Abbandonare Tara

Regali di Natale

Jean Fouquet, Madonna dei Cherubini e dei Serafini

E poi c'è la rincorsa ai regali, per consumismo? per conformismo, forse, perché anche se piccoli e modesti, sempre tanti e a tutti dovrebbero essere. 
Ma perché poi? quante volte mi sono fatta questa domanda, quante volte ho vanamente sognato di non "doverli" fare. Per poi scoprire che mi sarebbe proprio mancato farli e non riceverli.
Voglia di pensare qualcuno in un modo diverso, almeno una volta all'anno. Voglia di stupire anche coloro che vedi tutti i giorni. Voglia di dire, di raccontarsi, di aprirsi e di riassumere, in un pacco, in un foglio di carta decorato, in un fiocco, un anno di amore, di affetto, di scherzi, di sopportazione, di rimorso.

Compensazione e ricompensa.
Per se stessi prima che per gli altri.

Voglia i fantasie e desiderio di scoprire se si riesce ad entrare nella mente dell'altro.
Talvolta un velato suggerimento, altre volte un desiderio proprio ricomposto nel dono all'altro.

E allora, come nella tradizione del matrimonio, inventiamo anche per Natale un'analoga filastrocca:
 
qualcosa di preso a prestito, suggerito, dalla confidenza e dalla consuetudine, che sai individuare solo se sai leggere nell'altro:
qualcosa di nuovo, l'idea della fuga dal banale e dallo scontato, anche e soprattutto per chi non ha idee, non ha desideri, non ha sogni;  
qualcosa di vecchio, un ricordo che condividete solo tu e lui, qualcosa che richiami i lunghi anni passati insieme e quelli passati lontani, qualcosa che odori di vita e sia un po' sciupacchiato dal tempo;
qualcosa di blu, mentre tutto il mondo intorno è rosso e verde e oro, qualcosa invece di profondo, oscuramente bello, né buio né luce, velluto e seta, notte e giorno;
qualcosa di tuo, perché il vero regalo è un simbolo del tu che si offre all'altro.