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La fatica del vivere

Post n°1206 pubblicato il 22 Maggio 2016 da Yaris167
 

Giovanni Galletto, psicologo e psicoterapeuta, scrive nel suo libro -  la fatica di vivere  spesso da fuori non si vede, si potrebbe intuire, forse, in certi sguardi che si abbassano improvvisamente grevi... in un aspetto curato dove, però, qualcosa stride... così il malessere resta chiuso dentro, a scavare nell'anima... La fatica di vivere non è ancora male di vivere: non è patologia, ma una sorta di anonimo grigiore che sovente avvolge la vita - e ancora-  A volte siamo noi stessi che andiamo nella direzione sbagliata, perché là dove la vita ci offre la possibilità di avere qualche spazio per fermarci, per riflettere, per pensare, noi scappiamo impauriti perché non siamo più abituati a guardarci dentro.

Una questione, quella del guardarsi dentro che già Sant'Agostino descriveva così: Occorre conoscere se stessi, andare alla ricerca di quelle “in-formazioni perdute” che ci costituiscono nel profondo e in cui rintracceremo il “progetto”. Ma, sovente, “gli uomini se ne vanno ad ammirare gli alti monti e i grandi flutti dei mari i larghi letti dei fiumi e l'immensità dell’oceano e il corso delle stelle; e trascurano se stessi” 



Addomesticati a porci domande e a trovare risposte, siamo catapultati in un mondo che ci è estraneo nel quotidiano, estranea quella fatica che accomuna i più e che oscura le persone proiettandole nell'immaginario.

Immaginiamo luoghi, persone, costruiamo filtri, ci proiettiamo nel mondo come vorremmo che fosse cercando spazi di sopravvivenza dove ci concediamo il lusso di un'interiorità addomesticata.

Si, perché, in fondo, anche il dolore va addomesticato per renderlo percettibile e percepibile, per non lasciarsi sopraffare da esso.

Perché doloroso è entrare nelle stanze dell'interiorità, richiamare ricordi, indurre riflessioni, ricucire strappi, lenire ferite, un passaggio in cui il "lavoro su di sé" è determinante.

Poi, forse, può venir fuori la richiesta di aiuto del counsellor o dello psicoterapeuta: dopo l'ascolto di quella prima richiesta che proviene dall'interiorità e che induce alla riflessione e all'ascolto di quel disagio che bussa alla porta.. 

Ma quando lasciamo che quel disagio prenda il sopravvento  fino a condizionare le scelte e le decisione del quotidiano, allora sì che la "fatica" aumenta e pesa sulla stessa "vita" trasformandola in una gabbia di pensieri del "dover fare, del dover essere".

Poi ci sono le malattie, i lutti, le perdite i distacchi, non meno pesanti da affrontare e non meno faticosi da "assimilare". 

L'educazione vuole che diventare grandi, voglia dire, contenere, soffocare e fare da sè.

Ma il "fare da sé" presuppone la prima fatica: l' auto-trascendimento, il dare senso e significato alle proprie scelte e ai propri gesti che porta inevitabilmente alla seconda fatica: il conflitto della volontà, schiacciata dall'illusorietà del tempo che conduce, inesorabilmente alla terza fatica: sostenere il confronto continuo, accumulando tensione...

I bisogni iniziano ad emergere e a farsi sentire e, con i bisogni, i pensieri e i conflitti,  la ricerca di soluzioni a quei pensieri, il tentare di rimettere in "ordine le cose"...

Eppure è questo il contesto dove la prima fatica può e deve ricercare la "radice" del proprio andare, senza rifugiarsi in paradisiaci sogni, senza fuggire la realtà. 

Se la Vita è bellezza - il vivere può essere faticoso- scoprire le radici di questa fatica, può condurre a realizzare la vita stessa..

Yaris

Commenti al Post:
g1b9
g1b9 il 22/05/16 alle 16:22 via WEB
San'Agostino diceva che dobbiamo cercare dentro di noi il progetto, per poterci riproporre per ritrovare la strada smarrita. Sono d'accordo con lui,quando la strada giusta da trovare è la spiritualità, l'unica che dovrebbe essere perseguita , perchè al fondo del progetto, c'è la realizzazione nella vita eterna. Per questo l'uomo da sempre si affida al credo delle religioni. Io penso, da tanto ormai, che la vita sia uno scherzo di pessimo gusto che è stato fatto all'uomo,un percorso prestabilito, che nemmeno abbiamo chiesto, dalla nascita alla morte. Per fortuna che questi pensieri non sfiorano le menti giovani, dei bambini, degli adolescenti che vedono il futuro come eternità, almeno fino a quando la morte non li tocca direttamente. E' quello il periodo dei sogni, dei progetti, del bisogno di appagamenti, intellettuali, fisici , il tempo in cui le forze ci aiutano a perseguire obiettivi spinti dalla passione, dall'entusiasmo. E l'età matura in cui ognuno di noi raccoglie quello che ha seminato, congiuntura storica permettendo, il momento del primo bilancio e dei primi sconforti per alcuni, che hanno bisogno di essere aiutati a non sprofondare nel mal di vivere, nella rinuncia a continuare con poche speranza. La vita è una grande fatica , una lotta continua per barcamenarci tra quello che vorremmo e quello che invece la vita ci dà. E arriva quel giorno che ti senti solo, la mancanza dell'affetto dei propri cari, dell'amore di chi ci è stato compagno di vita pesa sul cuore, allora subentra la stanchezza, il peso degli anni sulle spalle, il senso di inutilità e di gravame, che la società odierna fa sentire agli anziani, costo inutile per lo stato. Si è stanchi di vivere, le fatiche pesano e costano, ecco che si aggiunge il mal di vivere,il desiderio che tutto finisca, la comprensione del nonsenso della vita combatte col quella strana convinzione che , dopo tutto, la vita è bella e vale la pena viverla.La mano tesa di uno psicologo , forse, riesce a trascinarti avanti.
Buon pomeriggio,Rossella, un grande affettuoso abbraccio:) Giovanna
 
