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« TEMPO DI FESTIVALIl senso del nonsenso »

BIRDMAN

Post n°514 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da lorifu
 

 

A statuette assegnate  vi propongo la mia recensione del film Birdman che ho visto qualche settimana fa e che per me era già in profumo di Oscar.

 

Il film Birdman del regista messicano Alejandro González Iñárritu è uno splendido movie da vedere con lo spirito giusto di chi è consapevole di assistere non al solito film di intrattenimento ma a una vera e propria denuncia di quello che è l'aspetto  effimero del mondo della celluloide dove il talento viene strumentalizzato e sacrificato a favore del botteghino e dove le fredde statistiche ne possono  decretare il successo o meno a seconda dei gusti di un pubblico affamato più di spettacolo ed effetti speciali che di autentici film di elevato spessore artistico.

Lo spettatore viene catapultato sin dall'inizio nel bel mezzo di uno storico teatro di Broadway e capisci subito che l'intento del regista è quello di coinvolgerlo, farlo partecipare da protagonista alla grande commedia umana  che si sta allestendo, vivendo e percependo stati d'animo, azioni, pensieri, esplosioni di rabbia, frustrazioni, mancanze, assenze tra una rappresentazione e l'altra di una serie di anteprime davanti a un pubblico critico e plaudente.

La storia raccontata, ispirata al racconto Di cosa parliamo quando parliamo d'amore del grande scrittore americano Raymond Carver, è un espediente e un pretesto per dar sfogo alle passioni che albergano in animi tormentati, umiliati, personalità alla ricerca di assestamenti emozionali e  emendamenti da sensi di colpa e insoddisfazioni esistenziali.

Il protagonista Riggen Thompson interpretato da un intenso Micheal Keaton, che è stato una star  nel ruolo di Birdman, una specie di superuomo simile ad un uccello, nonostante il successo, nel tentativo di scrollarsi di dosso un personaggio che non corrisponde più al suo bisogno di misurarsi in altri ruoli passando dal cinema al teatro, riversa tutte le sue energie ma anche ansie, fobie, conflitti interiori nell'allestimento di  questa pièce che diventa il banco di prova del nuovo corso dato alla sua esistenza.

Nel tradurre in scena il lavoro di Carver coinvolge  attori di talento e una figlia appena uscita da un centro di recupero per tossicodipendenti che gli daranno filo da torcere mettendo a nudo un ego umiliato dai suoi tentativi di riscatto.

Il tutto davanti a un impietoso circo mediatico che risponde soltanto  alle leggi del mercato  e dello strapotere di una critica ottusa e pregiudizievole dove la popolarità, definita da un Edward Norton superlativo è la cuginetta del prestigio   e che per la figlia di Riggen passa unicamente attraverso il mondo illusorio di Facebook e Twitter.

 

 
 
 
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Tu credi di incontrare l’amore,

in realtà è l’amore che incontra te

nei modi più strani,

inaspettati, involontari, casuali.

A volte lo confondiamo col bene

e lo surroghiamo.

Spesso siamo convinti sia amore,

fingiamo sia amore,

e leghiamo noi stessi

a una indistruttibile catena

frutto dei nostri desideri mancati

dei nostri sogni sopiti

delle nostre abitudini

delle nostre paure

delle nostre comodità

delle nostre viltà

dei nostri calcoli

della nostra apatia

dei nostri falsi moralismi.

Ma quando arriva, se arriva,

lo riconosci,

come  “il sole all’improvviso”

sconvolgente, coinvolgente,

totalizzante, esclusivo,

fusione di corpo e anima

osmosi perfetta.

Se finisce,

un dolore muto, senza fine.

loretta

 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 

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