Rogers).



 
L'Ipotesi centrale
ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 1992
 

 L'ipotesi centrale dell' Approccio Centrato sulla Persona. è che «l'individuo ha in sé ampie risorse per l'autocomprensione, per modificare il concetto che ha di sé e i suoi atteggiamenti, e per autodeterminarsi nelle sue azioni (Tendenza attualizzante, formativa, organismica)» (Rogers); Rogers parte dal riconoscimento di questa tendenza attualizzante (actualizing tendency), presente in ogni organismo vivente, e dalla fiducia nel positivo processo di sviluppo del potenziale implicito in ogni persona. 

Questo processo tende verso forme di ordine, complessità e sinergia sempre più elevate e può essere  osservato nel sistema stellare, minerale, biologico, così come negli esseri umani. Ne segue il corollario che le percezioni e i sentimenti del soggetto, il concetto di sé, l'autostima, l'esperienza, e il criterio personale di valutazione sono fondamentali per la comprensione e la comunicazione umana. «Le potenzialità della persona possono essere attuate solo se mediante adeguati atteggiamenti  si fornisce alla persona un clima facilitante» (Rogers 1980). 

Rogers ha ampiamente e ripetutamente descritto questi atteggiamenti. Ha parlato di tre condizioni necessarie è sufficienti: «La prima ha a che fare con  la genuinità, l'autenticità e la congruenza...la seconda è l'accettazione, il rispetto, la stima (Inconditional positive regard)...la terza è la comprensione empatica» (Rogers 1980). 

Negli ultimi anni della sua vita Rogers ha ampliato questo quadro con una  quarta condizione: l'essere in contatto con il Sé trascendentale, intuitivo, creativo. Qualcosa che ha che fare con l'intuizione dell'artista o del mistico.







L’importanza attribuita all’individuo, percepito come essere globale, unico ed irripetibile;

La funzione centrale della consapevolezza, in quanto qualità non esclusivamente intellettuale, ma anche radicata nell’esperienza emotiva;

Il concetto di esperienza come processo attivo e continuo in cui l’organismo è coinvolto, e rispetto al quale la proiezione verso il futuro appare più importante di quanto non sia la registrazione del passato;

La convinzione del fatto che il carattere dinamico e interattivo della vita psichica implica che il comportamento non è determinato in modo biologicamente o socialmente meccanicistico;

La fiducia nella democrazia come schema di vita comune, aperta alla realizzazione di forme sempre più umane di esistenza;

L’aspirazione all’armonizzazione con l’Universo, inteso come totalità dei rapporti possibili con la natura e con gli altri uomini.


Questa visione dell’individuo, accolta come assunto del personale percorso formativo ed evolutivo, non può non manifestarsi, nei rapporti interpersonali e sociali fino a rappresentare come scriveva Rogers: " A way of being".






Commenti al Post:
donadam68
donadam68 il 15/11/14 alle 10:18 via WEB
....buongiorno Rossella , ho letto tutto d'un fiato e trovo interessante a dir poco quanto riporti nelle tue pagine, .... credo che tutto possa essere sintetizzato con un'unica parola di cui io vivo da sempre , EMPATIA, quella parola che rende vera e spontanea, un percepire le sensazioni dell'altro anche senza uno sguardo, quell'empatia che è straordinaria specie se stima, rispetto , educazione diventano sue ancelle...sempre più spesso vedo uomini e donne che si chiudono nella propria solitudine e poi chi di noi a tratti non lo è???....sai l'essere malinterpretati porta a chiudersi, a creare barriere... laddove pur dando fiducia si è stati traditi nel profondo e l'amara delusione porta chiusura....ma credo anche chi ha in sè un lato solare non può fare a meno di rivelarlo al mondo, anche se ne è rimasto scottato dall'ambiguità della gente, dal fare aggressivo e spesso egocentrico e protagonista che tende a far sì che l'uno si senta superiore ad un altro, ma poi affatto non è...la consapevolezza diventa muta saggezza, l'esperienza cammino nei giorni, la fiducia nel mondo ancor quell'amore gratuito da donare, sapendo che altri ancor non ben capiranno ed a tratti calpesteranno ciò che viene dal cuore leggendo altro in te....la genuinità, l'autenticità, l'accettazione, il rispetto, la stima saranno comunque quelle strade su cui poter camminare anche quando ombra e grigiore, sperando invece che un semplice raggio di sole possa illuminare i nostri passi ....un sorriso e l'augurio di un felice week end :)D
 