 
Yaris167
Yaris167 il 23/05/16 alle 11:39 via WEB
Mia Cara Giovanna, ho letto con particolare attenzione quanto hai esternato. Una condizione che come scrivi, sembra accomunare "gli anziani" le persone giunte in là con gli anni, ma “la fatica del vivere, specie oggi, non ha età e dobbiamo saperla distinguere dalla stanchezza che può appesantire i pensieri e far sorgere sentimenti di rimpianto e nostalgia, dal disagio/malessere che può essere generato dalla sofferenza e dal senso di smarrimento esistenziale che può avvolgere la persona che non trova risposte né conforto intorno a sé, anzi forse, gli è chiesto troppo, in termini economici, emotivi, lavorativi, sentimentali...
 
   
Yaris167
Yaris167 il 23/05/16 alle 11:46 via WEB
Anzi, penso che la crisi odierna, più del potere che hanno i governanti di decidere delle nostre sorti, sia riconducibile alla stanchezza di una generazione, che abbraccia un ampio spettro di età e che si trova ad affrontare cambiamenti repentini e destabilizzanti tanto da desiderare “una vita altrove” senza sapere dove sia realmente questo altrove... E non sto parlando di “cervelli in fuga”, ben venga anche questo se dà dignità e significato alla propria esistenza...Io parlo della “fuga dalla realtà” che agisce in molti le cronache ne danno ampia conferma) che conduce al bisogno di “un ingrediente” esterno sia esso chimico ( droghe, alcool, cibo..) o fisico ( sesso, amanti...) per far tacere il dolore e la paura di entrare in contatto con la verità di quella realtà interiore che non trova altra via d’uscita se non nell’aggressività o nella depressione..
 
     
Yaris167
Yaris167 il 23/05/16 alle 11:55 via WEB
Negarla non serve, se non autodistruggersi, nè, come scrivevo nel post, autotrascenderla può significare entrare in una specie di "estasi mistica" di dolce e gentile dolore..
 
     
Yaris167
Yaris167 il 23/05/16 alle 11:59 via WEB
Quella ricerca interiore, di cui parla Sant’agostino, che può anche significare la ricerca dell’eterno intesa come vita spirituale, indica un di più molto più laico, dettato da un uomo di conoscenza che, come dirà nelle "Confessioni" ricerca nella coscienza, nell’interiorità, nella memoria, nel desiderio, nella volontà, nell’intelligenza, intesa come capacità di penetrare nel dramma del personale travaglio interiore, per giungere alla verità che libera e può dare corpo al "progetto dell’esistenza" che egli ha messo in atto fino all'epilogo..
 
     
Yaris167
Yaris167 il 23/05/16 alle 12:06 via WEB
Non c'è età, Mia cara Giovanna, per portare alla luce "quel" progetto che è personale ed è insito in ciascuno di noi. L'unico che può ricondurre la fatica del vivere quotidiano, ad un esistenza, degna di essere vissuta in ogni istante, anche se non incanta più con il "fascino" della bellezza... Un abbraccio forte. Rossella
 
donadam68
donadam68 il 22/05/16 alle 17:45 via WEB
la fatica di vivere, in certi sguardi...ed in quei momenti aver la possibilità di trovare qualche piccolo spazio per noi , per fermarci, per riflettere, per pensare, per guardarci dentro per poi ancor nel domani sperare e laddove abbiamo provato dolore quel senso di malinconia va addomesticata, entrando nelle stanze dell'interiorità,trasformando la vita non in una gabbia di pensieri del "dover fare, del dover essere", ma nel vivere seguendo il battito del cuore che dirige il nostro cammino anche dopo soste e cadute, per andare ancora seguendo emozioni nel domani ; ti abbraccio forte !!!!! :)D
 
 
Yaris167
Yaris167 il 23/05/16 alle 18:42 via WEB
Cara Donatella, proprio nelle emozioni si può perdere il meglio della conoscenza di sé. Una reazione emotiva, infatti è la risposta che la persona da ad uno sconvolgimento che avverte in primis come stato mentale. Se questo stato mentale è piacevole valutaerà l'emozione come positiva se è spiacevole la vedrà come negativa e, parlando di battito del cuore, sarà quel battito a dire realmente come stanno le cosa..
 
