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"La ricerca della felicità"

Post n°146 pubblicato il 07 Febbraio 2007 da nameerfcinema
 
Tag: Nameerf

Il primo film americano di Muccino  ridona al cinema americano un respiro differente dal ritmo  a volte troppo coinvolgente ed assoggettante a cui ci ha abituati Hollywood. Questo per dire che durante il film lo spettatore non perde mai la possibilità di rendere oggettiva la sua panoramica sulla storia; in una storia personale  capita di accanirsi in qualcosa che può suscitare in ognuno di noi, a sbalzi, abbattimento o comportamenti ciclotimidi-distruttivi .

Cosa rende questa pretesa obiettività nel film di Muccino?
Innanzitutto nell'era del digitale e dei panorami falsati, Muccino utilizza i colori naturali, solari, magari accentuandoli e questo fa si  che lo spettatore tenda a una visione più normale, neutra.

Secondo: la storia ha un suo inizio e fine, è ovvio, ma soggettivamente siamo solitamente presi nel vivere  la partenza, identificandola con i problemi da risolvere; la corsa, il mare accademico dove i venti soffiano da ogni parte e  il  traguardo lo si identifica con la risoluzione. Ma questa è una manovra di accentrismo e soggettivismo personale.

Nel film come in un microcosmo la soluzione si trova nel centro matematico del film o del minutus mundis, così come il sole nel manifesto del film, appare al contatto tra le mani. Esattamente al centro, dove v'è l'incontro tra noi e l'altro.

La scena "clou" si svolge in un campetto cementificato di basket sospeso, elevato tra i grattacieli, quindi una posizione distaccata. Non vorrei parlare troppo della trama però, quindi vi invito a vederlo esclusivamente al cinema.

Ho visto questo film due volte e considerato la prima volta moramelmente eccepibile, la felicità è divenire un Yuppie, un broker con le conseguenze che si avvereranno nel 2001, e non solo, etc. etc etc.

La seconda grazie ad un'amica e una sala degna di rispetto meno claustrofobica rispetto alla prima, ho potuto marcare le perle che vi erano in questo film.


Sul regista, al sottoscritto piacciono i film di registi, non posso negare che vi sia stato un salto di qualità rispetto ai stimati film precedenti, di certo Will Smith cambia tutti gli equilibri, il fatto che sia un afro-americano giova al film perchè certi stati d'animo noi europei o bianchi li enfatizziamo in piccoli dettagli ma non abbiamo o mostriamo quel pathos, quella profondità di animo, di sofferenza che affiorano e si esplicitano piuttosto che esternarsi.

La musica del film  non è sempre presente, mai invasiva, è come un orchestra che non sottolinea mai dei passaggi critici ma ti accompagna a questi incontri vitali.


Questo è un film che segue un fiato diverso dal battito del cuore un pò coercitivo a cui i spot e la televisione ci ha abituato. Mi ha ricordato molto l'umanesimo dei film primi anni 70, tra cui, l'Uomo da Marciapiede.

Ancora un invito alla visione esclusivamente al cinema.

A presto
Nameerf

immagine

Commenti al Post:
Yaris167
Yaris167 il 07/02/07 alle 14:42 via WEB
Un Uomo che non si arrende, che attraversa la vita più che lasciarsi attraversare dalla vita stessa. Eloquente metafora del Viaggio che riempie più della gratificante sensazione dell'obbiettivo raggiunto. Questa è la Felicità per il protagonista, lasciarsi accompagnare dai sentimenti che lo spingono avanti nonostante le "disavventure". Si Walt "noi europei o bianchi li enfatizziamo in piccoli dettagli ma non abbiamo o mostriamo quel pathos, quella profondità di animo, di sofferenza che affiorano e si esplicitano piuttosto che esternarsi"; Si Walt "Esattamente al centro, dove v'è l'incontro tra noi e l'altro" ma per poter godere la semplice espressione di quei sentimenti, è necessario non solo vedere il film ma soprattutto calarsi in quell'Ordinarietà del Sogno che non è soltanto americano ma dramma quotidiano della nostra pesante realtà. Grazie Walt, so che non è esattamente il tuo genere ma non potevi rendere meglio il logos in cui il film si esprime. Rossella
 
nameerfcinema
nameerfcinema il 07/02/07 alle 15:15 via WEB
Ciao Yaris, Muccino a me piace. Vado oltre alla storia dei suoi film, dove ritrovo comunque molto del passato del cinema...piccoli dettagli. Mi piace la sua padronanza scenica e trovo che sia uno dei pochi registi oggi che sappia rappresentare l'invisibile, le sensazioni e le lezioni della vita. Nam
 
