la memoria dispersa
un mondo di affetti perduto (ricordi, pensieri, riflessioni)
TEMPO
Il tempo che passa è tiranno ma è l'attimo che conta, l'attimo che ti prende, ti fa pensare, ti fa sentire, racchiude un mondo, ti fa passare oltre...
Ci sono amori che non muoiono mai, anzi traggono forza dalle rovine, così come ci sono vite che muoiono nel momento di esplodere in tutta la loro bellezza.
La vita e l'amore sono atti di coraggio.
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Post n°512 pubblicato il 04 Febbraio 2015 da lorifu
Ricordo una corriera polverosa, coi sedili marrone di similpelle che d'estate ti si incollavano addosso per il caldo ed il sudore.
Quante volte l’ho presa e quando la perdevo c'era il treno regionale, ogni paese, una fermata e cinquanta chilometri diventavano un viaggio.
Su quegli scompartimenti che per entrarci dovevi dar fondo a tutte le tue esili forze per sbloccare maniglie inceppate e ingranaggi non proprio scorrevoli, ho visto scorrere un pezzo della mia vita quando ancora il contatto umano e l’allegria spontanea erano contagiosi e improntavano i rapporti sociali.
Anni in cui non esistevano i telefonini e tutti quegli orpelli che oggi creando una barriera tra te e gli altri ti isolano in un volontario distacco dal resto del mondo.
Basta guardarsi attorno per avere la percezione che siamo tutti chiusi in un solipsistico universo che paradossalmente non fa che evidenziare l’estrema solitudine alla quale ci siamo consegnati.
Sulla metro, per strada, al supermercato, in fila alla posta, nelle sale d’attesa, il buongiorno è praticamente ignorato o biascicato senza distogliere lo sguardo dal display di uno smartphone, o qualsivoglia tablet.
L’era del digitale, del contatto e socializzazione virtuale ha sostituito le sane quattro chiacchiere tra amici, quel bisogno complice di distrarsi tra una pausa e l’altra del lavoro o il piacere di una conversazione, imbastita casualmente su un tram, un treno, dove una volta lo sguardo e la parola riuscivano a creare condivisione e calore.
Oggi il calore va ricercato online, anche perché schermati è più facile consegnare un’immagine di sé stessi il più possibile vicina a quella che vorremmo dare, o al contrario in un narcisistico bisogno di apparire, un modo per sviare l’attenzione da difetti e fragilità che potrebbero sminuirci agli occhi degli altri.
Ne risulta un’immagine alquanto falsata che a lungo andare potrebbe incrinare il realistico rapporto con sé stessi sfumandolo tra sms, chat e stati in un progressivo allontanamento da una realtà che non ci piace.
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BURANO 2020
Tu credi di incontrare l’amore,
in realtà è l’amore che incontra te
nei modi più strani,
inaspettati, involontari, casuali.
A volte lo confondiamo col bene
e lo surroghiamo.
Spesso siamo convinti sia amore,
fingiamo sia amore,
e leghiamo noi stessi
a una indistruttibile catena
frutto dei nostri desideri mancati
dei nostri sogni sopiti
delle nostre abitudini
delle nostre paure
delle nostre comodità
delle nostre viltà
dei nostri calcoli
della nostra apatia
dei nostri falsi moralismi.
Ma quando arriva, se arriva,
lo riconosci,
come “il sole all’improvviso”
sconvolgente, coinvolgente,
totalizzante, esclusivo,
fusione di corpo e anima
osmosi perfetta.
Se finisce,
un dolore muto, senza fine.
loretta
Un caro saluto, :-))
Buona giornata a te, un abbraccio ^____^
Un sms, mms non avrà mai queste peculiarità.. ^____^
Buona giornata, Gabri:)
I produttori di smartphone e provider di internet devono fare i conti con il potere dell'elettricità. Senza la quale siamo mutilati.
I social non sono tutti da buttare. Per le persone sole non per scelta è una ottima cosa. Quanto al narcisismo dilagante non c'è terapia: è una epidemia. Un esempio che non c'entra ma forse sì: parlo dei V.I.P vipati che da un lato rivendicano il diritto alla privacy ma sui social si spogliano da soli. C'è addirittura che ha postato la radiografia della sua frattura dopo una caduta per rassicurare i followers. Quando il medico chiude la porta nemmeno l'infermiera può entrare se non è collaboratrice diretta ma una volta fuori la cartella clinica è già sul web. Non mi riferisco alle persone normali che soffrono e condividono il dolore in forma anonima con altre persone anonime. Anzi fanno bene a parlarne. Ma del nuovo outing dei personaggi pubblici sulla propria malattia che non condivido.