 
Yaris167
Yaris167 il 15/11/14 alle 15:09 via WEB
Mia cara Donatella, significative le tue parole che spero di non interpretare se le sintetizzo con queste mie: riconoscersi, sentirsi su una strada praticata, equivale a percepire appartenenza e fiducia nonostante le situazioni mostrino poi altro, con la speranza sempre viva di un incontro, come è avvenuto oggi, con questo post.. Buon Sabato mia cara :-))
 
g1b9
g1b9 il 15/11/14 alle 12:11 via WEB
Interessante questo post, che può essere di grande aiuto a chi si sente sprofondare in una solitudine disperata, anche se non affetto da malattia. Purtroppo il senso di emarginazione agisce sempre negativamente a livello emozionale ,per cui saper che c'è chi è disposto ad accogliere il suo dolore e lenirlo è fondamentale. Non ci vuole molto per amare il prossimo, per comprenderlo, basta vedersi in quella persona, sapere che i suoi desideri sono come i miei, il suo benessere quello che desidero per me. Non ci vuole molto per ridare fiducia alle persone...
Felice fine settimana, Un sorriso :) Giovanna
 
 
Yaris167
Yaris167 il 15/11/14 alle 15:29 via WEB
Per ridare fiducia alle persone, mia cara Giovanna...basta ascoltarle. Questo è, in fondo, l'incipit di Carl Rogers in cui mi riconosco e che ha tracciato il mio percorso di vita e professionale. Infatti lo stesso Rogers diceva: “La sola persona che non può essere aiutata è la persona che getta la colpa sugli altri.” Un buon fine settimana a te, mia cara. Ti abbraccio :-))
 
   
Yaris167
Yaris167 il 15/11/14 alle 19:21 via WEB
Mia cara Giovanna, rileggendo il mio commento e in particolare, la citazione riportata devo fare una precisazione riguardo la pessima traduzione degli autori rispetto al testo originale scritto dallo stesso Rogers...
 
     
Yaris167
Yaris167 il 15/11/14 alle 19:25 via WEB
Ritrascrivo la frase così come scritta da Carl Rogers con relativa traduzione letterale:"Without self-awareness we are quick to blame others for our own negative experiences".
La traduzione letterale è la seguente: Senza la consapevolezza di sé siamo pronti a incolpare gli altri per le nostre esperienze negative".
 
     
Yaris167
Yaris167 il 15/11/14 alle 19:54 via WEB
Scusami ancora, cara, ma c'era qualcosa che non mi suonava in linea con il pensiero di Rogers e sono andata a verificare direttamente sul testo..accorgendomi del macroscopico errore...Buona serata:-)
 
monellaccio19
monellaccio19 il 15/11/14 alle 12:14 via WEB
Interessante ma sono troppo pigro per approfonfire e commentare. Non sono abbastanza preparato su temi troppo particolari come questo e a parte le sensazioni personali suggerite, non ho esperienze maturate in tal senso per poterne discutere. Mi spiace Rossella, ho i miei limiti e quando non sono all'altezza mi fermo: "Meglio tacere e passare per un idiota che scrivere e dissipare ogni dubbio" Un aforisma di Abramo Lincoln modificato sul verbo: scrivere al posto di parlare. Una stupenda giornata mia cara.
 