 
Yaris167
Yaris167 il 08/02/07 alle 08:50 via WEB
Ho visto Muccino e Will Smith al " Senso della Vita" in televisione. Ho ammirato la semplicità di questi due uomini e la genuina capacità di esternare con difficoltà i sentimenti che li coinvolgevano. Questo credo abbia agevolato il sodalizio artistico, esaltando le parti migliori di entrambi. Io non sono una cinefila ma ho imparato nel tempo ad apprezzare chi sa rendere, sentimenti genuini e autentici, di una realtà sempre più corrotta dal sistema; in grado come dici tu, di "rappresentare l'invisibile" l'unica via di accesso all'empatia e non all'emotività che ci caratterizza. Ancora Grazie Walt, per i preziosi inteventi.Rossella
 
Praj
Praj il 07/02/07 alle 22:23 via WEB
Grazie della tua bella recensione. Ne terrò conto... e andrò a vederlo appena posso. Un sorriso :)
 
nameerfcinema
nameerfcinema il 07/02/07 alle 22:57 via WEB
grazie Praj, ala prossima. Nam
 
Pakillo
Pakillo il 08/02/07 alle 13:34 via WEB
Negli ultimi cinque anni sono stato al cinema pochissime volte. In genere vince una noia prodigiosa dagli effetti altamente soporiferi. Ho visto "la ricerca della felicità" e l'ho trovato un buon film, con un grande Will Smith. Mi ha disturbato il continuo strizzare l'occhio del regista all'american-dream, fatto di grattacieli, auto costose e bandiere a stelle e striscie. La povertà materiale viene assimilata alla folla (sono gli altri) ed alla inabilità (l'eroe è buono, bello e ricco): questa non è la realtà che io incontro tutti i giorni. Caro Walter ti ringrazio per gli stimoli che generosamente offri e ti prego di continuare il Tuo contributo cinematografico, per me è importante. Buona giornata
 
nameerfcinema
nameerfcinema il 08/02/07 alle 15:10 via WEB
Ciao Pakillo, direi che come anti-americano il primo sguardo al film è stato proprio come il tuo e l'ho solo abbazzato dicendo che moralmente lo trovavo eccepibile. Il secondo sguardo parte dal centro del film e come un sole albeggia e si diffonde in panoramica per tutto il film. Come ben saprai dal mio blog (http://lacameraobscura.splinder.com/) non mi interesso ad un cinema contemporaneo e tra i 1000 film che ho a casa, eccetto Hitchcock (inglese) avrò 30 diciamo 50 film made in usa. Film di capra, cukor, hawks o di registi trapiantati a causa del nazismo come Lubitsch, Murnau, Lang etc. Quindi plaudo il tuo intervento che ci ha tenuto con i piedi ancorati a terra dove tutto non è sogno e felicità. Saluti. Nameerf
 
 
Yaris167
Yaris167 il 09/02/07 alle 09:15 via WEB
“…..con i piedi ancorati a terra dove tutto non è sogno e felicità.” San Paolo dice nella lettera ai Romani “ non sei tu che porti la radice ma è la radice che porta te” Forse centra poco con il film di Muccino ma non so perché, la tua frase Walt, me l’ha fatta ricordare. Non sarà che per rimanere ben piantati a terra perdiamo proprio quel contatto con l’invisibile che è invece ciò che muove il nostro sentire? Si può essere radicati come una quercia, e quindi ben piantati per terra, ma se quelle radici non trovano nutrimento anche la quercia, a poco a poco, morirà. Allora è vero, per me, che non solo nella realtà tutto non è sogno né felicità, ma forse è proprio quella fredda razionalità che favorendo “l’ancoraggio a terra” impedisce il sogno e il tentativo di modificare la realtà realizzando i propri desideri. Le “ ancore” possono essere buoni punti d’appoggio ma bisogna essere consapevoli che per viaggiare bisogna staccarle. Certo sono riflessioni personalissime, sicuramente lontane anche da ciò che Muccino voleva rappresentare, d’altra parte non era Martin Luther King che diceva “ We Have a Dream”? E americano o no, se dentro di noi non coltiviamo un sogno come potremo realizzare i nostri desideri? Sono le sfide della vita a renderci audaci o timorosi e soltanto a noi sta la scelta. Una Rossella riflessiva…..ma non troppo..;-)
 
nameerfcinema
nameerfcinema il 09/02/07 alle 20:52 via WEB
Ti rispondo affermativamente con una parte del mio post. Escludere non è logico come dici tu, la conoscenza è apertura. Ciao Walter "Soggettivamente siamo solitamente presi nel vivere la partenza, identificandola con i problemi da risolvere; la corsa, il mare accademico dove i venti soffiano da ogni parte e il traguardo lo si identifica con la risoluzione. questa è una manovra di accentrismo e soggettivismo personale".
 
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