   
Yaris167
Yaris167 il 23/05/16 alle 18:48 via WEB
non dobbiamo dimenticare, infatti, il potere evocativo delle parole che può avere un forte ascendente su chi ascolta. Le parole che toccano hanno quasi sempre un forte potere di risonanza emotiva che, sappiamo bene, possono essere usate anche per "colpire" l'altro. Da qui i dubbi, le incertezze, le insicurezze, e tutto ciò che emerge e che può diventare ostacolo proprio a quel domani che si vorrebbe migliore, generando frustrazione....
 
     
Yaris167
Yaris167 il 23/05/16 alle 19:04 via WEB
il risultato, soltanto per fare esempi, porta a:
1) reprimere la rabbia 2) soffocare la paura 3) velare la tristezza 4) confondere la malinconia 5) sminuire la collera 6) mascherare la sconfitta 7) negare il fallimento 8) cogliere di sorpresa 9) ostentare la gioia 10) mostrare disgusto.
 
     
Yaris167
Yaris167 il 23/05/16 alle 19:18 via WEB
...vorrei sottolineare per finire, quanto, *l'ostentazione della gioia" la può dire ancora più lunga delle altre sulle emozioni, mascherando non soltanto un'implicita insoddisfazione, ma anche l'incapacità a riconoscere a se stessi l'acrimonia da cui scaturisce...
 
     
Yaris167
Yaris167 il 23/05/16 alle 19:22 via WEB
Perdonami se mi sono dilungata, ma l'argomento è troppo importante per sorvolare su alcune riflessioni che credo possano aiutare a riflettere chi legge anche se non commenta... Buona serata carissima, baci e abbracci col cuore :-)))
 
gabbiano642014
gabbiano642014 il 23/05/16 alle 09:27 via WEB
Buongiorno...Nella fatica di vivere ti riporto un'affermazione di Kant :"Nel nostro sistema,queste cose esterne,cioè la materia,non sono in tutte le loro forme e trasformazioni se non semplici fenomeni,cioè rappresentazioni in noi,della cui realtà diveniamo immediatamente coscienti".Sai penso,che nella conoscenza e nelle esperienze di viaggio è l'operato della mente che forgia e seleziona la concezione del mondo in cui viviamo.La cornice del quadro,quello schema concettuale,non è altro che il mondo esterno nell'esperienza dei privilegi del nostro io,che struttura la nostra mente.La vita è così bella e vale la penna viverla in ogni istante .La fatica del vivere dei distacchi,del dolore ,delle tristezze e di tutte le "percezioni particolari" deve essere ricercata solo nell'intimo "io" di ognuno...
 
 
Yaris167
Yaris167 il 24/05/16 alle 08:47 via WEB
Cara Patty, mi parli di Kant che per primo ha distinto - la dottrina dei concetti della ragione, dalla dottrina dei concetti dell'esperienza- e senza entrare nelle speculazioni sulle quali Kant poggia tutto il suo dibattere, egli stesso, afferma che laddove manca l’intuizione, ci dobbiamo aiutare con la conoscenza simbolica per analogia..
 
   
Yaris167
Yaris167 il 24/05/16 alle 09:14 via WEB
Ciò premesso, al di là di ogni speculazione, è pur vero che ogni individuo "conosce" la realtà attraverso i sensi. Vista, udito, tatto, olfatto, gusto, filtrano la nostra realtà secondo dei valori di soglia che si trasformano in impulsi nervosi che costituiscono la nostra percezione, di conseguenza dentro di noi possono coesistere realtà fisica e realtà psichica. La seconda, da freud in poi è stata spesso assimilata come distorta e alla base di patologie psichiatriche che portano a deformare la realtà fisica..
 
     
Yaris167
Yaris167 il 24/05/16 alle 09:38 via WEB
Il mondo interiore, l'interiorità, è altra cosa. Potrei definirlo lo spazio dove la "solitudine" può impazzire dal dolore o può fiorire. Dove si può incontrare l'altro, gli altri, o perderli per sempre....
 
gabbiano642014
gabbiano642014 il 23/05/16 alle 09:28 via WEB
Ti auguro una buona giornata ..:)Gabbiano-Patty
 
 
Yaris167
Yaris167 il 24/05/16 alle 09:41 via WEB
Buona riflessione, Gabbiano ;-)
 
g1b9
g1b9 il 24/05/16 alle 11:24 via WEB
Ciao Rossella, buona giornata e grazie!
Con affetto:) Giovanna
 
 
Yaris167
Yaris167 il 26/05/16 alle 12:23 via WEB
A Te, il più tenero e dolce degli abbracci :-))
 
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