 
Yaris167
Yaris167 il 15/11/14 alle 15:52 via WEB
Carissimo Carlo, se fosse stato Rogers a leggere il tuo scritto avrebbe certamente detto:Carlo, quel che SEI è sufficiente, perché RIESCI ad esserlo"
Buon pomeriggio mio caro amico :-))
 
un_uomonormale
un_uomonormale il 15/11/14 alle 15:29 via WEB
Rossella cara...sarebbe bello potere dire alla persona meno fortunata di noi: " Non temere amico mio, porteremo insieme la tua croce !"...Ecco, insieme, la parola più religiosa mai pronunciata... Un abbraccio, cara! Peppe
 
 
Yaris167
Yaris167 il 15/11/14 alle 16:10 via WEB
Sono con Te... mio saggio amico
 
gabbiano642014
gabbiano642014 il 16/11/14 alle 02:47 via WEB
Molto interessante...Nell'era della globalizzazione possiamo definirci "inabili di Ascoltare".All'inabilita' dobbiamo aggiungere "l'usa e getta".Questi sono alcuni degli elementi basilari della mancanza di Essere della nostra epoca.L'ascolto e' mettersi nelll'altro individuo.E' comprendere l'altro non secondo il nostro giudizio,senza invadere o possedere, ma a misura della sua Entità. Buona domenica Patty
 
 
Yaris167
Yaris167 il 16/11/14 alle 11:30 via WEB
Concordo pienamente, cara Patty. Pongo però un interrogativo al tuo scrivere: "...mancanza di Essere o ...paura di Essere?"
Ascoltare vuole dire anche ascoltarsi ed esternare. Mettersi in gioco, in definitiva. E quanto può giocare la paura dell'intimità con l'altro se non si è in intimità con sé stessi?
 
   
Yaris167
Yaris167 il 16/11/14 alle 11:32 via WEB
Un'altra citazione di Rogers riporta:
"Il paradosso curioso è che quando mi accetto così come sono, allora posso cambiare”...e se il cambiamento che molti vorrebbero fosse proprio questa accettazione di sè? Uscire dalla "cella" come la definisce Rogers? .... Buona domenica mia cara :-)
 
gabbiano642014
gabbiano642014 il 16/11/14 alle 23:47 via WEB
La correlazione di un qualsiasi legame tra individui implica il "sapersi ascoltare ".Forse l'arcano dell'uomo contemporaneo e' il non porsi la domanda più naturale: '"chi sono"?Solo l'uomo che conosce se stesso ravvisa la propria identità .L'inettitudine di conoscere la propria intimità, esorta alcuni ad assumere false identità .Solo accettandosi ciò' che si "E' " possiamo generare un ascolto reciproco.Con l'occasione ti riporto sommariamente una frase di Jacques Martel <<Accettare noi stessi,la nostra malattia ci permette di dialogare e trovare con il medico un processo di guarigione>>.Buona notte Patty
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 21/11/14 alle 00:35 via WEB
«Posso essere abbastanza genuino e autentico da comunicare senza ambiguità la persona che sono... se io sono veramente consapevole dei miei sentimenti e li accetto allora posso aiutare me stesso e gli altri» (Rogers 1958). Profondo pensiero di questo autore che invita ad approfondire la sua opera che spero di fare. Grazie, Rossella, per questa occasione che ci hai offerto; un saluto, M@.
 
 
Yaris167
Yaris167 il 22/11/14 alle 16:39 via WEB
Carissimo Mario questa citazione di Rogers ha accompagnato tutto il triennio di formazione in counselling... Il continuo ripeterci" se non sei genuino e autentico con te stesso, potrai mai esserlo con gli altri?" E giù "ad entrare nei nostri anfratti e a stanare bachi". In più devi sapere che, quando si fanno le cosiddette simulate di incontro sono proprio i corsisti tuoi compagni di viaggio i più spietati e oltre ai bachi riuscivano a rimuovere anche... i ghiri. Rileggere adesso quei testi, provoca una profonda nostalgia che consolida ancor di più l'esperienza vissuta.. Grazie a te, Mario :-))
 
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Punto focale è l'individuo, non il problema.
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